La sedia chiavarina

Da Carloferrari

Postato in: Antiquariato
Niente stranezze artistiche e decori ridotti all'essenziale, questa la formula del successo della sedia chiavarina, progettata a inizio Ottocento dall'ebanista Giuseppe Gaetano Descalzi nella sua bottega di Chiavari. Grazie alla linea minimale, quest'elemento d'arredo ha saputo imporsi nel tempo come un simbolo dell'artigianato italiano, un intramontabile cult oggetto di rivisitazioni anche in epoca più recente.

La chiavarina nasce nel 1807 dalla rielaborazione di sedie francesi stile impero, rispetto alle quali risultano semplificate la struttura e i decori, oltre al fatto che la seduta non è imbottita ma ottenuta dall'intreccio di striscioline di salice palustre. Realizzata interamente in legno, grazie alla tipologia di incastri e alla distanza fra le gambe la chiavarina è molto più robusta di quanto il suo aspetto lasci intuire.
I modelli originali di questa sedia erano realizzati con legni provenienti dai boschi dell'entroterra ligure, intorno alla zona dove sorgevano i centri di produzione, tutti artigianali: fra le essenze più usate ciliegio, acero, faggio e frassino.

Ma cosa piaceva così tanto della chiavarina? Di certo il suo disegno tradizionale e in apparenza poco ricercato, quell'immagine di sedia comune che realizzava il paradosso di trovare nella normalità una cifra distintiva. Lavorando su questo concetto, nel 1957 l'architetto e designer milanese Gio Ponti realizzò la famosissima "Superleggera", commercializzata da Cassina.
La Superleggera rivisita il modello della chiavarina conservandone l'estetica e migliorandone le caratteristiche di leggerezza e robustezza: al posto delle sezioni circolari, per montanti e gambe si progettano sezioni triangolari spesse 18 mm; vengono rivisti gli incastri e la parte superiore dello schienale è inclinata all'indietro, per una maggior ergonomia. Inoltre, si presta molta attenzione alla scelta di materiali leggeri ed elastici come il frassino per la struttura e la canna indiana (o il cellophane colorato) per la seduta.


Il risultato delle sperimentazioni di Gio Ponti è una sedia che pesa poco meno di 1,7 kg e che lo stesso progettista definisce "normale", "senza aggettivi", probabilmente il primo oggetto che verrebbe in mente a chiunque di noi se ci chiedessero di pensare a una sedia "comune".
Semplicità non è però sinonimo di banalità, e anzi la Superleggera – erede della chiavarina – è una delle invenzioni che meglio rappresentano il design italiano nel mondo, tanto da dar vita a una moda senza tempo, capace di far sfiorare cifre esorbitanti a quella che doveva essere la sedia popolare per eccellenza.
Le immagini ti mostrano un modello "evoluto" di sedia chiavarina della seconda metà dell'800 chiamata "parigina", la stessa che vedi nel quadro francese dell'epoca. In basso una bellissima foto degli anni 50 che reclamizza la "Superleggera".
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Buon restauro!


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