La sento ma non riesco a vederla...
Da Valentediffidente
Sono sul divano e mi rilasso, a volte leggendo altre guardando la tv, e aspetto. Aspetto che ritorni per condividere le nostre giornate, sorriderci, semplicemente guardarci... in silenzio. La lettura o la tv, troppo spesso, diventano palpebre pesanti, dormiveglia, incoscienza. Succede sempre così. Poi, all'improvviso, sento le chiavi nella toppa, la porta aprirsi: i suoi passi decisi, i suoi movimenti netti e definiti, come se dovesse comunicare alla casa la sua presenza. Sono in salotto sdraiato sul divano, non la vedo ma la sento. La immagino sfilarsi il cappotto, la sciarpa, il cappello; percepisco il freddo che si è portata addosso. Entrando in casa ha portato l'inverno. So già cosa farà nei prossimi trenta secondi: toglierà gli stivali e appoggerà i piedi a terra, in un lento e personale rituale ancestrale, accarezzando il pavimento per ricevere in cambio energia, poi si dirigerà in camera da letto per togliersi i vestiti. Quello che rimetterà domani lo piegherà sulla sedia, il resto nel cesto in vimini in bagno; riporrà orecchini, anelli, collane nel portagioie verde acqua a sinistra del lavabo. Farà tutto questo parlandomi, ma io non capirò nulla. La disposizione delle stanze non aiuta a capire il discorso. Arriverà solo il suono della sua voce. Di solito, mi basta quello per capire se è stata una buona giornata o no. Dopo tanti anni avverto la tensione, l'allegria dalla sua voce ma anche dal peso dei suoi passi. Le brutte giornate portano una camminata lenta e una voce più acuta del normale. Acuta ma mai sgradevole. Qualche volta, prima di raggiungermi in sala, passa dalla cucina, apre il frigo e beve il succo di mirtillo; non è raro che sgranocchi qualcosa in attesa della cena. La sento ma non la vedo ancora. Passato il torpore del dormiveglia, mi alzo per andarle incontro. Come al solito capirà che stavo dormendo e, baciandomi, mi prenderà in giro con il solito tormentone del beatotecheesciprestodallavoro. Rimetto in un minimo ordine divano e cuscini e la raggiungo. Attraverso salotto, ingresso e il breve corridoio che mi separa dalla cucina. La sento chiudere il frigo. Faccio piano, voglio sorprenderla, farle uno scherzo. Sono vicino alla porta. Non mi vede. BUU! Non si spaventa, però. Non lo fa da tempo. Da quando ha smesso di rientrare. E' molto peggio quando la sento vicina di notte, sotto le lenzuola, con le sue labbra sulla mia spalla, mentre mi accarezza il viso. Tutto sembra così reale, mentre è solo autosuggestione. (Immagine: Marc Chagall, A Dream of Lovers)http://feeds2.feedburner.com/PiccoleVitalitDiUnaMorteQuotidiana