TRE SAGGI SULLA SESSUALITA'
(1905) Volume 3
LE TRASFORMAZIONI DELLA PUBERTA' Col sopraggiungere della pubertà, avvengono trasformazioni destinate a dare alla vita sessuale infantile la forma normale definitiva. Fin qui l'istinto sessuale è stato prevalentemente autoerotico; ora trova un oggetto sessuale. La sua attività è dipesa finora da un certo numero di istinti e di zone erogene separati, che, indipendentemente gli uni dalle altre, hanno perseguito un certo tipo di piacere come loro unico scopo sessuale. Ora, però, appare una nuova meta sessuale, e tutti gli istinti componenti si alleano per raggiungerla, mentre le zone erogene vengono assoggettate al primato della zona genitale. Poiché la nuova meta sessuale assegna ai due sessi funzioni assai differenti, il loro sviluppo sessuale diverge ora vistosamente. Quello degli uomini è più chiaro e più comprensibile, mentre quello delle donne subisce addirittura una specie d'involuzione. Solo l'esatta convergenza delle due correnti dirette verso l'oggetto sessuale e la meta sessuale, ossia la corrente affettuosa e quella sensuale, assicura una vita sessuale normale. E' come perforare una galleria dalle due parti. Negli uomini la nuova meta sessuale consiste nell'emissione dei prodotti sessuali. La meta precedente, ossia il conseguimento del piacere, non le è affatto estranea; anzi, il culmine del piacere è connesso a questo atto finale del processo sessuale. L'istinto sessuale si subordina ora alla funzione riproduttiva, divenendo, per così dire, altruistico. Perché questa trasformazione riesca è necessario che nel processo si tenga conto delle disposizioni originarie e di tutte le altre caratteristiche degli istinti. Anche qui, come in qualunque altra occasione in cui l'organismo dovrebbe a rigore creare nuove combinazioni e nuovi adattamenti che portano a meccanismi complicati, ci sono possibilità di disturbi patologici se queste nuove sistemazioni non sono compiute. Ogni disturbo patologico della vita sessuale dev'essere a ragione considerato un'inibizione nello sviluppo.
In questo modo al momento della pubertà i processi affermano il primato delle zone genitali; e nell'uomo, il pene, capace ora di erezione, preme insistentemente verso la nuova meta sessuale, rappresentata dalla penetrazione in una cavità del corpo che eccita la zona genitale. Simultaneamente sul lato psichico si conclude il processo di ricerca dell'oggetto, i cui preparativi risalgono alla primissima infanzia. Nel periodo in cui i primordi del soddisfacimento sessuale sono ancora legati all'assunzione del cibo, l'istinto sessuale ha un oggetto sessuale esterno al corpo stesso del bambino, ed è rappresentato dal seno materno. E' solo più tardi che l'istinto perde quell'oggetto, proprio quando, forse, il bambino è in grado di formarsi un'idea completa della persona a cui appartiene l'organo che gli procura soddisfazione. Allora l'istinto sessuale diventa di regola autoerotico, e non si ristabilisce l'originale rapporto prima che sia trascorso il periodo di latenza. Ci sono buoni motivi perché il bambino che sugge il petto della madre è diventato il prototipo di ogni rapporto d'amore. Trovare l'oggetto quindi significa in realtà ritrovarlo. L'oggetto sessuale nella prima infanzia. Ma anche dopo che l'attività sessuale non è più legata all'assunzione del cibo, sopravvive tuttavia una parte importante di questo primo e più significativo di tutti i rapporti sessuali, che aiuta a preparare la scelta di un oggetto e così ristabilire la felicità perduta. Per tutto il periodo di latenza i bambini imparano ad amare quelle persone che li difendono e soddisfano i loro bisogni; questo amore non è che una continuazione del rapporto che da lattanti avevano con la madre. Qualcuno può forse discutere la possibilità di identificare l'affetto e la stima di un bambino per coloro che si occupano di lui con l'amore sessuale. Io penso, però, che un esame psicologico più attento possa stabilire tale identità al di là di ogni dubbio. Il rapporto con chiunque si prende cura di lui offre al bambino un'inesauribile fonte di eccitazione e di soddisfazione sessuale che scaturisce dalle zone erogene. Ciò è particolarmente vero giacché la persona a cui è affidato, che peraltro è generalmente la madre, lo considera con sentimenti derivati dalla propria vita sessuale: lo carezza, lo bacia, lo culla e lo tratta insomma come surrogato di un oggetto sessuale completo . Probabilmente una madre sarebbe inorridita se si rendesse conto che tutte le sue manifestazioni d'affetto destano l'istinto sessuale del bambino preparandone la successiva intensità. Lei considera ciò che fa, amore "puro", asessuale, dal momento che, dopo tutto, sta bene attenta a non toccare i genitali del bambino più dell'indispensabile richiesto dalla sua toilette. Com'è noto, però, l'istinto sessuale non si desta solo con la diretta eccitazione della zona genitale. Ciò che chiamiamo affetto un giorno mostrerà immancabilmente i suoi effetti anche sulle zone genitali. Inoltre, se la madre capisse meglio la grande importanza del ruolo giocato dagli istinti nella vita mentale nel suo complesso, cioè in tutti i suoi conseguimenti etici e psichici, si risparmierebbe ogni senso di colpa anche dopo la spiegazione. Lei sta svolgendo soltanto il compito che le spetta, di insegnare al bambino ad amare. Si vuole, peraltro, che egli diventi un uomo forte e capace con vigorosi bisogni sessuali e che compia durante la vita tutte le cose che gli esseri umani sono spinti dagli istinti a fare. E' vero che l'eccessivo affetto dei genitori è nocivo, perché causa una precoce maturità sessuale e anche perché, viziandolo, si rende il bambino incapace in futuro di fare temporaneamente a meno dell'amore o di accontentarsi di averne in misura minore. Una delle indicazioni più chiare che il bambino diventerà in seguito nevrotico è data dalla sua insaziabile domanda di affetto da parte dei genitori. E d'altro canto i genitori nevropatici, portati in genere a dimostrare eccessivo affetto, sono proprio quelli che più probabilmente susciteranno con le loro carezze la disposizione del bambino alle malattie nevrotiche. Diciamo, fra parentesi, che questo esempio mostra l'esistenza di vie più dirette dell'ereditarietà per cui i genitori nevrotici possono trasmettere le proprie malattie ai figli. Angoscia infantile. Gli stessi bambini sin da tenera età si comportano come se la loro dipendenza dalle persone che si curano di loro contenesse qualcosa di sessuale. Da principio nei bambini l'angoscia non è altro che un'espressione del fatto che stanno sentendo la mancanza della persona amata. E per tale ragione hanno paura di ogni estraneo. Hanno paura del buio perché nel buio non possono vedere la persona che amano; e la loro paura si attenua se nel buio possono tenere la mano di tale persona. Attribuire ai fantasmi e alle storie agghiaccianti raccontate dalle bambinaie la colpa del timore dei bambini significa sopravvalutarne l'efficacia. La verità è semplicemente che i bambini proclivi al timore sono colpiti da storie che non riuscirebbero a produrre un'impressione qualsiasi sugli altri, e sono solo i bambini con un istinto sessuale eccessivo e precocemente sviluppatosi o divenuto imperioso a causa dei troppi sbaciucchiamenti ad aver tendenza al timore. Sotto questo aspetto il bambino, trasformando la sua libido in angoscia quando non può appagarla, si comporta come un adulto. Dal canto suo l'adulto diventato nevrotico a causa della sua libido insoddisfatta si comporta nell'angoscia come un bambino: comincia ad aver paura di star solo, cioè lontano da qualcuno il cui amore gli dà un senso di sicurezza, e cerca di calmare questa paura ricorrendo alle misure più infantili . La barriera contro l'incesto. Vediamo, quindi, che l'affetto dei genitori per il loro bambino può svegliarne prematuramente l'istinto sessuale (cioè prima che compaiano le condizioni somatiche della pubertà) in tal misura che l'eccitazione mentale irrompe in maniera inconfondibile nel sistema genitale. D'altro canto, se sono abbastanza fortunati per evitare ciò, allora il loro affetto può assolvere il compito di indirizzare la scelta dell'oggetto sessuale del bambino che ha raggiunto la maturità. Indubbiamente la strada più semplice per il bambino sarebbe quella di scegliere come oggetti sessuali le stesse persone che sin dall'infanzia ha amato con una sorta