La settimana

Da Laragazzacoltacco12rotto @Laragazzacoltacco12r

Quand’ero piccola la parola settimana mi faceva pensare solo ad una cosa…il gioco della campana. Disegnavi una specie di piramide e cantavi una canzoncina con i giorni della settimana e saltellavi su un solo piede raccogliendo un gessetto. La settimana era un momento di assoluta spensieratezza.

Cos’è oggi? Eccovela..

LUNEDI: Ore 7.45 suona la sveglia. “Altri cinque minuti, mamma!” ma mia madre abita a 800km da me e non può sentirmi neanche se lo volesse. Ore 8.00 mi alzo, in bagno c’è la mia coinquilina, mi preparo il caffè e aspetto il mio turno, lei esce, io entro. Ore 8.45, sono pronta, un filo di trucco per sembrare più grande, il tempo di rifarmi il letto, preparare la borsa e devo uscire. Ore 9.15 chiudo la porta di casa, attraverso il ponte della stazione a grandi falcate e aspetto l’autobus. “33. Circolare” mi tuffo per 15 minuti nella lettura, scendo, corro e aspetto il 13. Alle 10 sono a scuola, “Avete fatto i compiti?” domanda retorica, penso ai libri di didattica e vorrei uccidere chi li ha scritti, provateci voi a interessare la classe quando non hai un registro con cui minacciarli perchè è una privata, quando non ci sono interrogazioni e compiti in classe, quando non hanno i libri. Io parlo dei tre tipi di condizionale, loro giocano a ruzzle e penso a Beppe Grillo, che vuole fornire Ipad agli studenti, sì Beppe poi me li tieni tu in classe. Ore 12 è finita la lezione se corro per le 12.45 sarò a casa. Pranzo da sola mi passa la fame, sgranocchio qualche fetta biscottata lasciandomi assorbire da “Say yes to the dress” e parlo con quelle oche giulive delle americane che non hanno neanche stile nel vestire. 14.15, lavo le tazze della colazione e scappo a scuola. “11A Corticella via Byron” mi sembra di vivere sui maledettissima autobus.  Finisco alle 18.00, incontro una collega “Le hai consegnate le relazioni?” panico, torno a casa di fretta, la mia coinquilina mi aspetta per andare in palestra, almeno mi si alzano le endorfine. Torno a casa alle 21.00, doccia, cena e compilare le relazioni, per mezzanotte dovrei essere a letto. Rapida occhiata alla lezione di domani. Buonanotte.

MARTEDI: Alle 9.00 sono in classe, non so in quale, perchè la preside non fa altro che cambiarmi le classi come se si divertisse a farmi preparare lezioni inutili ma almeno questa scuola è vicino a Sala Borsa e posso andare a prendermi un libro al volo uscendo. Mi barcameno tra l’inglese commerciale e quello odontotecnico, entrambi devo studiarli anche io perchè non li ho mai fatti ma a chi vuoi che importi. 13.30 sono a casa, mangio al volo, pulisco il bagno, alle 14.30 sono di nuovo su un autobus, potrei mandare un cv all’atc. Esco alle 18.00, il tempo di arrivare a piedi a scuola di danza e parte la musica del riscaldamento, port de bras, rond de jamb e per due ore dimentico tutto. Arrivo a casa coi piedi doloranti e una fame nera, sfoglio il libro di spagnolo, almeno domani non insegno solo inglese che inoltre mi fa schifo. Fine di un altro folle giorno.

MERCOLEDI: Quando suona la sveglia mi chiedo che giorno è e in quale delle mie 4 scuole devo correre stamattina. A metà settimana perdo il senso dell’orientamento, controllo il calendario che è attaccato alla mia parete, oggi è mercoledì, ho solo 3 ore, pomeriggio libero. Mangio da sola guardando Buddy il boss delle torte, finisco per avventarmi su uno yoghurt di sottomarca che fa più schifo del latte scaduto. Pomeriggio sistemo la stanza che il mercoledì è già un campo minato e invio curriculum che non otterranno mai risposta. Il massimo di risposte che posso ottenere è “Ci spiace ma qui lavorano solo volontari e comunque siamo al completo anche di quelli.” Neanche gratis mi vogliono. Vado in palestra almeno non penso e prima che me ne accorga sono già a letto. 

