L'analisi psicoanalitica ha fornito maggiori e diversi contributi all'interpretazione della fiaba, come anche del mito, perché nel linguaggio simbolico, di cui si avvale la psicoanalisi, le esperienze interiori, i pensieri e i sentimenti vengono espressi come se fossero avvenimenti esterni, ricchi di esperienze sensoriali. E la fiaba si presta a queste mediazioni: presenta un linguaggio universale creato dall'uomo, un linguaggio avente una sua grammatica e una sua sintassi che offrono l'opportunità di intra-vedere e di leggere l'esistenza di significati segreti che sono in rapporto con l'inconscio.
Già Freud (1856-1939) aveva espresso una serie di osservazioni sulle analogie esistenti tra i simboli onirici, quelli mitologici e fantastici, affermando che il rapporto tra il sogno e le fiabe non è casuale e che in entrambi i contesti è possibile applicare il criterio di lettura interpretativa dei simboli.
E' possibile quindi riscontrare all'interno della fiaba una serie di contenuti che risultano desideri repressi, impulsi primitivi e irrazionali; non solo, ma che la "sublimazione" onirica e fiabesca esercita sull'individuo un ruolo catartico, cioè di ristrutturazione dei comportamenti, dei sentimenti e delle emozioni mediante forme di rimozione e di purificazione.
E.K. Schartz si è occupato dello studio psicanalitico della fiaba all'interno di un quadro teorico di psicoterapia infantile. Sostiene che la fiaba non si occupa della realtà perché contiene una realtà già sua, che ha le sue modalità e le sue caratteristiche. La sua caratteristica è quella di andare al di là della realtà perché possiede una realtà propria, immaginaria e fantastica, possibile al di là del possibile, collocabile in ogni tempo e in ogni luogo proprio perché non ha luoghi e tempi.
La presenza della fiaba in tutte le culture e in tutti i tempi risponde all'esigenza di elaborare in forma simbolica alcuni dei problemi più toccanti relativi all'età evolutiva e al percorso formativo che il bambino va compiendo nel processo della sua crescita.
I simboli e la narrazione magico-simbolica della fiaba rispondono infatti al bisogno del bambino di liberarsi dall'ansia e dai conflitti in quanto gli permettono di spostare su personaggi fantastici tutto il vissuto emotivo angoscioso che non sarebbe tollerabile se investito sulle figure parentali.
Il più recente ed importante contributo offerto all’analisi e alla valorizzazione pedagogico-didattica della fiaba è certamente quello che Bruno Bettelheim propone nella sua opera “Il mondo incantato. Uso, importanza e significato psicoanalitico delle fiabe”.
La funzione catartica della fiaba permette di prendere coscienza del conflitto (gelosia per fratelli, “odio edipico” per il genitore, aggressività, insicurezza) e di spostarla sull’oggetto simbolico. La magia della fiaba è quindi legata ai sentimenti infantili di onnipotenza ed esercita un ruolo fondamentale per la rimozione dei conflitti e delle lotte del bambino all’interno del suo ambiente.
Riprendendo le teorie dello sviluppo cognitivo del Piaget, Bettelheim (1903-1990) afferma che il bambino nella sua prima infanzia è attraversato da forme comportamentali animistiche per cui l’elemento magico del fiabesco appare essenziale. I bambini, come i filosofi, cercano di dare delle soluzioni ai primi ed eterni interrogativi dell’uomo. Attraverso il loro pensiero animistico i bambini si domandano: chi sono? come devo comportarmi di fronte ai problemi ed agli avvenimenti della vita?
In questa ricerca il bambino non può essere soddisfatto da risposte razionali ma ha bisogno di “ risposte” che lo rimandino a vagheggiamenti di tipo proiettivo che possano soddisfare la sua “ libido”, i desideri inconsci più profondi, i conflitti. Bettelheim opera una distinzione fondamentale fra il mito, la favola e la fiaba affermando che la loro valenza pedagogica è estremamente diversa:
· il mito, che l’Autore colloca in tutto ciò che è narrativa e letteratura di tipo religioso, insegna e prescrive ciò che non si deve fare se si vuole eliminare la presenza di sentimenti che possono avere letali e tragiche conseguenze. Un esempio potrebbe essere offerto dal “mito” di Caino e Abele, dove la rivalità fra i due fratelli porta a conseguenze estreme. Perciò questo miti insegna che se un fratello si comporta come Caino, gli saranno prescritte le stesse tragiche conseguenze.
· La favola presenta dei modelli morali di comportamento adulto basati sulla ammonizione: essa è dunque frustante, inutilmente angosciosa e poco rassicurante.
· La fiaba rimane immutata nel tempo perché si adegua alla mentalità del bambino.
Consiglio la lettura del libro di Bettelheim a genitori ed educatori, il libro è di facile lettura ed altrettanta comprensione.
fonte: http://webspace.interfree.it/FIABA/psicoana.htm Bibliografia: La psicoanalisi infantile, S. Freud. L'interpretazione dei sogni, S. Freud. Psicoanalisi dell'arte e della letteratura, S. Freud. Il mondo incantato. Uso, importanza e significati psicoanalitici delle fiabe Di Bruno Bettelheim