di libido soffocata. Ma, rinviando la maturazione sessuale, si è guadagnato tempo perché il bambino possa erigere, tra gli altri freni sulla sessualità, la barriera contro l'incesto, e poter così far propri i precetti morali che escludono espressamente dalla sua scelta dell'oggetto, perché consanguinee, le persone che ha amato nell'infanzia. Il rispetto per questa barriera è essenzialmente una domanda culturale avanzata dalla società. La società si deve difendere contro il pericolo che gli interessi di cui ha bisogno per stabilire le unità sociali superiori possano essere inghiottiti dalla famiglia; e per questo motivo, nel caso di ogni individuo, e in particolare negli adolescenti maschi, cerca con ogni mezzo possibile di allentare i legami con la famiglia, legame che nell'infanzia è l'unico che conti. E' nel mondo delle idee, però, che si compie dapprima la scelta di un oggetto; e la vita sessuale dei giovani che stanno maturando è limitata quasi unicamente alle fantasie, ossia alle idee destinate a non essere realizzate. In queste fantasie tornano invariabilmente ad emergere le tendenze infantili, ma questa volta con la pressione intensificata dalle fonti somatiche. Tra queste tendenze il primo posto è occupato con uniforme frequenza dagli impulsi sessuali che il bambino ha verso i suoi genitori; tali impulsi di regola sono già differenziati a causa dell'attrazione del sesso opposto: il figlio si sente attratto dalla madre e la figlia dal padre. Mentre queste fantasie chiaramente incestuose vengono superate e ripudiate, si compie uno dei più significanti ma anche dei più dolorosi episodi psichici del periodo puberale: il distacco dall'autorità dei genitori. Questo è il solo processo che rende possibile l'opposizione, tanto importante per il progresso della civiltà, tra la nuova e la vecchia generazione. Ad ogni stadio di sviluppo attraverso cui dovrebbero passare a rigore tutti gli esseri umani, un certo numero di persone resta indietro; ci sono quindi alcuni che non hanno vinto l'autorità dei genitori verso i quali continuano a rivolgere completamente o quasi il proprio affetto. Per la maggior parte si tratta di ragazze che, con gioia dei genitori, hanno conservato tutto il loro amore infantile ben oltre la pubertà. E' assai istruttivo vedere che proprio queste ragazze da sposate non avranno la capacità di dare al marito quanto gli è dovuto; come mogli sono fredde e sessualmente restano frigide. Questo ci insegna che l'amore sessuale e ciò che sembra essere amore non sessuale per i genitori sono alimentati dalle stesse fonti; il secondo cioè corrisponde semplicemente a una fissazione infantile della libido. Man mano che ci si avvicina ai disturbi più profondi dello sviluppo psicosessuale, più inequivocabile emerge l'importanza della scelta dell'oggetto incestuoso. Negli psiconevrotici l'attività psicosessuale rivolta a trovare l'oggetto resta tutta o in gran parte nell'inconscio come conseguenza per aver ripudiato la sessualità. Le ragazze con un esagerato bisogno di affetto e un orrore altrettanto esagerato delle richieste avanzate dalla vita sessuale sono irresistibilmente tentate da un lato di realizzare nella vita l'ideale dell'amore sessuale, e dall'altro di celare la propria libido dietro un affetto che possano esprimere senza sentirsi in colpa restando legate per tutta la vita all'affetto infantile, al quale tornano nella pubertà, per i genitori, i fratelli o le sorelle. Non è difficile per la psicoanalisi dimostrare a queste persone che esse sono INNAMORATE, nel senso comune della parola, dei loro consanguinei; e questo perché con l'aiuto dei sintomi e delle altre manifestazioni della malattia, la psicoanalisi rintraccia i pensieri inconsci e li traduce in pensieri consci. Anche nei casi di persone, precedentemente sane, che si ammalano dopo un'infelice esperienza d'amore, è possibile dimostrare con certezza che il meccanismo della loro malattia consiste in un ritorno della libido verso coloro che si è preferiti nell'infanzia. Postumi della scelta dell'oggetto infantile. Neppure la persona che sia stata così fortunata da evitare la fissazione incestuosa della sua libido, riesce a evitarne del tutto l'influenza. Spesso accade che un giovane si innamori seriamente per la prima volta di una donna matura, o una ragazza di un uomo anziano che occupi un posto di autorità; si tratta chiaramente di un'eco della fase di sviluppo di cui abbiamo parlato, dal momento che queste figure possono ridar vita all'immagine della madre o del padre. E' fuori di dubbio che qualsiasi scelta dell'oggetto è basata, anche se meno rigidamente, su questi prototipi. In particolare, l'uomo cerca qualcuno che possa rappresentare l'immagine della madre essendo quella che ha dominato la sua mente sin dalla primissima infanzia; e di conseguenza, se è ancora viva, la madre può provare risentimento per questa nuova versione di sé e accoglierla con ostilità. In considerazione dell'importanza dei rapporti di un bambino coi genitori nel determinare la successiva scelta dell'oggetto sessuale, si può facilmente intendere che qualunque turbamento di questi rapporti produrrà gravissimi effetti sulla sua vita sessuale da adulto. La gelosia nell'innamorato non è mai priva di una radice infantile, o almeno di un rafforzamento infantile. Se tra i genitori avvengono liti o se il matrimonio è infelice, per i bambini sarà preparato il terreno per la più grave predisposizione ai disturbi dello sviluppo sessuale o alle malattie nevrotiche. L'affetto di un bambino per i propri genitori costituisce indubbiamente la traccia infantile più importante che, dopo essere ricomparsa nella pubertà, indica la via alla scelta dell'oggetto; ma non è la sola. Altri punti di partenza aventi la stessa lontana origine consentono all'uomo di sviluppare più di una linea sessuale, basate anche queste sull'infanzia, e di stabilire svariatissime condizioni per la scelta dell'oggetto. Prevenzione dell'inversione. Tra i compiti impliciti, la scelta dell'oggetto ha quello di trovare la strada per il sesso opposto. Ma, com'è noto, a ciò non si giunge senza un certo numero di armeggiamenti. Abbastanza spesso i primi impulsi successivi alla pubertà si smarriscono, anche se senza permanenti conseguenze dannose. Dessoir (1894) ha giustamente messo in rilievo la regolarità con cui gli adolescenti (ragazzi e ragazze) stringono delle amicizie sentimentali con gli appartenenti allo stesso sesso. Non c'è dubbio che la forza più intensa che impedisce l'inversione permanente dell'oggetto sessuale sia l'attrazione che i caratteri sessuali di un sesso esercitano sul sesso opposto. Non è questa la sede per chiarire questo punto. Ad ogni modo possiamo dire che questo fattore non è sufficiente da sé a escludere l'inversione; indubbiamente anzi vi contribuisce una varietà di fattori. Tra questi, il più importante è il divieto autoritario imposto dalla società. Ove non sia considerata un crimine, vediamo che l'inversione risponde pienamente alle inclinazioni sessuali di non poche persone. In secondo luogo si può presumere che, nel caso dell'uomo, il ricordo dell'affetto dimostratogli nell'infanzia dalla madre e dalle altre donne che si prendevano cura di lui, contribuisca decisamente a indirizzarne la scelta verso le donne; d'altro canto, la sua esperienza infantile del rapporto competitivo con il padre, il quale lo ha scoraggiato anche dall'attività sessuale, lo allontana da quelli del proprio sesso. Questi due fattori, sono altrettanto validi per le ragazze, la cui attività sessuale è particolarmente soggetta alla vigile sorveglianza della madre. Esse assumono così un atteggiamento ostile verso il proprio sesso che influenza decisamente la scelta dell'oggetto nella cosiddetta direzione normale. L'educazione dei ragazzi da parte di uomini (gli schiavi, nell'antichità) sembra incoraggi l'omosessualità. La frequenza dell'inversione tra l'aristocrazia di oggi è meglio spiegata se si pensa all'impiego dei servitori, come pure al fatto che le madri si prendono minor cura personale dei figli. Nel caso di alcuni isterici si trova che la perdita prematura (per morte, divorzio o separazione) di uno dei genitori, con la conseguenza che il bambino riversa tutto il proprio amore sull'altro genitore, determina il sesso della persona che in seguito sarà scelta come oggetto sessuale, e può così aprire la via all'inversione permanente.