GIOVEDI: E’ solo oggi e domani, fatti forza. Cambio d’autobus al volo e sono a scuola, qualcuno mi chiede se per caso so chi è Che Guevara mi chiedo che ho fatto di male. Pranzo a casa e aprendo la porta mi sento catwoman “Tesoro, sono tornata! Ah dimentico sempre che abito da sola!”. Pomeriggio torno a scuola, i ragazzi hanno scoperto le date degli esami “Inizio giugno prof! Manca pochissimo!” già tesorini miei, manca poco a che io sia di nuovo disoccupata. Mi arriva la busta paga, alè, questo mese ho lavorato di più, ho preso addirittura 490 euro che sommati ai 120 dell’altra scuola fanno 610 di cui 300 vanno via in affitto e 100 in bollette del gas. Ho 210 euro con cui vivere 1 mese, niente pacchetti di sigarette e carne rigorosamente in scadenza. E mi sa che dovrò chiedere, ancora una volta, i soldi ai miei per l’assicurazione della macchina. Profonda vergogna.

VENERDI: è venerdì!!! Ultimo giorno di sveglia! Corro a scuola poi vado a canto, salto il pranzo tanto mangiare da soli è quasi più triste di andare al cinema da soli e poi danza continuando a cercare quelle velleità artistiche che probabilmente non no ma almeno mi sento viva. Torno a casa distrutta alle 9 di sera con i piedi bloccati in prima posizione. Il venerdì è la serata delle coppie, tutti i miei amici escono coi fidanzati, io resto sul divano, per fortuna ho comprato una bottiglia di vino scadente e la bevo guardando le puntate che mi mancano di Grey’s Anatomy, piango scoprendo che hanno cambiato il nome all’ospedale in Grey Sloan Memorial. è molto più interessante della mia vita, per lo meno succede qualcosa.

SABATO: Mal di testa da vino di pessima qualità e la spesa da fare, la lavatrice da azionare e la camera che ormai sembra un campo profughi. Il telefono emette un bip, sarà la wind, l’unica che mi manda messaggi. No, sei tu, che mi chiedi se stasera passo al locale. Chissà se troverò te o il tuo gemello cattivo. In fondo ho bisogno di una sbronza del sabato sera per cancellare la settimana, o forse per cancellare la mia vita. Non era così che doveva andare, mi ripeto ogni giorno con le lacrime agli occhi. Mi tiro a lucido, metto i miei tacchi più comodi e ti raggiungo anche se so che sto sbagliando, so che domenica me ne pentirò. 

DOMENICA quando ritorniamo alle solite discussioni di te che mi chiedi perchè sono infelice, perchè mi lamento della mia vita, perchè ho bisogno della presenza di qualcuno e non apprezzo la gioia della libertà di scegliere cosa fare da sola. Poi concludi con i tuoi laconici ti voglio bene e ti penso. Rido della mia grande libertà di saltare i pasti quasi tutti i giorni perchè mi fa tristezza mangiare sola, rido della meravigliosa libertà di sbronzarmi guardando Grey’s Anatomy, rido della stupenda sensazione di prendere meno io di stipendio che i miei alunni di paghetta, rido dell’autonomia di farmi sfruttare perchè per lo meno ho un lavoro, rido perchè tra due mesi non avrò neanche quel lavoro, rido ogni qual volta mi infilo un talleur e mille speranze per andare a fare un colloquio coi miei capelli pettinati bene, i miei orecchini solo al primo buco, il tatuaggio ben nascosto e la ballerina al collo per ricordarmi chi sono. Rido ogni qual volta mi guardo allo specchio e mi sembro più vecchia, rido quando mi sento una brutta persona guardando “Embaracing bodies” quando vedo donne bruttissime sposate e penso che il meglio che mi capiti nella vita sei tu. 

E ripenso a quando ho deciso di studiare lingue e non ingegneria dopo aver letto Due di Due di Andrea de Carlo…la storia di un ragazzo che aveva seguito la propria libertà andando a vivere in montagna, in una casa costruita da lui, coltivandosi il suo orto. Avevo 18 anni e volevo essere lui e lo vorrei ancora. Ed ho ancora la libertà di sperare di incontrare qualcuno così hippie quanto me da lasciare la società con me e sposarci a piedi nudi nei boschi alla faccia delle oche di “Say yes to the dress”.

Sulla torta di Buddy, però, non transigo!



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