La segretaria 2.0

Da Romina @CodicediHodgkin

Oggi, ho trovato su Repubblica una raccolta di fotografie di segretarie scattate tra gli anni ’40 e gli anni ’70. Da brava segretaria 2.0, ho indetto una riunione con le colleghe e abbiamo discusso di quanto si percepisce dalle immagini.

D’accordo che son tutte per forza foto di posa, ma ci siamo poste domande esistenziali circa le evidenti differenze tra noi e loro:

1) La postura. Allora, forza.  Chi di voi si siede, o ha mai visto qualcuno sedersi, con una postura così impeccabile, con una schiena così dritta.  Vi avrei fatto vedere com’eravamo sedute io e le colleghe mentre guardavamo le foto: io praticamente sdraiata sulla sedia con un piede sullo chassy del computer e l’altro a terra che serviva per ruotare la sedia da un lato all’altro. Loro due non stavano meglio. Lo standard, comqunque, era più o meno quello di avere le spalle che toccavano le ginocchia. Ora, sia chiaro, questa è la posa relax. La posa di quando siamo sole e non ci vede nessuno. La mia posa professionale richiama Lilly Gruber nei momenti più ispirati: una spalla proiettata in avanti, spalle curve e naso appiccicato allo schermo del computer perché son molto miope e già ad un paio di spanne di distanza, nonostante le lenti a contatto, non ci vedo. Se vi chiedete come mai così giovane già ho il collo incriccato, ecco il motivo.

2) Trucco&Parrucco: ma a che ora si alzavano queste per essere così perfette? Si alzavano alle 5:00 per cotonarsi i capelli? Dormivano detro una cassapanca con la stirella in faccia? Nonostante sia sempre molto curata, la realtà dei fatti è che, alzandomi alle 6:00, è già tanto se la mattina ancora non ho iniziato a lavarmi come i gatti (leccandomi le mani e poi passandomele in faccia, magari in metropolitana per risparmiare tempo) e non vengo in pigiama. Avoja a correttore, mi sveglio con dei pestoni sotto gli occhi che alle 11:00 sono ancora lì! Una volta ho lavorato in un postaccio immondo dove l’unico abbigliamento concesso erano i tailleur nelle varianti di colore grigio/molto grigio/nero/marrone testa di moro (questo, ovviamente, serviva per non consentirci di esprimere la nostra personalità). Alla fine, anche la mia faccia aveva più o meno quelle tonalità.  Ma se poco poco ho a disposizione il casual friday, è già tanto se non mi presento con le pantofole di Betty Boop…che poi io dico, ma quella disciplina olimpica che è il sollevamento del faldone queste non la praticavano o riuscivano ad ottenere quei risultati con la gonna a sirena?! Io oggi ho sistemato l’armadio della cancelleria, sono tutta stropicciata e scarmigliata e ho tutte strusciate nere di sporco sulla camicia!  Che poi, ma quei tacchi…si vede proprio che a New York non avete i sampietrini!

3) La scrivania in ordine: se una segretaria ha una scrivania in ordine come quelle nelle foto, le soluzioni sono due: a) non fa una ceppa per otto ore b) è una serial killer. Altrimenti non si spiega. Si può essere portati a credere che la segretaria ideale sia ordinatissima. No. La brava segretaria ha memoria fotografica e si ricorda dove, in mezzo alle svariate centinaia di fogli di varia natura (atti/documenti/check in/stampe di ordini di cancelleria, raccomandate/fax ecc…) che le sono stati distrattamente lanciati sulla scrivania, le è parso di vedere un certo documento. Sì, perché tu puoi essere ordinata quanto vuoi, ma tanto se il casino sul tavolo te lo fanno gli altri è inutile pure che perdi tempo ad archiviare tutto. Che poi archiviare tutto subito è pericoloso. Non è raccomandabile riordinare la scrivania più di una volta a settimana. Il primo assioma di Romina sulla segreteria recita “riordinare è deleterio. Nel momento in cui si archiviano i documenti, se ne dimentica l’esistenza e alla domanda “Dov’è quel documento?” la risposta sarà “Non l’ho mai visto in vita mia”, affermazione che crea scompiglio e panico e che genera cazziatoni. D’altra parte, la prima legge di Romina sull’archiviazione recita “Un documento non servirà finché si trova a portata di mano. Viene cercato solo nel momento in cui lo si archivia. Tanto più è pesante il faldone e tanto più alto è lo scaffale dov’è riposto, tanto minore sarà il tempo che intercorrerà tra l’archiviazione e la richiesta del documento stesso.”

4) Sorridono: caxxo ridi? Hai i cavi di 3 telefoni intrecciati attorno al collo, sembri una squilibrata dedita al bondage e che fai? Ridi? Io, quando mi ritrovo con tre cornette in mano e due sole orecchie a disposizione (vi garantisco che capita), non sorrido affatto. Inizio a sacramentare e vomito piume e chiodi come Linda Blair nel film  “L’esorcista”. Quanto al lanciare per aria le carte, anche quello è accompagnato da fantasiose imprecazioni.

5) La segretaria e la tecnologia: ma che belle facce felici con un microfono del diametro di un mandarancio! Quanta gioia nello smanettare sulla macchina da scrivere! La realtà è questa: il pc che funziona è un’utopia. La realtà sui computer è che si impallano di continuo. E a quel punto, quando la posta elettronica si blocca e tu hai al telefono il capo che sbraita in aramaico perché vuole che tu gli legga una certa mail IMMEDIATAMENTE, non sorridi. Pensi, con grande serenità e pace interiore “ma vaffxxxxx ‘sto computer demmerda, catorcio figlio di una Olivetti ballerina, al diavolo lui, Bill Gates,  ’st’artro rompipalle che la mail la vuole ora o mai più, tutto office e outlook, che tu possa bruciare nell’inferno dei computer!”.

6) Sguardi ammirati: i capi nelle foto guardano le segretarie come fossero delle apparizioni mariane. La verità è che i capi, tendenzialmente, appartengono a due categorie: a) quelli che ti ignorano. Te ne rendi conto perchè tu puoi lavorare per loro dal diploma alla pensione. Ti chiamano sempre “signorina”. Mai per nome. E’ perchè non se lo ricordano. b) quelli che il tuo nome se lo ricordano bene perché lo pronunciano un milione di volte nell’arco delle 8 ore, e nella loro bocca qualsiasi nome ha più o meno il suono di un grumo di catarro che viene espulso. Sono quelli che usano la segretaria come punching-ball per sfogare tutte le loro frustrazioni. Sono quelli che scagliano risme di carta chiuse (quindi ben pesanti) addosso alla segretaria che si trova nel posto sbagliato, al momento sbagliato. Ogni riferimento a fatti e bloggeresse realmente esistenti non è puramente casuale.

Ciò detto…ma ‘sti fotografi…ma in quale pianeta parallelo vivevano?! E soprattutto…ma sarà che niente niente, tutto sommato, siamo meno disperate noi delle sorridenti segretarie anni ’50 dallo sguardo da fulminate?!


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