La serata con lo storico MARCO SEVERINI

Creato il 04 marzo 2011 da Caffeletterariolugo
Ultima serata del mese, si è svolto lunedì 28 febbraio nel Salone Estense della Rocca, l’incontro con lo storico Marco Severini, docente di “Storia del Risorgimento” presso l’Università di Macerata, che ha presentato il suo ultimo lavoro “La Repubblica romana del 1849” edito da Marsilio pochi giorni or sono. A fare gli onori di casa allo storico marchigiano erano Gianni Veggi e Viviana Bravi del “Centro Studi sulla Romandiola Nord Occidentale” e lo storico ravennate Paolo Cavassini che ha introdotto l’incontro. Incontro che è cominciato con il ricordo delle figure dei lughesi Silvestro Gherardi, professore di Fisica all’Università di Bologna, Ministro della Pubblica Istruzione negli ultimi giorni dell’esperienza repubblicana, e Giacomo Manzoni, umanista e bibliofilo, Ministro delle Finanze e impegnato in disperate missioni diplomatiche a Parigi e a Londra nel tentativo di salvare la Repubblica. Cavassini ha concluso il suo intervento, ricordando, cosa non nota a tutti i lughesi, che lo scienzato Gherardi e il letterato Manzoni furono i primi ad entrare nel marzo del 1849 negli archivi della Santa Inquisizione e poterono per primi leggere e studiare gli atti di uno dei più importanti processi della Storia del mondo occidentale come quello a Galieo Galilei. Marco Severini ha poi iniziato il suo intervento mettendo subito in evidenza la modernità dell’esperienza repubblicana nella Roma del 1849. “La Repubblica romana è, non solo un episodio estremamente moderno ed attuale nella vicenda della nostra storia contemporanea, ma è soprattutto un momento che ci insegna una cosa importante, che noi oggi per larga parte abbiamo smarrito; cioè il senso di responsabilità civile. E ancor di più, quanto, determinate fasi della nostra storia, possano essere contrassegnate da una caratteristica generazionale. Se uno stato infatti può contare su un contributo fattivo, concreto, non retorico, da parte dei giovani, è uno stato destinato a un futuro migliore; se invece i giovani restano avulsi, lontani dalla scena pubblica e dalle responsabilità civili e politiche, le cose non possono andare che male.” Severini si è poi a lungo soffermato sulla figura di Giuseppe Mazzini, sulla sua controversa figura di statista e in particolar modo sul suo ruolo di educatore per tutta una generazione di futuri italiani al senso di nazione e di libertà. Tante poi in finale di serata le domande del pubblico e a proposito della ricorrenza del 150° anniversario della nostra unità nazionale, Severini ha così concluso: "Questa è sicuramente una ricorrenza importante, nonostante i rischi sulle derive retoriche e celebrative che indubbiamente si possono correre. Meglio quindi “ricordare” e non “celebrare”, sapendo che certamente il 17 marzo del 1861 non è nata l’Italia migliore, ma forse l’unica empiricamente possibile in quei tempi difficili. Ma altrettanto sicuramente possiamo dire che è comunque meglio un’Italia unita, piemontesizzata sotto il regno dei Savoia che la perpetuizzazione dello Stato Pontificio, del Regno delle due Sicilie e della atavica divisione dei tanti stati del nord Italia.”

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