L’eroe dagli occhi di ghiaccio è l’ispettore privato Paul Gerardi (l’ex cuoco Filip Peters), a cui toccherà mettersi sulle tracce dei rapinatori, incappando in un caso di proporzioni ben più grandi del previsto. Perché tutti i derubati fanno parte di un’oscura organizzazione chiamata Salamander, che regge le sorti della società belga. I documenti e le foto sottratte rischiano di far crollare gli equilibri nazionali e in molti cercheranno di ostacolare il detective dal far luce sul furto e sulla misteriosa organizzazione. Seguendo una scia di omicidi, suicidi e sparizioni, poco a poco Gerardi si renderà conto di correre un rischio mortale.
Dopo la massiccia invasione di best seller e film nordici, dalla Trilogia di Oslo di Jo Nesbo a Millennium di Stieg Larsonn (che ha dato vita a una versione americana e a una svedese di Uomini che odiano le donne), con Salamander il thriller si tinge delle tinte fiamminghe, cominciando – letteralmente - dal colore della fotografia. Come se fosse in un quadro di Van Dyck o di Rubens, l’ispettore Gerardi si muove in scene dominate dal chiaroscuro e dai forti contrasti cromatici. E come in una tela di Bosch, il detective dovrà districarsi in un labirinto di personaggi e situazioni misteriose ed enigmatiche per approdare alla verità.
Insomma, dopo l’America è giunto il momento del vecchio continente di mettersi alla prova con una serie tv che combini tensione, suspance, azione ed investigazione; in una parola di fare un serial thriller capace di avere respiro internazionale. Ed è il caso di Salamander.