Pochi paesi al mondo sono stati al centro dell’evolversi della cultura umana come la Siria. Terra di fiorenti scambi commerciali sin dai tempi di greci e romani, quando nel 1521 l’Impero Ottomano sconfisse l’esercito musulmano dei mamelucchi vi trovò a convivere insieme quasi tutte le culture del mondo conosciuto, compresi cristiani, musulmani ed ebrei. Damasco divenne una porta di ingresso per i pellegrinaggi verso la Mecca e la Siria cominciò a risplendere di una luce sacra che ne aumentò l’importanza agli occhi degli arabi.
Durante la prima guerra mondiale, quando l’Impero Ottomano era ormai destinato a sgretolarsi, inglesi e francesi si divisero il Medio Oriente senza alcuna considerazione per le aspirazioni politiche dei suoi abitanti. La Siria passò sotto il governo di Parigi, che tentò senza successo di schiacciare l’orgoglio dei suoi abitanti imponendo regimi fantoccio che guidassero il Paese secondo le direttive colonialiste. Alla caduta della Francia nel 1940, la Siria venne occupata dal regime di Vichy. Fu lo stesso De Gaulle in persona a convincere i siriani e gli altri popoli delle ex colonie francesi a combattere il governo collaborazionista, promettendo la totale indipendenza alla fine della guerra. Una promessa che Parigi ha calpestato senza pudore dopo aver sconfitto i nazisti.
Nel 1946, in seguito alle pressioni dei movimenti indipendentisti e degli altri membri delle Nazioni Unite, la Francia ha ritirato le sue truppe, ma ha lasciato dietro di sé disordini e vuoti di potere. Violenze continue, colpi di stato e conflitti con i vicini Libano e Israele si sono susseguiti senza interruzione. Negli anni Settanta i Fratelli Musulmani, un’organizzazione di estremisti religiosi che voleva imporre la legge coranica su tutti i paesi arabi, ha cominciato ad attaccare obiettivi civili e militari, causando la violenta repressione dell’allora presidente Hafez al-Assad, padre di Bashar al-Assad.
La repubblica “dinastica” della famiglia Assad ha esercitato sulla Siria un’autorità dura e irremovibile, che ha schiacciato con violenza ogni opposizione ma al tempo stesso ha garantito al paese la stabilità che mancava dai tempi dell’Impero Ottomano. Ora la Siria, questa meravigliosa culla di arte e cultura, è nuovamente scossa dalle lotte intestine: oltre 100.000 morti accertati, 7 milioni di rifugiati, un gruppo di ribelli contro l’esercito regolare e, nell’ombra, le trame dei governi occidentali.
Questo mosaico di storia costituisce i presupposti del libro “Siria – Avventure in un paese
Gli autori sono i visitatori di allora, che spesso, prima di raggiungere la destinazione, hanno dovuto confrontarsi anche loro con pregiudizi e disinformazione, e hanno dovuto riscrivere da zero quello che pensavano di sapere quando hanno toccato con mano la complessità della società siriana.
“La Siria – scrive nella sua prefazione Paolo Dall’Oglio – è lì magnifica, accogliente, multicolore e struggente memoria collettiva della civiltà mediterranea colta alla sua fonte orientale. La lasci ma lei non ti abbandona, ti resta addosso come un’identità definitiva, come le impronte, le rughe e le immagini più profonde dell’anima, le appartieni per sempre.”
La Siria degli Assad era “a doppio fondo. Una facciata di regime un po’ grottesca e, più intimamente, un’idea di sé, un orgoglio della propria ricchezza e originalità storica”. Era il dilemma mediorientale che noi europei non abbiamo mai saputo risolvere. Era una terra ricca di tesori inestimabili, tradizioni che per secoli si sono intrecciate con le nostre, memorie da cui traggono origine anche le nostre storie.
Un patrimonio di tutta l’umanità che ora rischia di venire spazzato via per sempre. Vittima, ancora una volta, della violenza e dell’accecante stupidità umana.
Flavio Alagia
Dopo una laurea in giornalismo a Verona, mi sono messo lo zaino sulle spalle e non mi sono più fermato. Sei mesi a Londra, un anno in India, e poi il Brasile, il Sudafrica… non c’è un posto al mondo dove non andrei, e non credo sia poco dal momento che odio volare. L’aereo? Fatemi portare un paracadute e poi ne riparliamo.
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