- IL PRIMATO DELLE ZONE GENITALI E IL PIACERE PRELIMINARE
Il punto di partenza e lo scopo finale del processo descritto sono chiaramente visibili. Ma i gradini intermedi ci sono ancora per molti versi oscuri. Dovremo lasciarne irrisolti più di uno.
Il più straordinario dei processi della pubertà, di cui costituisce l'essenza, è lo sviluppo manifesto dei genitali esterni. (Il periodo di latenza dell'infanzia è caratterizzato, d'altro canto, da una relativa cessazione del loro sviluppo). Nel frattempo lo sviluppo dei genitali interni ha progredito abbastanza per consentir loro di scaricare i prodotti sessuali o, secondo il caso, di causare la formazione di un nuovo organismo vivente. Un apparato complicatissimo è così già pronto e aspetta il momento di entrare in opera.
Questo apparato è mosso dagli stimoli, e l'osservazione ci mostra che gli stimoli possono agire su di esso da tre direzioni: dal mondo esterno per mezzo dell'eccitazione delle zone erogene che già conosciamo, dall'interno organico per vie che dobbiamo ancora esplorare, e dalla vita psichica, che è un magazzino di impressioni esterne e una stazione ricevente di eccitazioni interne. I tre tipi di stimoli producono tutti lo stesso effetto, cioè una condizione detta di "eccitamento sessuale", che si manifesta in due modi: psichico e somatico. Le indicazioni psichiche consistono in una particolare sensazione di tensione estremamente coattiva, e tra le numerose indicazioni somatiche troviamo anzitutto alcune trasformazioni dei genitali, che hanno l'ovvio senso di preparativi dell'atto sessuale: l'erezione dell'organo maschile e la lubrificazione della vagina.
Tensione sessuale.
Il fatto che l'eccitamento sessuale possegga il carattere della tensione fa sorgere un problema la cui soluzione non è meno difficile che importante per l'aiuto che può darci a capire i processi sessuali. Nonostante tutte le differenze di opinione che tra gli psicologi regnano sull'argomento, devo insistere sul fatto che una sensazione di tensione comporta necessariamente dispiacere. A tale convinzione sono stato portato dal fatto che una sensazione di questo genere è accompagnata da un impulso a cambiare la situazione psicologica, e che opera in modo pressante, completamente estraneo alla natura del sentimento che accompagna la sensazione di piacere. Comunque, se la tensione dell'eccitamento sessuale è considerata una sensazione spiacevole, ci troviamo immediatamente di fronte al fatto che essa procura indubbiamente anche piacere. In ogni caso in cui è prodotta da processi sessuali la tensione è accompagnata da piacere; anche nelle trasformazioni preparatorie dei genitali si può osservare chiaramente un senso di appagamento di qualche genere. Come conciliare allora la tensione spiacevole e il senso di piacere? Tutto ciò che si riferisce al problema del piacere e del dispiacere tocca uno dei punti dolenti della psicologia moderna.
Mi propongo di imparare il più possibile dalle circostanze del caso di cui stiamo parlando, ma eviterò qualsiasi accostamento al problema nel suo complesso.
Cominciamo intanto col dare uno sguardo al modo in cui le zone erogene si adattano alla nuova situazione. Esse giocheranno un ruolo importante nell'introdurre l'eccitazione sessuale. L'occhio è forse la zona più lontana dall'oggetto sessuale, ma è anche la zona che, durante la corte fatta a un oggetto, è soggetta a essere la più frequentemente stimolata dalla particolare qualità dell'eccitazione la cui causa, quando nasce da un soggetto sessuale, noi definiamo "bellezza". (Per la stessa ragione i meriti di un oggetto sessuale sono definiti "attrazioni"). Questo stimolo da un lato è già accompagnato dal piacere, mentre dall'altro porta a un aumento dell'eccitamento sessuale o, se ancora è assente, lo crea. Se l'eccitazione ora si estende a un'altra zona erogena, per esempio alla mano, attraverso le sensazioni tattili, I'effetto è identico: da un lato un senso di piacere, rapidamente intensificato dal piacere che sorge dalle trasformazioni preparatorie (nei genitali), e dall'altro una aumentata tensione sessuale, che presto si trasforma nel più ovvio dispiacere se non incontra un ulteriore aumento di piacere. Un altro esempio potrà forse chiarire meglio la cosa. Se in una persona sessualmente non eccitata, la zona erogena (per esempio la pelle del seno femminile) è stimolata dal tocco, allora il contatto produce una sensazione di piacere; ma nello stesso tempo è inteso, più di ogni altra cosa, a svegliare l'eccitazione sessuale che esiga un aumento di piacere. Il problema è di vedere come possa un'esperienza di piacere far nascere un bisogno di piacere maggiore.
Il meccanismo del piacere preliminare.
Il ruolo svolto dalle zone erogene nel meccanismo del piacere preliminare è, comunque, chiaro. Ciò che è vero per una zona è vero per tutte. Tutte le zone erogene servono a procurare un certo quantitativo di piacere se stimolate nel modo adeguato. Questo piacere porta ad aumentare la tensione, che a sua volta produce l'energia motoria necessaria alla conclusione dell'atto sessuale.
Il penultimo stadio di quest'atto è ancora una volta costituito dall'adeguato stimolo di una zona erogena (la zona genitale stessa, nel glande del pene) da parte dell'oggetto appropriato (la mucosa della vagina); e l'energia motoria ottenuta dal piacere prodotto da questa eccitazione, questa volta per via riflessa, determina l'emissione delle sostanze sessuali. Quest'ultimo piacere è il più intenso, e il suo meccanismo è diverso da quello del piacere precedente. Esso è determinato interamente dall'emissione: è un piacere di completo appagamento e con esso si estingue per il momento la tensione della libido.
Ritengo necessario rendere più concreta, differenziandone la nomenclatura, la distinzione tra il piacere dovuto all'eccitazione delle zone erogene e quello determinato dall'emissione delle sostanze sessuali. Il primo possiamo definirlo appropriatamente "piacere preliminare" per distinguerlo dal "piacere terminale" o piacere dell'appagamento tratto dall'atto sessuale. Il piacere preliminare pertanto è quel piacere già prodotto, anche se su scala minore, dall'istinto sessuale infantile; il piacere terminale è qualcosa di nuovo e perciò probabilmente condizionato dalle circostanze assenti prima della pubertà. La formula della nuova funzione delle zone erogene è pertanto la seguente: esse servono a rendere possibile, attraverso il medium del piacere preliminare che vi si può ricavare (come succedeva durante l'infanzia), la produzione del maggiore piacere dell'appagamento.
