La seduzione di un mondo non pervenuto

Creato il 19 settembre 2011 da Ilgrandemarziano
Potete anche chiamarla nostalgia, se volete. O se vi piace mettermi tra quelli che se ne vanno in giro a lamentarsi col paraocchi e la smorfia perenne che gli arriccia le labbra, squittendo il classico «Sistavameglioquandosistavapeggio!», non vi biasimerò. Però ammetterete che c'era un senso di consolazione, quando una volta ti mettevi lì, davanti alla tv (in bianco e nero), col profumo del ragù che si arrampicava dai fornelli, e la voce dall'altoparlante che snocciolava una dopo l'altra, in ordine democraticamente alfabetico, le temperature dei capoluoghi di regione. Andavano via, lisce, una dopo l'altra, come piccoli sorsi di camomilla, finché succedeva che a un certo punto (e in genere almeno una volta potevate giurarci che succedeva) diceva qualcosa tipo: «Campobasso, non pervenuta». La voce aveva la stessa tonalità delle altre, e tu non ci facevi granché caso, benché il mistero che restava ad aleggiare intorno alla temperatura di Campobasso lì per lì era capace di destare a volte persino qualche fascino pseudoturistico.
Non so se all'epoca a molti venisse da chiedersi come mai la temperatura di Campobasso fosse non-pervenuta. Del resto era un dato di fatto, come Andreotti, qualcosa di cui si era consapevoli della presenza a prescindere, o come qualcosa che si era consapevoli poteva succedere in qualsiasi momento, come un'interruzione ovina delle trasmissioni. Ma senza dubbio consentiva la fantasticheria. Forse qualcuno in qualche stazione meteorologica in cima a un monte non aveva avuto tempo di sollevare la cornetta di un telefono per comunicare un numero in gradi centigradi alla RAI di Roma? Forse un albero si era abbattuto sui pali di legno? O forse il tizio si era addormentato, o si era storto una caviglia, o aveva fatto tardi alla posta, o le puntine del carburatore della sua Fiat 850 avevano dato forfait, o aveva il duplex occupato, o il suo piccione viaggiatore aveva perso la rotta, o mille altri ben validi motivi a prescindere dai quali, in ogni caso, non esisteva nessun altro modo (ma proprio nessun altro) per trovare un'alternativa e sapere 'sta cazzo di temperatura di Campobasso.
Ebbene, quell'"n.p." che compariva sul tabellone delle temperature era la cartina al tornasole della purezza del racconto della realtà attraverso il video, la conferma in filigrana della potenziale fallacità dell'informazione e dunque, implicitamente, una conferma di ammissione, (quasi) ingenua, forse a ben vedere illusoria (ma almeno solo in parte), di onestà. Era un'informazione che, pur essendo comunque assoggettabile alla manipolazione (volontaria o meno), come peraltro qualsiasi tipo di informazione che non sia di tipo matematico, viveva ancora dentro i contorni di una fisionomia non onnipotente, perché manifestando i suoi limiti non pretendeva di essere in grado di dire al mondo sempre la verità, tutta la verità, nient'altro che la verità. E anche se questo non era mai esplicito, e la reazione (passiva) dello spettatore di allora non può essere stata molto diversa da quella (passiva) dello spettatore di oggi, ovvero la tendenza innata e supina alla comodità della credenza, sembrava esserci ancora una sorta di garanzia che oltre un certo confine si poteva spingere solo l'immaginazione dello spettatore. Oggi a far svolazzare l'immaginazione dello spettatore ci pensa Nonno Nanni.

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