La sinistra alla ricerca dell'identità perduta

Creato il 06 marzo 2011 da Zfrantziscu
di Roberto Bolognesi (*)Sono stato anche io uno di quelli che pensavano di avere sempre ragione solo perché ero schierato dalla parte “giusta”. Insomma, io questi Italiani di sinistra li capisco. Almeno fino a un certo punto li capisco. Si sentono migliori: più intelligenti e, soprattutto, moralmente superiori.Ci son passato anche io.Del resto non ci vuole molto a sentirsi superiore alla destra italiana: tra Berlusconi e leghisti, c’è solo da scegliere chi ti fa più ribrezzo. E Fini conta come l’asso di bastoni. E l’identità della sinistra è ormai tutta definita dall’antiberlusconismo e dall’antileghismo. Il problema è però che non tutto è così semplice e risolvibile in termini di “giusto” e “sbagliato” e di stabilire solamente quale articolo della legge è stato violato.Ora, della Lega si può dire giustamente tutto il male possibile, ma bisogna anche ammettere che è riuscita a porre sul tavolo della politica, e in termini forti, la questione della diversità esistente nel territorio dello stato italiano. L’esistenza di questa diversità, implica immediatamente l’impossibilità di usare le categorie care alla psicologia della sinistra: “giusto” e “sbagliato”. Se siamo diversi, anche i nostri interessi saranno, almeno in parte, diversi. Interessi diversi, vuol dire, almeno in parte, interessi contrastanti: quindi niente “giusto” o “sbagliato”.La sinistra italiana, a partire dalla seconda metà degli anni ’90, sembrava avviata sulla strada dell’accettazione di questa diversità e dell’adozione di politiche linguistiche e culturali adeguate e in linea con le direttive europee. Ma il successo politico della Lega ha fatto scattare i riflessi condizionati della cultura di sinistra e ha fatto risorgere l’anima giacobina, mai completamente sopita, degli intellettuali italiani.Lo spettacolo indecente di falsificazione della storia al quale siamo esposti in questo periodo di celebrazioni “unitarie” è in gran parte causato dal riflesso antileghista della sinistra: “Se la Lega è antiunitaria, saremo noi a raccogliere il tricolore e la sfida dell’Italia unita!” E così si assiste al bizzarro spettacolo di intellettuali di sinistra che ci ripropongono le stesse troiate che ai miei tempi ci proponevano i maestri e le maestre delle elementari, in una scuola di cultura ancora in gran parte fascista.A parte il raccapriccio che provocano le incursioni nella storia fatte da Benigni – ma non solo – e quelle nella linguistica fatte da Umberto Eco, la cosa che scoraggia di più una persona di sinistra come me, è il vedere l’idiozia politica in opera in queste reazioni.Se la sinistra italiana vuole davvero contrastare la Lega, non deve farlo dicendo esattamente il contrario di tutto quello che dice la Lega, ma deve appropriarsi di quei temi che sono patrimonio naturale della sinistra (federalismo, apertura verso tutte le diversità (anche etnico-linguistiche), rifiuto della concezione statalista e centralistica dell’organizzazione sociale) e sviluppare una politica adeguata che – tra l’altro – riassorbirebbe una parte dell’elettorato leghista. Ma nutro poche speranze di cambiamento per questa sinistra italiana.È guidata da ferrivecchi della politica – come-professione - ben retribuita, formatisi soprattutto alla scuola di quel mostro burocratico-statalista che è stato il PCI. Questa gente è lì per salvare il proprio ruolo e la propria posizione – anche economica – e non possiede né la mentalità, né la cultura, né l’interesse necessari per rinnovarsi. La vera vergogna dell’Italia non è Berlusconi – un uomo in balia delle proprie turbe senili – ma questi “oppositori” di Berlusconi che non fanno assolutamente nulla per sconfiggerlo.E l’unica opposizione organizzata a Re Priapo è costituita dal gruppo editoriale del nemico personale del cavaliere, Carlo De Benedetti. Per motivi a me misteriosi, questo gruppo editoriale, per il resto di cultura democratica, cerca spudoratamente di contrabbandare l’idea di un Risorgimento che avrebbe già posseduto tutti i connotati democratici e popolari della Resistenza.La conquista dell’Italia da parte dei Savoia è stata una pagina nera – anche se non solo nera – della nostra storia. La cosa in sé non sarebbe neppure tanto scandalosa – tutti gli stati sono nati dalla violenza – se non si usasse la mistificazione per negare oggi come allora – l’esistenza della diversità linguistica e culturale. Nel vuoto culturale lasciatoci dal tracollo della sinistra comunista, la “sinistra editoriale” ci sta proponendo di aderire ai miti risorgimental-fascisti di cui ci eravamo in gran parte liberati a partire dal ’68.Non dimentichiamoci che il movimento per la lingua e l’identità in Sardegna parte appunto dalle tematiche antiautoritarie e terzomondiste (la decolonizzazione) del ’68. La sinistra italiana sta cercando di riportarci alla cultura precedente alla ventata liberatoria degli anni ’60 e ’70 del secolo scorso. Che identità miserabile!È ora che in Sardegna uniamo le forze identitarie in un fronte antigiacobino che possa contrastare il progetto di restaurazione risorgimental-fascista in atto.(*) dal suo blog

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