La signora del tempo (2) / Il primo incontro

Da Fiaba


Domenica 27 Marzo 2011 22:12 Scritto da marzia.o

Qui tutte le puntate.

La notte era calda e la macchina del tempo a forma di cabina telefonica si fermò presso un bosco di querce, in quel punto nessuno l’avrebbe mai notata. Le porte si aprirono e ne uscì un uomo alto magro, ma ben proporzionato, con i capelli molto corti, dava l’impressione di avere circa quarantacinque anni, vestito in abito da sera, in genere vestiva sempre molto casual ma quella sera si apprestava a incontrare un vecchio amico. L’uomo sapeva bene che l’amico non L’avrebbe riconosciuto, ma poco importava a lui era venuta la nostalgia di rivederlo e di ritrovare il luogo dove si erano visti l’ultima volta.

Era appena tornato da un viaggio lungo e come il solito aveva salvato l’equilibrio dell’universo, lui era l’ultimo signore del tempo ed era quello il suo compito, ma in quell’occasione aveva anche rischiato di morire, o per meglio dire lo era ma il suo corpo aveva subito reagito trasformandolo in un uomo nuovo.

Avanzo per il sentiero e arrivo al roseto, proprio dietro alla villa, stava per portarsi sul sentiero che lo avrebbe condotto sul davanti della casa, quando una voce femminile lo fece arrestare, guardo in quella direzione e la vide, per un momento le sembro d’avere davanti ad un quadro, in mezzo alle rose vi era una ragazza dai capelli biondo rame.

L’uomo pensò che una rosa si fosse animata prendendo la forma di una ragazza, per un attimo penso che dal pianeta Roseglia fosse giunta appunto tale creatura, ma poi si disse che in qualche modo lui lo avrebbe saputo. In quel momento la ragazza era al telefono e la sua voce era irritata e alla fine disse al suo interlocutore:
“Senti, meglio essere un po’ sognatrice che essere un idiota come te, e se ti presenti qui giuro che ti caccio a pedate, e sai che ne sono capace”.


