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La società del mercoledì sera: il fenomeno del transfert tra psicoanalisi e pedagogia

Da Simonetta Frongia

La società del mercoledì sera: il fenomeno del transfert tra psicoanalisi e pedagogia Tutti sappiamo che fu merito di Freud la coniazione del termine Transfert o traslazione e, del relativo contro transfert, ma non tutti sanno di quanta importanza abbia tale fenomeno in situazioni apparentemente diverse come il rapporto clinico ed in particolare nel colloquio tra terapeuta e paziente e, nella relazione educativa tra educatore ed educando. La psicoanalisi ha avuto il merito di alzare il velo su tutta una serie di fenomeni che ci erano sconosciuti, fenomeni che sono di fondamentale importanza per la pedagogia in generale e, per la ricerca pedagogica contemporanea in particolare che si pone il problema di studiare le implicazioni cognitive, emozionali e socio-affettive, ha portato diversi autori, a evidenziarne una similitudine con la relazione tra terapeuta e paziente in ambito psicoanalitico.   
In particolare Freud scrive che 
Ogni qualvolta sottoponiamo al trattamento psicoanalitico un soggetto nervoso, compare in lui il sorprendete fenomeno della cosiddetta traslazione, vale a dire egli rivolge sul medico una certa quantità di moti di tenerezza, abbastanza spesso frammisti a ostilità, che non sono fondati su alcun rapporto reale e che non possono che derivare, dare le particolarità della loro comparsa, dagli antichi desideri fantastici del malato divenuti inconsci. Quella parte della sua vita emotiva che egli non riesce più a richiamare alla memoria, viene dunque da lui rivissuta nel suo rapporto con il medico ed è solo attraverso codesta reviviscenza nella “traslazione” ch’egli si convince dell’esistenza, nonché della potenza, degli impulsi sessuali inconsci. I sintomi che, per usare un paragone tolto dalla chimica, sono i sedimenti di precedenti esperienze amorose (nel senso più lato), possono sciogliersi soltanto alla temperatura più elevata dell’esperienza di traslazione ed essere trasferiti ad altri prodotti psichici. Per usare l’eccellente espressione di Sándor Ferenczi, in questa reazione il medico funge da fermento catalitico, il quale attrae a sé temporaneamente gli affetti che si liberano durante il processo…
In particolare egli afferma che:
La traslazione si instaura spontaneamente in tutte le relazioni umane, esattamente come nel rapporto tra malato e medico; essa è dovunque l’autentico supporto dell’influsso terapeutico e agisce tanto più vigorosamente quanto meno se ne sospetta la presenza. La psicoanalisi dunque non crea la traslazione, semplicemente la svela alla coscienza e se ne impossessa per guidare i processi psichici verso la meta desiderata. S. Freud, Cinque conferenze sulla psicoanalisi, 1909 (vol. 6 pag. 169)

Ecco il punto che mi interessa "la traslazione si instaura spontaneamente in tutte le relazioni umane" e, questo mi pare quasi ovvio, "come nel rapporto tra malato e medico", altro punto interessante: spesso la relazione pedagogica viene paragonata proprio a quella tra medico e paziente nel senso che l'educatore "si prende cura di", nel senso di "accudire", la cura é un attegiamento e parte dai sentimenti di sim-patia e di em-patia. Attraverso l'empatia ci immedesimiamo nell'altro e condividiamo sentimenti ed emozioni.
Nel transfert pedagogico, e all'interno di una relazione educativa, emergono aspetti del profondo da parte dell'educando (e dello stesso educatore) legati ad esempio al rapporto genitoriale ed al suo vissuto educativo. Da qui la connotazione di pedagogico.
Ma a differenza del terapeuta, l'educatore è coinvolto in prima persona nel progetto esistenziale, nel progetto di realtà dell'educando, perché deve mettersi in gioco e quindi rischiare. Senza questa compartecipazione  non può esistere relazione educativa autentica. Spesso la pedagogia prende queste teorie come semplici nozioni, ma a mio parere è importante conoscere e riconoscere tale meccanismo, la relazione educativa é molto complessa e non solo l'educando proietta sull'educatore sentimenti di amore e odio, ostilità e benevolenza in un'altalena di sentimenti contrastanti ma lo stesso educatore proietta nell'educando sentimenti identici, inoltre egli spesso può inconsciamente vedere nell'educando sé stesso da piccolo e, quindi riversare su di lui aspettative, interesse e sentimenti "erotici", dove per eros si intendono i sentimenti di affetto che inevitabilmente il bambino prova per l'educatore e viceversa, si parla qui di un coinvolgimento psicologico, affettivo non sessuale, ovvio.
Il bambino, il ragazzo cercano di piacere all'educatore, all'insegnante se l'interesse è ricambiato se ne avrà un miglioramento nel campo sociale, scolastico in generale, ecco che l'eros ha favorito un clima positivo di scambio, di partecipazione, di condivisione. Il transfert è servito per fare in modo che la relazione educativa avesse successo.
...il transfert pedagogico, la cui connotazione erotica é addirittura fuori discussione (come é fuori disscussione la connotazione del transfert psicoanalitico), non può non essere considerato come una delle "tecniche educative e rieducative più importanti proprio in quanto è  la situazione in cui meglio si realizza anche nell'educando più difficile" o più "resistente" la possibilità di rompere i vecchi schemi comportamentali, ovvero di trascendere il suo ormai consueto modo d'essere. Anzi, é probabile che si possa sostenere legittimamente che, in analogia con quanto avviene per la pratica psicoanalitica, un efficace azione pedagogica non é attuabile senza transfert.
Pedagogia al limite: L'eros in educazione, considerazioni pedagogiche di Piero Bertolini, La Nuova Italia, pag.145.

In conclusione occorre ricordare che l'azione dell'educatore non può e non deve essere sostituita con l'intervento psicologico/psicoanalitico ma sicuramente conoscere certi meccanismi che sottostanno alla relazione umana in generale ed a quella pedagogica in particolare aiutano il lavoro dell'educatore, facendo attenzione però a non giocare a sostituirci allo psicoanalista che opera in altro campo, ma riconoscendo, se possibile i territori comuni e le possibili collaborazioni.
Simonetta Frongia



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