La sindrome del multitasking: una lista mi salverà(?)

Creato il 06 ottobre 2012 da Suami7 @suami7

Le immagini: Sarah Jessica Parker fotografata da Mario Testino
per il numero di Agosto 2011 di Vogue America


Sono giorni strani per me. Alterno momenti di felicità e sorrisi, sentimenti di amore e amicizia e splendide serate, a ore interminabili di pensieri negativi, trascorse a casa sola con i miei farneticamenti pericolosi, il lavoro, lo studio e tante buone intenzioni ancora da concretizzare. Spesso divido il mio corpo con tutti i sintomi tipici da cambio di stagione e stress, che sommati a quelli che ogni mese interessano gran parte della popolazione femminile dalla pubertà in su, fanno di me un mostro ricoperto di pelle umana. Ecco, lo stress, parliamone. Avete mai la sensazione di sembrare delle trottole impazzite e implorare pietà nella speranza che di colpo vi fermiate? D'accordo la routine, il solito tran-tran, le preoccupazioni, il lavoro, ma se volessi scendere da questa giostra anche solo per qualche ora come si fa? Dite che non si fa, vero? E se mi immaginassi moglie e mamma, sarebbe peggio! La sottoscritta ha infatti la capacità di ingarbugliarsi più di una matassa cascata dal tavolo, è in grado di incastrare due appuntamenti a distanza di pochi minuti, dire sì anche quando nella testa sta urlando no, avere la presunzione di pensare che può farcela anche quando è umanamente impossibile e tutti gli altri alzerebbero mano. Tipo che se hai un esame di inglese non ti riduci a studiare sei giorni prima (lettori a casa sappiatelo, non si fa, non provateci!).
E così, mentre faccio appello a tutta la buona volontà dispersa nel cosmo e provo a tuffarmi in uno studio disperato e anche un po' incosciente, promettendomi di non vagare con la mente sulle mie disavventure, mi è venuto in mente che probabilmente non sono l'unica matta fuori di senno che ha una concezione sbagliata dell'essere multitasking. Forse questa storia del cercare di fare più cose contemporaneamente ci è sfuggita leggermente di mano e ci sta rendendo tutti più grigi e tristi. 

Ci vogliono veloci, efficienti, scattanti e sorridenti, ci hanno fatto credere di poter sbrigare commissioni su commissioni in poco tempo e di dover usare ventiquattro ore come se fossero quarantotto, pause sonno comprese. Recenti studi però dimostrano che chi è costantemente sottoposto al bombardamento mediatico e a flussi di informazione continui, risulta poco attento, non riesce a concentrarsi e ad utilizzare bene la memoria. Capita così che le cose davvero importanti passino in secondo piano, ci si dimentichi ricorrenze e appuntamenti, si acceleri il processo di invecchiamento del cervello e la migliore amica dei multitasking diventi di colpo una lista. Già, la lista. 
Lo scorso anno usciva nelle sale un film che ho amato particolarmente: tratto dall'omonimo romanzo di Allison Pearson, "Ma come fa a far tutto" ha sdoganato l'immagine di Sarah Jessica Parker nel primo, vero ruolo credibile dopo quello di Carrie Bradshaw in Sex and the City. Moglie, mamma, donna in carriera sull'orlo di una crisi di nervi, questo esemplare femminile superindaffarato diviso tra dovere e piacere, era in fin dei conti una gran casinista che proprio come me non ne azzeccava una. Per di più la notte, invece di tenersi buono il suo uomo o dormire come è giusto che sia, compilava liste. "Concilia il sonno", avrà pensato lei proprio come me, ma nuoce gravemente alla salute. Sì perchè più pensi, più ti vengono in mente cose da fare e a letto non hai carta e penna, ma se sei matto come me rimedi accendendo e spegnendo a intermittenza il cellulare e segnando tutto sulle note. Più pensi, più scrivi, più segni, meno riposi. Morale della favola: il giorno dopo sei sconvolta ancor prima di metter piede a terra e ricominciare tutto daccapo.
Tecnicamente in gergo questa follia avrebbe anche un nome: si chiama "checklist", consiste nello stilare liste di compiti da svolgere in sequenza per poi spuntare la voce e passare allo step successivo, ma viene usata soprattutto in aviazione o in medicina. Pare riduca le complicazioni e prevenga errori fatali, ma non sempre nella vita comune rende le cose più semplici una volta precipitati nel vortice di voci da controllare, ansia da prestazione e commissioni che si accavallano. E' un dato di fatto: un'analisi eccessiva non è sempre la soluzione e io sono la prova vivente che in alcuni casi porta addirittura alla paralisi mentale. E al vizio di procrastinare. Il meccanismo è questo: scrivo liste, ma ho imparato a non seguirle, annoto con cura tutti i punti da seguire, ma ho scoperto che se non sei metodica, rimandi al giorno seguente. E poi al successivo e così via. Non per pigrizia, ma per mancanza di concentrazione!
Forse sarebbe ora di rallentare, perchè non tutto va come si vuole, è impossibile prevedere il futuro e la vita non è sempre semplice come qualcuno vuole farci credere, come se fosse divisa in quadratini da spuntare. Non sempre le cose si risolvono al primo colpo o con la classica "botta di c...deretano", non a tutti va sempre liscio. Si cade e ci si fa male, molto male. Sì è oberati di compiti duri e problemi che ti piombano addosso all'improvviso e a volte sogni e progetti è difficile realizzarli non perchè siano impossibili, ma perchè una valanga di imprevisti, ostacoli, si pongono improvvisamente nel mezzo come una montagna insormontabile. Così, cari lettori, sono consapevole di avere qualche rotella fuori posto con liste e quanto altro, ma concedetemi di diffidare anche da chi grida ad alta voce quanto ami essere occupato e risolvere tutto senza nessun aiuto e da chi dice che ama il suo lavoro e i suoi impegni incondizionatamente: sono consapevole che le eccezioni esistano, ma se sono eccezioni un motivo ci sarà.
La soluzione allora? Non rinuncio alle liste, ma elimino qualche punto, continuo a programmare ma con la consapevolezza che non posso calcolare in chilometri e ore il tragitto per realizzare i miei sogni e così prometto di prendermela più comoda. Tipo provare a vivere facendo una cosa alla volta. Evitando di svegliarmi e accendere il pc mentre mi preparo il caffé, o magari smetterla di leggere un libro sul mio smartphone e cucinare o peggio ancora scrivere mentre parlo al telefono, che effettivamente non è bello!
Non sarà facile, all'inizio sembrerà di impazzire e la tentazione di ricascarci, ritornare a un po' di modalità multitasking sarà forte, ma qui signori si parla di dipendenza e come tutte le dipendenze va curata. Ho bisogno di un rehab, ecco, l'ho detto! 

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