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La sfida di Mentana e gli ascolti dei tg. Lui cresce, gli altri telegiornali calano

Creato il 19 luglio 2010 da Iltelevisionario

Quasi un milione di spettatori in meno, ecco il dato più saliente. Si discute spesso di questo o quel telegiornale, di questo o quel direttore di testata, sottolineandone i meriti (qualità dell’informazione, capacità di aumentare gli ascolti) o i demeriti. Ma non si ricorda mai abbastanza questo dato: che i telegiornali nazionali mostrano, nel complesso, vari segni di crisi. Una crisi nei consumi ma anche nella qualità dell’informazione.

Analizzando il consumo dei telegiornali nazionali nella stagione 2009-10 a confronto con quella precedente si evince un dato clamoroso: gli spettatori che mediamente partecipano al rito serale passano da 20.400.000 (2008-09) a 19.472.000 ( 2009-10), con una perdita di quasi un 1 milione di persone. Naturalmente vanno tenuti in considerazione fattori contestuali: la diffusione di altri luoghi d’informazione (internet, canali all news), ma questo elemento non spiega, da solo, un dato così consistente in un lasso così breve di tempo. E poi il telegiornale della sera non è solo l’occasione per sentire delle notizie, è piuttosto un rito condiviso. A giudicare dalla qualità dell’informazione si comprende la disaffezione degli spettatori. Perché i notiziari televisivi sembrano tutti uguali: hanno sposato un modello ritenuto vincente, che si basa sulla progressiva diluizione delle hard news (politica/esteri/economia) in favore delle soft news (cronaca/curiosità/gossip).

Il Tg1 è quello che ha subito la metamorfosi maggiore, con la cronaca che sale dal 23% al 25% e la politica che scende dal 24% al 19%. Unico telegiornale in controtendenza, che guadagna ascolti, è il TgLa7. A Enrico Mentana tocca una sfida paradossalmente molto differente da quella che l’aveva lanciato al Tg5: rendere il suo telegiornale il più credibile, persino il più istituzionale.

(A FIL DI RETE di Aldo Grasso – Corriere della Sera)



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