La serata con SILVIA AVALLONE

Creato il 26 maggio 2010 da Caffeletterariolugo
Un'altra bella serata per Caffè Letterario quella di lunedì sera con Silvia Avallone che ha presentato il suo bel romanzo “Acciaio” edito da Rizzoli. Il libro, che pochi giorni fa è stato proclamato vincitore del prestigioso premio “Campiello Opera Prima”, è stato introdotto dal critico letterario e poeta Matteo Fantuzzi. Sempre a proposito di premi va segnalato che il romanzo della Avallone è fra i 12 finalisti per il Premio Strega 2010 ed a detta degli esperti è da considerarsi fra i favoriti per il successo finale. Si ripeterà la fortuna de “La solitudine dei numeri primi”? Paolo Giordano, nel 2008, vinse il Campiello Opera prima e lo Strega. Silvia Avallone non sembra molto preoccupata riguardo ai premi e alle domande del pubblico sull’argomento ha risposto: “I premi sono una cosa e i libri sono un’altra. A volte queste due dimensioni si incontrano, altre volte un po’ meno. E’ ovvio che fa piacere vincere il Campiello, ma quello che conta di più è il libro in se stesso, la sua durata nel tempo al di la dei sicuri effetti mediatici che indiscutibilmente produce la vittoria di un premio letterario.” Silvia ha rimarcato anche la differenza, per lei che ha cominciato la sua carriera letteraria come poetessa, dal mondo della Poesia - mondo che vive al di fuori del mercato, delle tirature e delle vendite -al mondo della narrativa dove la pubblicazione è quasi più importante della scrittura. “Quando dico che i libri è bellissimo scriverli ma è molto meno bello pubblicarli, dico la verità più importante che ho imparato in questi mesi. Nella narrativa, al contrario che nella Poesia c’è questa ansia di pubblicazione, di contorno, di risonanza mediatica che non c’entra proprio niente con le parole.” E come ha sottolineato poi Matteo Fantuzzi, la pratica della poesia da parte di Silvia si percepisce chiaramente nel suo romanzo, dove i personaggi, al di la del plot narrativo, sono cesellati con una attenzione che non sempre si ritrova nella letteratura contemporanea. “Come in gran parte dei classici ottocenteschi, di cui sono una instancabile lettrice, i personaggi del mio romanzo sono degli “sfigati”, degli emarginati, sono tutto ciò che l’Italia non vorrebbe essere e che in parte è. E la loro salvezza non può derivare dal successo, dall’aumento di stipendio e forse nemmeno dalla cultura. Io credo che l’unica salvezza per loro possibile, derivi dalla capacità di avere dei legami umani, dalla capacità di volere bene, che non è affatto scontata, e che non ti viene insegnata da nessuno. Questa capacità, che è quella che permette alle due protagoniste di costruire fra loro una amicizia così importante, è la stessa che permette agli altri personaggi, anche quelli più negativi, di poter essere persone umane e dignitose vivendo in un contesto degradato come quello di una periferia operaia.”
Insomma libro altamente consigliato a tutti gli amici di Caffè Letterario e un “in bocca al lupo” a Silvia, in ogni caso, per tutti i possibili riconoscimenti futuri.

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