La ragazza non ascoltò la risposta e chiuse il telefono, poi guardò le stelle per un lungo momento, dando modo al signore del tempo d’osservarla: i capelli biondo rame era tirati in dietro trattenuti da delle forcine con brillantini che brillavano alla luce delle stelle, il profilo, anche se delicato allo stesso tempo volitivo, la carnagione chiara era risaltata dall’abito rosso che lasciava scoperta le punte delle spalle, le braccia e una buona parte della schiena, sul davanti al vestito lasciava scoperto un magnifico decolté, il vestito fasciava il corpo della ragazza, ma poi la gonna era più morbida, e sicuramente arrivava fino ai piedi, ma a quel punto la giovane si mosse e se ne andò, lui rimase ancora un momento a osservare il punto dove si trovava lei, e gli parve di vedere un alone dorato come se l’aurea della ragazza fosse rimasta, si disse che era solo una sua idea e si allontano per entrare in casa. All’entrata gli chiesero l’invito e lui mostro una specie di documento nessuno ebbe da ridire e così entrò; per un attimo le sembro che nulla fosse cambiato, ma in verità in mezzo agli oggetti antichi cera qualcosa di moderno, anche se si sposava con tutto l’ambiente, era ancora intento a guardarsi intorno quando una voce gli domando:
“Buona sera, ci conosciamo? non mi pare d’averla mai veduta prima, è un amico di mio figlio Carlos o dell’altro Giosef?”.
Per un momento l’uomo rimase in silenzio, davanti a lui c’era il suo amico, un tempo, ma il suo aspetto era quello un vecchio, inoltre era su una carrozzina, comprese che non poteva dichiarargli la verità, non tutta al meno così si limitò a dire:
“No signore, in realtà lei conosceva mio nonno, il quale mi ha parlato tanto di questo luogo che ho desiderato vederlo”.
“Ah capisco, come si chiamava suo nonno?”.
“Erold Smith”
“Smith, si ricordo, e lei ragazzo mio, come si chiama?”.
“Come mio nonno”.
“Capisco, anche mio figlio Carlos ha imposto il mio nome al suo primo figlio, venga, le presento la mia famiglia”.
“Ne sarò felice, a cosa è dovuta questa festa? se non sono indiscreto”.
“Stiamo festeggiando il compleanno di mia nipote Luce, non che una nuova, l’aurea”.
“Davvero è quante ne ha?”, domando Erold curioso.
“Ho perso il conto a dire il vero, vediamo un po’….” l’uomo cominciò a fare l’elenco, il signore del tempo rimase impressionato, pensò che non fosse possibile che un essere umano potesse assorbire tanta conoscenza, ma poi pensò che in fondo alcuni esseri umani erano geniali, forse la nipote del padrone di casa l’era, ci fu poi il rituale delle presentazioni, tutto andò bene finché non gli fu presentata una donna, bella, ma con la voce petulante, che gli domando:
“Mi dica signor Smith, che lavoro fa lei?”.
“Oh bhè, ho tanti di quei dottorati, che tutti mi chiamano il dottore”.
“Santo cielo, un altro fissato con la conoscenza”, disse la donna petulante.
A quel punto il signore del tempo sapeva di dover andarsene, ma non voleva farlo, sperava, desiderava  ardentemente di rivedere la ragazza del giardino, sentì la voce della donna petulante dire:
“Carlos, in somma dov’è finita tua figlia?”.
“Non lo so, che poi sarebbe anche la tua>.
“A certo, Jemes va vedere dov’è finita”.
“Sì mamma”.
Il giovane si allontanò, mentre lo guardava allontanarsi, il signore del tempo fece un riepilogo della situazione della famiglia, il suo amico aveva avuto un altro figlio di nome Giosef, ma egli non si era sposato e non aveva avuto figli mentre Carlos, si era sposato e aveva avuto tre figli, Ronald, Jemes e Luce, mentre pensava a questo vide in cima alla scala la giovane donna del giardino, ora doveva andarsene ma non lo fece, comprese che era la nipote del suo amico, la ragazza salutò il nonno poi assorbì un po’ di lamentele da parte della madre, la quale le chiese:
“Che fine ha fatto il tuo amico Billy?”.
“Non lo so non lo voglio nemmeno sapere”.
“ Io credevo che”.
“Era un idiota, e poi non mi sembra proprio il caso di parlare di queste faccende davanti ha un ospite, che tra l’atro nessuno mi ha presentato”.
“Hai ragione mia cara”, le disse il nonno poi aggiunse, “posso presentarti il dottor Erold Smith”, poi fece l’inverso, poi per i due fu come entrare in un gioco complesso tanto che lui disse.
“Permettermi di dire che la vostra bellezza e pari solo alla vostra arguzia”, e in più fece un perfetto bacio mano, Luce prima di rispondergli sbirciò i fratelli poi disse:
“Voi siete troppo galante con una giovane donna”.
In quel momento la musica intonò un valzer e lui chiese:
“Posso invitarla a ballare miss Braun?”.
“A vostro rischio e pericolo, mio caro signore, poiché non sono brava in questo ballo”.
“Rischierò, sono certo che ne varrà la pena”.
La condusse al centro della sala e cominciarono a ballare, poi la ragazza gli chiese di uscire e si ritrovarono in veranda, com’era cambiata attorno alle colonne, vi erano rose rampicanti, le quali partirono da grandi vasi, la ragazza gli raccontò molte cose di lei e delle sue passioni le raccontò che era laureata in chimica e che produceva lei stessa il suo profumo alle rose, poi lei guardò di nuovo il cielo e sorridendo disse:
“Guardate Sirio, era già qualche sera che speravo di rivedere”.
“Conoscete le stelle?”
“Sì, guardate, la c’è Cassiopea, e la c’è il carro maggiore e la…”Continuò per un po’ poi disse, “Sapete avvolte vorrei avere le ali e volare fino alle stelle per osservarle meglio, e poi volerei per l’universo per vedere se ci sono altri pianeti abitati, e scoprire come vivono e come sono, e vorrei possedere una macchina del tempo, per viaggiare nel tempo, e…”, all’’improvviso s’interrupe rendendosi conto che l’uomo davanti a lei la guardava con gli occhi spalancati, sorridendo gli disse “ Mi perdoni scommetto che ora starà pensando che sono matta, lo pensano tutti quando parlo così”.
“No, non lo penso per niente, potremmo darci del tu?”, le annuì, “Posso farti alcune domande?”.
“Certo di che tipo?”, gli chiese lei perplessa.
“Che cos’è un atomo?”.
“Una particella, suddivisa in…”, e giù tutta la spiegazione. Il signore del tempo fece domande di chimica, botanica, di storia, di astronomia, scienze naturali, e così via, sembrava che la ragazza conoscesse bene ogni argomento, ma a un tratto lei gli domandò: “Uffa, ma mi stai sostenendo un esame per caso?”.
“In un certo senso sì”.
“E deve durare ancora per molto?”.
“No”, e felice aggiunse: “Finalmente avrò una compagna che capisce quello che dico”.
“Se lo dici tu, ma che significa che avrai una compagna che capisce quello che dici?”.
“Te lo spiego subito”, poi con un tono solenne e alzando la mano a mezz’aria disse: “Luce Braun io posso mostrarti le stelle da così vicino che ti toglieranno il fiato, posso mostrarti tutti i mondi di cui hai parlato con tutta la loro gente, e posso mostrarti il passato, il futuro e mille altre cose, basta che tu prenda la mia mano e venga via con me”.
La ragazza rimase immobile, pensando che l’uomo davanti a lei fosse più matto di lei, ma guardandolo negli occhi capi che era maledettamente serio, con un filo di voce domando:
“Parli seriamente vero?”.
“Mai stato più serio, afferra la mia mano e metterò l’universo ai tuoi piedi”.
Luce ebbe un brivido lungo la schiena e la sua mano lentamente si mosse, ma in quel momento la voce petulante di sua madre ruppe l’incantesimo:
“Luce sei impazzita, non vorrai dar retta al primo venuto?”.

