Il comizio si tenne a Ravenna, diciottomila scioperanti, un numero eccezionale se si considera che la città e i suoi sobborghi non contavano più di ventimila anime. Al termine del comizio si proclamò lo sciopero generale e minacciosi cortei iniziarono a creare un' atmosfera tumultuosa ed esaltata. Si verificarono i primi gravi scontri, il prefetto ordinò di tenere al buio la città, mentre dai paesi della campagna arrivavano notizie di saccheggi e danneggiamenti a chiese e case comunali.
La mattina successiva si sparse la voce che tutta l' Italia fosse insorta e che ci fosse la rivoluzione. I rivoltosi bloccarono strade, incendiarono chiese, a Mezzano denudarono un prete e lo misero a cavallo di un asino deridendolo, a Godo si proclamò la Repubblica, i preti venivano bastonati, le chiese distrutte i pali del telegrafo segati, i vagoni ferroviari rovesciati si credeva che tutta l' Italia stesse combattendo. Cavalleria e fanti corsi ad aiutare i carabinieri non bastavano, fu così che il prefetto passò il potere alle forze armate. Il generale comandante la divisione di Ravenna mobilitò tutti gli uomini disponibili anche i cuochi ed i furieri, pure la banda musicale, fece piazzare le mitragliatrici a tutte le porte di Ravenna e bloccò la città . I rivoltosi delle campagne non avendo più ordini dal centro piano piano si calmarono.........ma ciò che più li calmò non furono le mitragliatrici o la mancanza di ordini dalla città, fu che si sparse la voce che in Italia nessuno si era sollevato e che i Romagnoli erano i soli rivoluzionari.