La sindrome dei cinquanta euro

Da Wummina @womenusersman
Eh. Già.
Lui viene, dopo averti impalmato per le feste, fa un giro nei locali di servizio, se fuma si fa una paglia e se non fuma prende le scale e ciao-grazie. Che domani lavora ed è taaaanto stanco.
Stessa scena, dall'altra parte.
Lei apre la porta, fa due convenevoli di cortesia e non appena finiti i salamelecchi, apre il resto e tirate fuori le posate, per così dire, apparecchia la tavola e ci si fionda sopra. Poi, dopo la rinfrescatina di rito e due sorrisi di commiato, ti accompagna all'uscio. Che domani lavora ed è taaaanto stanca.
Il lui che viene e la lei che apre, son due facce della stessa medaglia. Due virus dello stesso ceppo: la sindrome dei cinquanta euro.
Quella che recita: "Ti voglio, ma once in a while. E quando ti voglio, vengo a prenderti (o a prenderlo) e poi saluti e tante belle cose.
Ordunque, ci sta, eccome, e almeno una volta nella vita è capitato a tutti di avere un periodo così, di cinquanteuritudine incalzante, magari in corrispondenza di un momento hard su altri fronti (siam stanchi, incasinati, concentrati su altre priorità e bla bla bla blablabla). E finché sta bene a entrambi, a donatore e ricevente, per intenderci, lo scambio può pure essere equo. Solo che, cazzo, purtroppo alle volte accade che quel che a uno stava bene fino a ieri, da domani stia stretto. Che cominci a desiderare di più, di un oppalà sul divano o fronte specchio del salone. Che magari pensi a una due giorni, a un fine settimana, a un cinemino insieme.
E allora, niente. Allora sono dolori.
Meglio evitare. A priori.