La situazione italiana sulla violenza contro le donne vista dalle Nazioni Unite

Creato il 31 gennaio 2012 da Controcornice
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La situazione italiana sulla violenza contro le donne vista dalle Nazioni Unite

Posted on 31 gennaio 2012 by Alessandra La situazione italiana sulla violenza contro le donne vista dalle Nazioni Unite

Come di si deve sentire un cittadino di una nazione dove,  da una visita di una esperta di diritti umani per le Nazioni Unite, arriva il monito di agire  con urgenza per mettere fine alla violenza contro le donne?

Immagino che il primo pensiero sia andato a qualche nazione Nord Africana o Medio Orientale.  Invece si parla di noi.

Il sentimento che ho provato è di sconforto ed è proprio quello che dovrebbero sentire gli Italiani, dopo che Rashida Manjoo ha tirato le sue conclusioni al termine dei 12 giorni di visita nel nostro Paese.  Ha raggruppato i contesti di violenza contro le donne in quattro aree specifiche:  casa, comunità, la violenza “condonata” dallo stato, la violenza nei contesti transnazionali.

Dice la Manjoo “Molte manifestazioni di violenza sono sotto-riportate nel contesto di una società patriarcale e orientata alla famiglia, dove la violenza domestica non è sempre considerata come un crimine, dove c’è dipendenza economica e c’è la percezione che la risposta dello Stato a queste denunce non sia adeguata o di aiuto. “ 

(“Most manifestations of violence are under-reported in the context of a family-oriented and patriarchal society where domestic violence is not always perceived as a crime, there is economic dependency, and there are perceptions that the state response to such complaints will not be appropriate or helpful”)

Questo è il link dell’articolo a cui si faccio riferimento. http://www.un.org/apps/news/story.asp?NewsID=41069&Cr=violence+against+women&Cr1.

Dopo averlo letto, mi sono sentita ancora una volta colpita, perché in cuor mio lo so che ha ragione.  Ha messo in evidenza che il nostro Paese è arretrato. Che ancora la cultura del delitto d’onore non è stata completamente estirpata. Che, di fronte ad atti di violenza contro le donne, gli Italiani non si mobilitano, non scendono in piazza in massa, ma guardano altrove, specialmente se succede tra le mura domestiche. Che si genera sommossa solo per motivi razziali legati a episodi di violenza. Che denunciare un atto di violenza è un calvario: puoi passare da vittima a “sgualdrina” nel tempo di un’arringa. Che anche al sicuro di una caserma puoi essere violentata (non dimentichiamo quello che è successo a Roma).  Che il nostro sistema legislativo non considera questo crimine con la dovuta severità, come un omicidio, perché una donna dopo una violenza muore dentro!

Ho recepito, nel suo messaggio, che l’Italia non è un Paese per donne e se non si prendono provvedimenti e non ci si sensibilizza le cose non miglioreranno. La violenza colpisce tutti. Anche gli uomini.  Perché tutti abbiamo una moglie, una fidanzata, una madre, una sorella, una famiglia in cui si consumano drammi.  La nostra vita, uomo o donna che siamo, non tornerà più la stessa dopo un simile evento.  Bisogna inoltre fare entrare nella mentalità di tutti che gli uomini che usano violenza hanno loro per primi bisogno di aiuto, ma devono avere il coraggio di ammetterlo e di farsi aiutare.

E’ questo il cammino che dobbiamo percorrere.  La strada è chiara ma dobbiamo essere in tanti a camminarci.

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