La serata con ERMANNO BENCIVENGA

Creato il 25 giugno 2010 da Caffeletterariolugo
Una bellissima serata di filosofia e poesia ha concluso ieri questa lunga stagione di Caffè Letterario cominciata il 12 ottobre scorso con il poeta Paul Polansky. Come l’anno scorso protagonista dell’ultimo incontro dell’anno è stato il filosofo Ermanno Bencivenga che in questa occasione ha vestito anche i panni del poeta presentando una piccola raccolta poetica edita da Aragno Editore dal titolo “Polvere e pioggia”. Ma il piatto forte dell’appuntamento non poteva che essere la filosofia e di filosofia si è parlato fin da inizio serata con le parole di Giovanni Barberini che ha introdotto l’incontro e con il lungo e appassionato ragionamento che Bencivenga ha fatto sul suo ultimo saggio “La filosofia come strumento di liberazione” edito da Cortina Editore nella collana “Scienze e Idee” curata da Giulio Giorello. Il libro è una raccolta di tredici saggi che sono una rielaborazione di interventi fatti spesso in contesti pubblici, come festival di filosofia, convegni e congressi e che spaziano in argomenti molto diversi fra loro tenendo però un grande e comune unico filo conduttore che è quello della funzione liberatoria della filosofia, unica condizione necessaria perché la filosofia sia “buona” filosofia. E con questo si intende una disciplina che allarga l’ambito della nostra coscienza e umanità facendo venire alla luce altre possibilità, un altro futuro un’altra libertà. La filosofia quindi non come tentata dimostrazione di verità ma filosofia come gioco appassionato, paziente e al tempo stesso irriverente, come attività pratica che si mette continuamente in discussione con gli altri, che si fa assieme agli altri. E’ questo il messaggio forte, politico e civile che questo libro ci regala portando una disciplina come la filosofia, accusata da molti di essere astratta e lontana, più vicino a noi e facendo emergere quindi il meglio della nostra potenzialità umana e civile. «La maggior parte del mio tempo – ha esordito Bencivenga - io lo passo nel mio studio a scrivere libri e articoli oppure in classe a parlare ai miei studenti. Ma un'altra sfera di attività importante, socialmente parlando, è quando, come questa sera, mi trovo in mezzo a persone come voi che hanno liberamente scelto di stare qui a parlare con me, non per obblighi professionali o scolastici, ma per il piacere di esercitare quello che Kant chiamava “l’uso pubblico della Ragione”. Ovverosia dove possiamo usare la nostra ragione come liberi cittadini per presentare le nostre posizioni e le nostre tesi, accettare le obiezioni altrui, confrontarci e discutere come è bene che sia in ogni paese civile. Questo intendo quando dico che la filosofia è una pratica, che non si dice o si impara, ma si fa.» Da una premessa del genere non potevano che nascere nel finale di serata tantissime domande e interventi a cui il filosofo calabrese ha appassionatamente replicato fino al consueto brindisi finale che suggellato questa magnifica serata e questa stagione del nostro Caffè Letterario.


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