Di recente mi è stato possibile gettar luce su un altro caso, in una sfera della vita psichica del tutto diversa, riguardo a una leggera sensazione di piacere che consente similmente di conseguire un piacere risultante maggiore, e agisce così da "premio di seduzione". Contemporaneamente ho potuto approfondire la natura del piacere.
Pericoli del piacere preliminare.
Il nesso tra il piacere preliminare e la vita sessuale infantile, comunque, è meglio chiarito dal ruolo patogeno che il primo può giocare. Il conseguimento dello scopo sessuale normale può essere messo chiaramente in pericolo dal meccanismo del piacere preliminare. Questo pericolo sorge se a un certo punto dei processi sessuali preparatori il piacere preliminare appare troppo grande e l'elemento della tensione troppo piccolo. Il motivo di procedere ulteriormente sulla via del processo sessuale allora scompare; si verifica così una brusca interruzione e l'atto preparatorio in questione sostituisce la meta sessuale normale.
L'esperienza ha dimostrato che la precondizione di questo evento dannoso è che la zona erogena interessata o il corrispondente istinto componente abbiano già nell'infanzia dato un insolito quantitativo di piacere. Se allora entrano in gioco altri fattori tendenti a determinare una fissazione, può facilmente sorgere successivamente una coazione che si oppone all'incorporazione in un nuovo contesto di questo particolare piacere preliminare. Tale è infatti il meccanismo delle numerose perversioni che consistono in un soffermarsi sugli atti preparatori del processo sessuale.
Il fallimento della funzione del meccanismo sessuale dovuto al piacere preliminare è ancor meglio evitato se anche il primato dei genitali è adombrato nell'infanzia; e invero le cose sembrano in realtà messe in modo da determinare questo stato nella seconda metà dell'infanzia (dagli otto anni alla pubertà). Durante questi anni le zone genitali si comportano già quasi come nella maturità; esse diventano la sede delle sensazioni dell'eccitazione e delle trasformazioni preparatorie allorché si ricavi un qualsiasi piacere dell'appagamento di altre zone erogene, sebbene questo risultato non abbia ancora uno scopo: vale a dire, non contribuisce affatto alla continuazione del processo sessuale. Già nell'infanzia, quindi, accanto al piacere dell'appagamento esiste una certa tensione sessuale, anche se meno costante e quantitativamente minore. Possiamo ora capire perché, parlando delle fonti della sessualità, avevamo ugualmente ragione di dire di un dato processo che era sessualmente appagante o sessualmente eccitante. Si sarà notato che nel corso della nostra indagine abbiamo cominciato con l'esagerare la distinzione tra la vita sessuale infantile e quella matura; tuttavia, ora possiamo vedere che non solo le deviazioni dalla vita sessuale normale ma anche la forma normale stessa è determinata dalle manifestazioni infantili della sessualità.
- IL PROBLEMA DELL'ECCITAZIONE SESSUALE
Ci sono completamente ignote l'origine e la natura della tensione sessuale che nasce insieme col piacere quando sono appagate le zone erogene. La spiegazione più ovvia, che questa tensione cioè sorga in qualche modo dal piacere stesso, non solo è estremamente improbabile in sé, ma diventa addirittura insostenibile quando consideriamo che, all'atto del massimo dei piaceri, ossia quello che accompagna l'emissione dei prodotti sessuali, non si produce alcuna tensione, ma anzi ogni tensione è rimossa. E pertanto il piacere e la tensione sessuale possono collegarsi solo per via indiretta.
Parte svolta dalle sostanze sessuali.
A parte il fatto che normalmente solo l'emissione delle sostanze sessuali mette fine all'eccitazione sessuale, ci sono altri punti di contatto tra la tensione sessuale e i prodotti sessuali. Nel caso di un uomo che conduca una vita di continenza, l'apparato sessuale, a vari intervalli che, comunque, sono soggetti a leggi, scarica durante la notte le sostanze sessuali; e tale emissione è accompagnata da una sensazione di piacere e avviene durante un sogno che allucina un atto sessuale. E riguardo a questo processo (emissione notturna) è difficile non concludere che la tensione sessuale, che riesce a servirsi della scorciatoia dell'allucinazione come surrogativo dell'atto vero e proprio, è una funzione dell'accumulazione di seme nelle vescicole contenenti i prodotti sessuali. Ciò viene confermato dall'esperienza che noi abbiamo dell'esauribilità del meccanismo sessuale. Se le riserve seminali sono esaurite, non solo è impossibile compiere l'atto sessuale, ma cessa persino la suscettibilità allo stimolo delle zone erogene, la cui adeguata eccitazione non fa sorgere più alcun piacere. Apprendiamo così incidentalmente che anche per l'eccitabilità delle zone erogene occorre un certo grado di tensione sessuale. Questo sembrerebbe confermare, mi pare, l'ipotesi assai diffusa secondo cui l'accumulazione delle sostanze sessuali crea e mantiene la tensione sessuale; si direbbe che la pressione di questi prodotti sulle pareti delle vescicole che li contengono agisca da stimolo sul centro spinale, la cui condizione sarebbe percepita dai centri superiori, creando nella coscienza la nota sensazione di tensione. Se l'eccitazione delle zone erogene accresce la tensione sessuale, questo potrebbe solo far supporre che le zone in questione siano in una connessione anatomica già stabilita con questi centri, che ne accrescano il tono dell'eccitazione. Così, se la tensione sessuale è sufficiente, esse mettono in moto l'atto sessuale, mentre se è insufficiente stimolano la produzione delle sostanze sessuali.
Il punto debole di questa teoria, che è accettata, per esempio, da Krafft-Ebing a proposito dei processi sessuali, sta nel fatto che, essendo stata destinata a spiegare l'attività sessuale dei maschi adulti, tiene pochissimo conto degli altri tre gruppi di condizioni che dovrebbe ugualmente saper spiegare. Intendiamo le condizioni nei bambini, nelle donne, e nei maschi evirati. In nessuno di questi tre casi si può parlare di accumulazione di prodotti sessuali nel senso inteso per i maschi, e questo rende difficile una completa applicazione della teoria. Tuttavia possiamo ammettere fin d'ora che è possibile trovare la maniera di consentire anche in questi casi l'applicazione della teoria. Ad ogni modo è consigliabile non dare al fattore dell'accumulazione dei prodotti sessuali più peso di quanto meriti.
Importanza degli organi sessuali interni.
Le osservazioni sui maschi castrati sembrano mostrare che l'eccitazione sessuale possa verificarsi in considerevole misura indipendentemente dalla produzione delle sostanze sessuali. La castrazione talora può non determinare una limitazione della libido, sebbene tale limitazione al cui fine si è eseguita l'operazione, sia il risultato normale. D'altronde, è noto da tempo che malattie che aboliscono la produzione delle cellule sessuali maschili lasciano intatte la libido e la potenza del paziente divenuto sterile. Non è quindi sorprendente, secondo quanto ritiene Rieger, il fatto che la perdita delle ghiandole sessuali maschili nell'adulto possa non aver alcun effetto ulteriore sul suo comportamento psichico. E' vero che se la castrazione è eseguita in tenera età, prima della pubertà, essa consegue pressoché totalmente lo scopo di cancellare i caratteri sessuali; ma anche qui è possibile che il vero problema, a prescindere naturalmente dalla perdita delle ghiandole sessuali, sia un'inibizione (connessa a questa perdita) nello sviluppo di altri fattori.
Teoria chimica.
