26 febbraio 2014 Lascia un commento
Certe pagine sono altissime, sublimi addirittura e l’uso del dialogo interiore conserva ancora oggi la forza propria del racconto ma in qualche modo non sono riuscito a farlo del tutto mio, forse per la visione molto legata all’autrice che per sesso, ceto e distanza temporale non mi lega ad essa o forse semplici differenza di gusti.
Il film alleggerisce ovviamente i tecnicismi del romanzo facendo quello che puo’ con l’incrociarsi di storie, epoche e monologhi, mantenendo inalterata la prospettiva tutta femminile accentuata da una produzione tenuta in piedi praticamente da una sorellanza che vede il gentil sesso ai testi, alla regia, musiche, fotografia e quant’altro.
Trovo sia una scelta giusta, persino dovuta pur tracciando un solco piuttosto profondo tra me e il risultato finale, solco che si accentua non poco innanzi la sottotraccia omosessuale nemmeno troppo velata ma cio’ e’ parte fondamentale del romanzo col suo parallelo con la vita dell’autrice. Comunque sia nel film che nel romanzo, viene raccontata con molta grazia, strano a dirsi per queste tematiche di solito sbandierate con fastidiosa arroganza.
Il testo e’ ovviamente molto piu’ complesso e onestamente non posso pensare ad una migliore trasposizione di questa pur non potendo portare in scena le sfumature, le idee, le piccole e grandi sentenze racchiuse nei potenti aforismi della Woolf.
Il casting e’ discreto. Ho apprezzato la somiglianza della giovane Clarissa quindi Natascha McElhone con la Woolf in persona mentre Vanessa Redgrave, Clarissa ormai matura, pare imbambolata ed inespressiva nel suo perenne sorrisino congelato sul volto. Bravo Rupert Graves nella difficile parte di Septimus.
Soggetto non adatto a me, quindi poco sentito ma sono convinto possa piacere ad altri molto di piu’.