La mano si fermò, ma i suoi occhi incrociarono quelli del signore del Tempo, e il suo sguardo andò oltre a un futuro che pareva lontano, ma che in realtà era vicinissimo, le immagini erano confuse, il volto dell’uomo era indefinito ma Luce sapeva con certezza che era proprio lui, e lei era al suo fianco, condividendo ogni avventura, ma seppe anche che non era quella sera che l’inizio di tutto, abbassò la mano e gli disse:
“Non posso venire con te, e non sai quanto mi cosi dirtelo”, prima che lui formulasse la domanda, lei continuò, “Non è perché è mia madre a impedirlo, ma perché non sono pronta, noi due viaggeremo insieme, e il nostro sarà un viaggio senza fine, ma non comincerà questa sera”.
“E quando comincerà?”.
“Non so dirlo non lo visto”. Ci fu un lungo momento di silenzio, poi il signore del tempo annuì fece un inchino e s’incamminò verso il roseto per poi raggiungere il boschetto dove aveva lasciato il suo mezzo di trasporto, era il limite del roseto quando sentì la voce della ragazza che lo chiamava, si girò verso di lei e vide che gli correva incontro d’istinto aprì le braccia per poi richiuderle sul corpo della giovane, mentre lei gli cingeva il collo con le sue e poi sulle labbra gli disse: “Questo perché tu non mi dimentichi, e come pegno del futuro che condivideremo”.
Fu un bacio intenso tanto che i due cuori dell’uomo batterono entrambi così forte che sembravano volergli uscire dal corpo, poi lei si liberò del suo abbraccio e tornò verso la casa, mentre lui rientrava nella sua macchina del tempo per fare un nuovo viaggio.

Qui tutte le puntate.



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