Gli esperimenti di asportazione delle ghiandole sessuali (testicoli e ovaie) negli animali, e di trapianto nei vertebrati di ghiandole sessuali di individui dell'altro sesso, hanno finalmente chiarito parzialmente l'origine dell'eccitazione sessuale e hanno allo stesso tempo ridotto ulteriormente l'importanza di una possibile accumulazione dei prodotti sessuali cellulari. Oggi è possibile in via sperimentale (E. Steinach) trasformare un maschio in femmina, e per converso una femmina in maschio. In questo processo il comportamento psicosessuale dell'animale muta secondo e insieme ai caratteri sessuali somatici. Sembra, comunque, che l'influenza che determina il sesso non sia attribuibile a quella parte delle ghiandole sessuali che dà origine alle cellule sessuali specifiche (spermatozoo e uovo), ma al loro tessuto interstiziale, a cui la letteratura dà particolare rilievo indicandolo come la "ghiandola puberale". E' possibilissimo che ulteriori studi dimostrino che questa ghiandola puberale abbia di norma disposizione ermafrodita. Se così fosse, la teoria della bisessualità degli animali superiori verrebbe ad avere un fondamento anatomico. E' comunque probabile che la ghiandola puberale non sia l'unico organo interessato nella produzione dell'eccitazione sessuale e dei caratteri sessuali. Ad ogni modo, ciò che già conosciamo del ruolo svolto dalla ghiandola tiroide nella sessualità, si accorda con questa nuova scoperta biologica. Sembra probabile, dunque, che la parte interstiziale delle ghiandole sessuali produca speciali sostanze chimiche, le quali vengono assorbite dal flusso sanguigno provocando una tensione sessuale in determinate parti del sistema nervoso centrale. (Sappiamo già che altre sostanze tossiche introdotte nel corpo dall'esterno possono determinare un'analoga trasformazione, cioè convertire una condizione tossica in uno stimolo che agisca su un determinato organo). Il problema di come l'eccitazione sessuale sorga dallo stimolo delle zone erogene, quando l'apparato centrale è già carico, e il problema di come nel corso dei processi sessuali sorga l'influsso reciproco tra gli effetti degli stimoli puramente tossici e di quelli fisiologici, non possono essere affrontati nemmeno in via ipotetica allo stato attuale della nostra conoscenza. Ci basti attenerci fedelmente a quanto di essenziale c'è in questa tesi sui processi sessuali: la presunzione, cioè, che sostanze di tipo particolare derivino dal metabolismo sessuale. Questa supposizione apparentemente arbitraria è sostenuta da un fatto che ha ricevuto poca attenzione, ma che merita la più seria considerazione. Le nevrosi che siano dovute solo a disturbi della vita sessuale, mostrano la più grande similarità clinica coi fenomeni di intossicazione e di debilitazione fisica che derivano dall'uso abituale di sostanze tossiche che producono piacere (alcaloidi).
- LA TEORIA DELLA LIBIDO
L'impalcatura concettuale che abbiamo eretto perché ci aiuti a trattare le manifestazioni psichiche della vita sessuale corrisponde perfettamente a queste ipotesi riguardo alla base chimica dell'eccitazione sessuale. Abbiamo definito il concetto di libido come una forza quantitativamente variabile che servirebbe da misura dei processi e delle trasformazioni che si verificano nel campo dell'eccitazione sessuale. Distinguiamo questa libido rispetto alla sua origine particolare dall'energia che si suppone stia alla base dei processi mentali in generale, e quindi le attribuiamo anche un carattere QUALITATIVO. Separando in tal modo le forme libidiche dalle altre forme di energia psichica presumiamo, in effetti, che i processi sessuali che avvengono nell'organismo si distinguono dai processi nutritivi per uno speciale chimismo. L'analisi delle perversioni e delle psiconevrosi ci ha fatto vedere che questa eccitazione sessuale deriva non dalle cosiddette parti sessuali soltanto, bensì da tutti gli organi del corpo. Ci formiamo dunque il concetto di una libido determinabile quantitativamente, alla cui rappresentazione psichica diamo il nome di "libido dell'Io", e la cui produzione, aumento o diminuzione, distribuzione o spostamento, ci forniranno la possibilità di spiegare i fenomeni psicosessuali osservati.
Allo studio analitico, però, questa libido dell'Io si presta soltanto quando ha trovato un suo impiego psichico nella carica di oggetti sessuali, ossia quando è diventata libido oggettiva.
Possiamo vederla concentrarsi allora su oggetti, fissarsi a essi o abbandonarli, spostarsi da un oggetto a un altro, e, da qui, dirigere l'attività sessuale del soggetto, che conduce all'appagamento, cioè all'estinzione parziale e temporanea della libido stessa. La psicoanalisi delle cosiddette nevrosi di TRANSFERT (isterismo e nevrosi ossessiva) ci permette oggi di raggiungere una chiara comprensione.
Possiamo seguire ora la libido oggettiva attraverso le ulteriori vicissitudini. Ritirata dagli oggetti, resta in sospeso in particolari condizioni di tensione e ritorna infine nell'Io, ridiventando libido dell'Io. Di contro alla libido oggettiva, definiamo la libido dell'Io anche libido "narcisistica". Grazie alla psicoanalisi possiamo guardare, al di là di un confine che non possiamo varcare, nelle attività della libido narcisistica, e possiamo formarci delle idee del rapporto tra questa e la libido oggettiva. La libido dell'Io o libido narcisistica sembra essere il grande serbatoio dal quale fluiscono e al quale poi rifluiscono le cariche oggettive; mentre la carica libidica narcisistica dell'Io è lo stato primordiale realizzato nella prima infanzia, che dalle successive emissioni della libido viene soltanto celato, ma che sostanzialmente si conserva dietro di esse.
Spetterebbe a una teoria della libido dei disturbi nevrotici e psicotici esprimere tutti i fenomeni osservati e i processi da questi dedotti in termini di economia della libido. E' facile indovinare che sotto questo aspetto, specie quando si tratta di spiegare i disturbi psicotici più profondi, le vicissitudini della libido dell'Io avranno il ruolo più importante da giocare. Ci troveremo allora di fronte alla difficoltà che il nostro metodo di ricerca, cioè la psicoanalisi, per il momento ci offra informazioni sicure solo sulle trasformazioni che avvengono nella libido oggettiva, ma non sia in grado di fare un'immediata distinzione tra la libido dell'Io e le altre forme di energia operanti nell'Io.
Oggi come oggi, pertanto, nessun ulteriore sviluppo della teoria della libido è possibile, se non in linea di congettura.
Significherebbe, comunque, sacrificare quanto ottenuto finora dall'osservazione psicoanalitica, se seguissimo l'esempio di C.G. Jung e annacquassimo il significato del concetto della libido stessa equiparandola alla forza istintiva psichica in generale. La distinzione degli impulsi istintivi sessuali da tutti gli altri e la conseguente restrizione del concetto di libido ai primi soltanto, è convalidata da quanto già detto a proposito dell'esistenza di uno speciale chimismo della funzione sessuale.
- LA DIFFERENZIAZIONE TRA UOMINI E DONNE
Com'è a tutti noto, la netta distinzione tra i caratteri maschili e quelli femminili non si delinea fino alla pubertà. Da quel momento, la formazione della vita umana è influenzata da questo contrasto più che da qualsiasi altra cosa. E' vero che i caratteri maschili e femminili sono facilmente riconoscibili già nell'infanzia. Lo sviluppo delle inibizioni della sessualità (vergogna, disgusto, pietà, eccetera) avviene prima e incontra meno resistenza nelle ragazze che nei ragazzi; la tendenza alla rimozione sessuale sembra in esse generalmente maggiore; e, dove appaiono, gli istinti componenti della sessualità preferiscono la forma passiva. L'attività autoerotica delle zone erogene, però, è identica in entrambi i sessi, ed è proprio a causa di questa uniformità che non esiste la possibilità di una distinzione tra i due sessi come quella che ha luogo dopo la pubertà. Per quanto riguarda le manifestazioni masturbatorie e autoerotiche della sessualità, potremmo affermare che la sessualità delle ragazze è di carattere interamente maschile. In verità, se noi potessimo dare un significato più preciso ai concetti di "maschile" e "femminile", sarebbe perfino possibile sostenere che la libido è invariabilmente e necessariamente di natura maschile, sia quella degli uomini sia quella delle donne e indipendentemente dal fatto che un oggetto sia uomo o donna.
Da quando ne sono venuto a conoscenza, ho considerato la nozione della bisessualità il fattore decisivo, e penso che senza tener conto della bisessualità sarebbe pressoché impossibile arrivare a capire le manifestazioni sessuali che possiamo osservare negli uomini e nelle donne.
Zone dominanti negli uomini e nelle donne.
A quanto detto si deve aggiungere solo questo. La principale zona erogena nelle bambine è circoscritta alla clitoride, ed è dunque omologa alla zona genitale maschile del pene. Tutta la mia esperienza ha mostrato che la masturbazione nelle bambine è sempre in relazione alla clitoride e non alle regioni dei genitali esterni che sono importanti nel successivo funzionamento sessuale.
Dubito perfino che una bambina possa essere spinta dall'influenza della seduzione a qualcosa di diverso dalla masturbazione clitoridea. Se ciò accade, è del tutto eccezionale. Le emissioni spontanee dell'eccitamento sessuale che tanto spesso avvengono proprio nelle ragazze si manifestano con spasmi della clitoride.
Le frequenti erezioni di tale organo consentono alle ragazze di formarsi una giusta idea, senza alcun insegnamento, delle manifestazioni sessuali dell'altro sesso: esse non fanno altro che trasferire sui ragazzi le sensazioni derivate dai propri processi sessuali. Se vogliamo capire allora come una ragazza si trasformi in donna dobbiamo seguire le ulteriori vicende di questa eccitabilità della clitoride. La pubertà, che porta con sé un così grande aumento di libido nei ragazzi, è caratterizzata nelle ragazze da una nuova ondata di rimozione, che si abbatte proprio sulla sessualità clitoridea. Ciò che viene così colpito dalla rimozione è una parte della sessualità maschile. L'ulteriore pressione del freno sulla sessualità determinata dalla rimozione puberale nelle donne, negli uomini serve da stimolo alla libido aumentandone l'attività. Accanto a questo accrescimento di libido c'è anche un aumento della sopravvalutazione sessuale che appare allora in tutta la sua forza di fronte alla donna che si trattiene e nega la sua sessualità. Quando infine è permesso l'atto sessuale, la clitoride eccitata conserva ancora una funzione: il compito, cioè, di trasmettere l'eccitazione alle adiacenti parti sessuali femminili, proprio come, per fare un esempio, si deve appiccare il fuoco ai trucioli di pino se si vuole far ardere un ceppo più duro. Prima che questa traslazione si compia, deve spesso trascorrere un certo lasso di tempo, durante il quale la giovane donna è frigida. Tale frigidità può diventare permanente se la zona clitoridea si rifiuta di abbandonare la sua eccitabilità, e a questa possibilità la strada è spianata proprio da un'intensa attività di quella zona nell'infanzia. La frigidità nelle donne, com'è noto, spesso è solo apparente e locale. Esse sono frigide per quanto concerne l'orifizio vaginale ma non sono affatto incapaci di eccitamento quando nasca dalla clitoride o anche da altre zone. Accanto a questi determinanti erogeni della frigidità, dobbiamo porre anche i determinanti psichici i quali sorgono anch'essi dalla rimozione.
Quando la donna riesce a trasferire la suscettibilità erogena alla stimolazione dalla clitoride all'orifizio vaginale, vuol dire che ha scelto una nuova zona principale per gli scopi della sua futura attività sessuale. La zona principale dell'uomo, invece, resta immutata dall'infanzia. Il fatto che le donne cambino in tal modo la zona erogena principale, insieme con l'ondata di rimozione della pubertà, che, per così dire, accantona la loro mascolinità infantile, sono i determinanti principali della maggiore propensione delie donne alla nevrosi e particolarmente all'isterismo. Questi determinanti, quindi, sono intimamente connessi all'essenza della femminilità.
- LA SCOPERTA DI UN OGGETTO
CONCLUSIONE
Dobbiamo ora cercare di ricapitolare quanto detto. Siamo partiti dalle aberrazioni dell'istinto sessuale nei confronti del suo oggetto e della sua meta. Si trattava di vedere se queste aberrazioni fossero frutto di una disposizione innata o si acquisissero in conseguenza di esperienze vissute. L'indagine psicoanalitica, facendoci capire il funzionamento dell'istinto sessuale negli psiconevrotici che costituiscono una classe numerosa di persone, in verità non distanti dalla cosiddetta normalità, ci ha consentito di rispondere a questo problema. Abbiamo visto che in costoro le tendenze a ogni genere di perversione possono presentarsi come forze inconsce e tradiscono la propria presenza quali fattori che conducono alla formazione dei sintomi. E' stato così possibile affermare che la nevrosi è, per così dire, il negativo della perversione. In considerazione dell'ampia diffusione delle tendenze alla perversione che abbiamo potuto notare, siamo stati spinti a concludere che la disposizione alle perversioni è una disposizione originale e universale dell'istinto sessuale umano, e che il comportamento sessuale normale discende da esso come risultato delle trasformazioni organiche e delle inibizioni psichiche che avvengono nel corso della maturazione. Speravamo di poter dimostrare la presenza nell'infanzia di questa disposizione originale. Tra le forze che limitano la direzione presa dall'istinto sessuale abbiamo dato rilievo alla vergogna, al disgusto, alla pietà e alle strutture della moralità e dell'autorità erette dalla società. Siamo stati così condotti a considerare qualsiasi definitiva aberrazione della sessualità normale come un esempio di inibizione dello sviluppo e di infantilismo. Benché fosse necessario mettere in primo piano l'importanza delle variazioni nella disposizione originale, abbiamo dovuto presumere l'esistenza tra quelle e le influenze della vita reale di un rapporto di cooperazione e non di opposizione. D'altro canto, giacché la disposizione originale è necessariamente complessa, è apparso che lo stesso istinto sessuale deve essere un qualcosa formato da vari fattori, e che nelle perversioni esso si suddivide, per così dire, nelle sue componenti. Abbiamo quindi visto che le perversioni sono, da un lato, inibizioni, e, dall'altro, dissociazioni dello sviluppo normale. Abbiamo tenuto presenti questi due aspetti nel supporre che l'istinto sessuale degli adulti discenda dall'unificazione di un certo numero di impulsi dell'infanzia, facendone un impulso con un'unica meta. Dopo aver spiegato la preponderanza negli psiconevrotici delle tendenze alla perversione, vedendo in essa il riempimento collaterale dei canali sussidiari quando la corrente principale del flusso istintivo sia stata bloccata dalla "rimozione", siamo passati alla considerazione della vita sessuale nell'infanzia. Abbiamo ritenuto deplorevole il fatto che sia stata negata l'esistenza dell'istinto sessuale nell'infanzia, e che le manifestazioni sessuali non raramente osservate nei bambini siano state definite delle irregolarità. Ci è sembrato, al contrario, che i bambini venendo al mondo portino con sé germi dell'attività sessuale, che provino già il soddisfacimento sessuale sin da quando cominciano ad assumere cibo, e che cerchino con persistenza di ripetere l'esperienza nella nota attività della "suzione del pollice". L'attività sessuale dei bambini però, non ci è sembrata svilupparsi di pari passo con le altre funzioni, ma, dopo un breve periodo di fioritura, entra nel cosiddetto periodo di latenza. Durante questo periodo la produzione di eccitazione sessuale non si arresta affatto, ma continua, producendo una riserva di energia impiegata in gran misura per scopi diversi da quello sessuale; cioè, da un lato fornisce le componenti sessuali ai sentimenti sociali, e dall'altro (attraverso la rimozione e la formazione reattiva) costruisce le barriere che in seguito si ergeranno contro la sessualità. Secondo questo punto di vista, le forze destinate a mantenere l'istinto sessuale su certe linee vengono costruite nell'infanzia a spese soprattutto degli impulsi sessuali perversi e con l'aiuto dell'educazione. Una certa parte degli impulsi sessuali infantili sembrerebbe eludere tali usi e riuscire a esprimersi come attività sessuale. Abbiamo poi trovato che l'eccitazione sessuale nei bambini sorge da una molteplicità di forze. L'appagamento deriva anzitutto dall'appropriata eccitazione sensoria di quelle che abbiamo definite zone erogene. Sembra probabile che ogni parte della pelle e ogni organo sensorio, probabilmente qualsiasi organo, possano funzionare da zona erogena sebbene ci siano zone erogene particolarmente indicate la cui eccitazione sembrerebbe essere assicurata sin dall'inizio da certi apparati organici. Sembra, inoltre, che l'eccitazione sessuale derivi come sottoprodotto, per così dire, da un gran numero di processi che hanno luogo nell'organismo, appena raggiungono un certo grado di intensità, e particolarmente da qualunque emozione relativamente forte, anche se di natura dolorosa. Le eccitazioni che scaturiscono da tutte queste fonti non sono ancora riunite, ma ciascuna segue separatamente il proprio scopo, il quale è semplicemente iI raggiungimento di un certo tipo di piacere. Nell'infanzia, quindi, l'istinto sessuale non è unificato e dapprima è senza un oggetto, cioè, è autoerotico. Sembra che la zona erogena dei genitali cominci a manifestare la propria attività anche negli anni dell'infanzia. Questo può avvenire in due modi: o, come qualsiasi altra zona erogena, essa risponde con l'appagamento allo stimolo sensoriale adeguato; o, in modo non del tutto chiaro, quando l'appagamento è derivato da altre fonti, si produce contemporaneamente un'eccitazione sessuale avente un particolare rapporto con la zona genitale. Abbiamo dovuto ammettere a malincuore che non potevamo spiegare in modo soddisfacente la relazione tra l'appagamento sessuale e l'eccitazione sessuale, né quella tra l'attività della zona genitale e l'attività delle altre fonti della sessualità. Lo studio dei disturbi nevrotici ci ha permesso di osservare che cenni di un'organizzazione delle componenti sessuali istintuali nella vita sessuale del bambino possono riconoscersi sin dall'inizio di questa. Nella fase d'esordio, molto precoce, l'erotismo orale è quello che produce la gran parte delle manifestazioni. La seconda fase di queste organizzazioni pregenitali è caratterizzata dal predominare del sadismo e dell'erotismo anale. Le zone genitali vere e proprie intervengono a determinare la vita sessuale solo in una terza fase, che nel bambino si evolve sino a che venga stabilita la supremazia del fallo. Ci ha sorpreso notevolmente il rilevare che questa precoce fioritura della vita sessuale infantile (tra i due e i cinque anni) promuove anche una scelta oggettuale, con tutta la ricchezza di attività psichiche che tal processo involve. Sicché, nonostante la mancanza di sintesi tra le diverse componenti istintuali e l'indeterminatezza dello scopo sessuale, la fase di sviluppo corrispondente a tale periodo dev'essere considerata come premessa importante e necessaria alla susseguente e definitiva organizzazione sessuale. Il fatto che, per l'uomo, il manifestarsi iniziale dello sviluppo sessuale abbia luogo in due fasi, cioè che tale sviluppo sia interrotto da un periodo di latenza, richiede particolare considerazione. Questa sembra essere una delle condizioni essenziali per l'attitudine dell'uomo a sviluppare in più alto grado la propria civilizzazione, ma anche quella che determina la sua tendenza alle nevrosi. Per quanto sappiamo, nulla di simile avviene per gli animali più affini all'uomo. L'origine di tale peculiarità umana dovrebbe essere ricercata nella sua preistoria . Non è stato possibile dire quanta attività sessuale si possa avere nell'infanzia senza che sia considerata anormale o pregiudizievole allo sviluppo ulteriore. Si è visto che queste manifestazioni sessuali sono di natura prevalentemente masturbatoria. L'esperienza, inoltre, ha mostrato che le influenze esterne della seduzione possono provocare delle interruzioni del periodo di latenza, e persino la sua cessazione, e che a questo riguardo l'istinto sessuale dei bambini è in realtà polimorfamente perverso; sembra, infine, che una tale precoce attività diminuisca la possibilità di educare il bambino. Nonostante le lacune della nostra conoscenza della vita sessuale infantile, abbiamo compiuto il tentativo di esaminare le alterazioni determinate in essa dal sopraggiungere della pubertà. Ne abbiamo ritenuto decisive due: la subordinazione di tutte le altre fonti dell'eccitazione sessuale al primato delle zone genitali e il processo della ricerca dell'oggetto. Ambedue si intravedono già nell'infanzia. La prima si estrinseca attraverso il meccanismo di utilizzazione del piacere preliminare: quelli che dapprima erano atti sessuali autonomi accompagnati da piacere ed eccitazione, diventano atti preparatori alla nuova meta sessuale (l'emissione dei prodotti sessuali), il cui raggiungimento procura intenso godimento e porta a termine l'eccitazione sessuale. A questo riguardo dobbiamo tener conto della differenziazione della sessualità in: maschile e femminile; e abbiamo visto che per diventare donna occorre un ulteriore stadio di rimozione per merito della quale viene abbandonata una parte della mascolinità infantile e si prepara la sostituzione della zona genitale principale. Circa la scelta dell'oggetto, abbiamo visto che la direzione ne è data da accenni infantili (riportati in vita nella pubertà) dell'inclinazione sessuale del bambino verso i genitori e gli altri a cui egli era affidato. Tale scelta poi subisce una deviazione da queste persone verso altre che somigliano loro, a causa della barriera contro l'incesto nel frattempo eretta. Si deve infine aggiungere che durante il periodo di transizione della pubertà i processi dello sviluppo somatico e di quello psichico procedono per un certo tempo fianco a fianco, ma indipendentemente, finché l'irruzione di un intenso impulso erotico psichico verso l'innervazione dei genitali non determina l'unificazione della funzione erotica necessaria alla normalità. Fattori che interferiscono con lo sviluppo. Ogni passo su questa lunga strada dello sviluppo può diventare un punto di fissazione; ogni congiuntura in questa complessa combinazione può essere occasione di dissociazione dell'istinto sessuale, come già si è visto in numerosi casi. Ci restano ora da enumerare i vari fattori interni e esterni, che interferiscono con lo sviluppo, e indicare contro quale punto del meccanismo urta il disturbo derivante da ciascuno di essi. I fattori che enumereremo non possono evidentemente essere tutti di eguale importanza, e dobbiamo perciò aspettarci delle difficoltà nell'attribuire a ciascuno il giusto valore. Costituzione ed ereditarietà. Prima di tutto dobbiamo menzionare la varietà innata delle costituzioni sessuali, su cui cade probabilmente il peso principale, ma che si possono dedurre ovviamente solo dalle loro ultime manifestazioni e pure allora non sempre con molta certezza. Immaginiamo questa varietà come una preponderanza di questa o quella fonte di eccitazione sessuale, e a nostro parere una differenza del genere nella disposizione troverà sempre espressione nel risultato finale, anche se tale risultato può non oltrepassare i limiti del normale. Indubbiamente si possono anche concepire variazioni nella disposizione originaria tali da dover necessariamente, e senza che vi concorrano altri fattori, condurre allo sviluppo di una vita sessuale normale. Queste variazioni, potremmo definirle "degenerative" e considerarle espressione di degenerazione ereditaria. A tale proposito devo ricordare un fatto notevole. In più della metà dei casi gravi d'isterismo, di nevrosi ossessiva, eccetera, che ho trattato psicoterapeuticamente, ho potuto accertare che il padre del paziente era affetto da sifilide prima del matrimonio, o che c'erano evidenti segni di tare o di paralisi generale, o che l'anamnesi indicava in qualche modo la presenza della sifilide. Vorrei mettere completamente in chiaro il fatto che i bambini divenuti in seguito nevrotici non mostravano alcun segno fisico di sifilide ereditaria, sicché era la loro costituzione sessuale anormale a dover essere considerata l'ultima eco del retaggio sifilitico. Per quanto non intenda asserire che la discendenza da genitori sifilitici sia condizione etiologica invariabile o indispensabile di una costituzione nevropatica, sono tuttavia dell'opinione che la coincidenza osservata non è né accidentale né trascurabile. Le condizioni ereditarie nel caso dei pervertiti positivi non sono altrettanto note, poiché questi sanno come eludere l'indagine. Tuttavia ci sono buone ragioni per supporre che quello che vale per le nevrosi valga anche per le perversioni. Infatti non è raro trovare nella stessa famiglia perversioni e psiconevrosi. Qui generalmente i membri maschi della famiglia, o uno di essi, sono pervertiti positivi, mentre le donne, fedeli alla tendenza alla rimozione propria del loro sesso, sono pervertite negative, ossia isteriche. Ciò costituisce una valida prova delle sostanziali connessioni esistenti tra le due forme di perturbamento morboso. Ulteriore modificazione. D'altro canto, non è possibile condividere l'opinione secondo cui la forma che prenderà la vita sessuale è decisa inequivocabilmente una volta per tutte, con la nascita delle diverse componenti della costituzione sessuale. Al contrario, il processo determinante continua, e sorgono ulteriori possibilità a seconda delle vicissitudini delle correnti di sessualità tributarie che sorgono dalle loro diverse fonti. E' chiaramente questa ulteriore modificazione a determinare il risultato decisivo, e le costituzioni che si potrebbero definire identiche possono però condurre a tre risultati finali differenti. 1. Se il rapporto tra tutte le diverse disposizioni - rapporto che presumeremo anormale - permane e diventa più forte nella maturità, il risultato non può essere che una perversione della vita sessuale. L'analisi delle disposizioni costituzionalmente anormali di questo genere non è stata ancora seriamente intrapresa. Ma conosciamo già casi facilmente spiegabili su simile base. Quelli che hanno scritto sull'argomento hanno affermato, per esempio, che la precondizione necessaria di tutta una quantità di fissazioni perverse consiste in una debolezza congenita dell'istinto sessuale. Così come viene esposta, la tesi mi sembra insostenibile. E' però valida, se ci si riferisce alla debolezza costituzionale di un particolare fattore dell'istinto sessuale, ovvero alla zona genitale la quale si assume il compito di unificare le diverse attività sessuali ai fini della riproduzione. Infatti se la zona genitale è debole, questa unificazione, che dovrebbe verificarsi alla pubertà, è condannata a fallire, e la più forte delle altre componenti della sessualità ne continuerà l'attività ma come perversione. 2. Rimozione Si giunge invece a un diverso risultato se nel corso dello sviluppo alcune componenti della disposizione eccessivamente forti sono sottomesse al processo di rimozione (il che, non sarà inutile ribadirlo, non equivale alla loro abolizione). Se ciò avviene, l'eccitazione in questione continua a essere generata come prima; ma esse (le componenti) non riescono a raggiungere la meta a causa dell'ostruzione psichica e vengono deviate negli altri numerosi canali fino a manifestarsi come sintomi. Si può avere così una vita sessuale pressoché normale - anche se di solito limitata - ma con una malattia psiconevrotica. L'indagine psicoanalitica dei nevrotici ci ha reso familiari questi particolari casi. La loro vita sessuale comincia come quella dei pervertiti e una considerevole parte della loro infanzia è occupata dall'attività sessuale perversa che talvolta continua anche nella maturità. Abbiamo allora un'inversione dovuta alla rimozione, generata da cause interne (di solito prima della pubertà, ma a volte anche molto dopo). Da questo momento in poi la nevrosi sostituisce la perversione, pur senza la scomparsa dei vecchi impulsi. Ci viene in mente il proverbio "Junge Hure, alte Betschwester" (da giovane puttana, da vecchia monaca), solo che qui la giovinezza è stata di assai breve durata. Il fatto che nella stessa persona la perversione possa essere sostituita dalla nevrosi, come pure il fatto, già ricordato, che la perversione e la nevrosi possono distribuirsi tra i diversi membri della stessa famiglia, corrisponde alla tesi che la nevrosi è il negativo della perversione. 3. Sublimazione. Il terzo risultato alternativo di una disposizione costituzionale anormale è reso possibile dal processo di sublimazione. Questa fa in modo che le eccitazioni eccessivamente forti derivanti da particolari fonti di sessualità trovino uno sbocco e un impiego in altri campi, sicché da una disposizione in se stessa pericolosa risulta un considerevole aumento dell'efficienza psichica. Questa è una delle origini dell'attività artistica; e, secondo la completezza o incompletezza della sublimazione, l'analisi caratteriologica di un individuo altamente dotato, e in particolare di un individuo avente una disposizione artistica, può rivelare un misto, in tutte le proporzioni, di efficienza, perversione e nevrosi. Possiamo trovare una sottospecie di sublimazione nella repressione dovuta alla formazione reattiva, che, come abbiamo visto, comincia nel periodo di latenza di un bambino e può durare nei casi favorevoli anche per tutta la vita. Ciò che abbiamo definito "carattere" di una persona è costruito in misura considerevole col materiale delle eccitazioni sessuali ed è composto di istinti già fissati sin dall'infanzia, di costruzioni ottenute per mezzo della sublimazione e di altre costruzioni impiegate per controllare efficacemente gli impulsi alla perversione riconosciuti inutilizzabili. La disposizione sessuale alla perversione multiforme dell'infanzia può di conseguenza considerarsi la fonte di un certo numero delle nostre virtù, nella misura in cui attraverso la formazione reattiva ne stimola lo sviluppo. Esperienze accidentali. Sul corso dello sviluppo sessuale, nessun'altra influenza può avere un'importanza simile a quella delle spinte sessuali, sulle ondate della rimozione e delle sublimazioni; di questi ultimi due processi le cause più profonde ci sono del tutto ignote. Si potrebbero forse ritenere le rimozioni e le sublimazioni parte della disposizione costituzionale, considerandole sue manifestazioni nella realtà; e chiunque lo faccia ha ragione di asserire che la forma definitiva assunta dalla vita sessuale è innanzitutto il risultato della costituzione congenita. Non si può, comunque, discutere il fatto che un influsso reciproco dei fattori di questo genere lasci spazio agli effetti modificanti degli avvenimenti accidentali dell'infanzia e successivi. Non è facile calcolare nel rapporto reciproco l'efficacia dei fattori costituzionali e accidentali. In teoria si è sempre propensi a sopravvalutare i primi; la pratica terapeutica invece esalta l'importanza dei secondi. Non si dovrebbe però per nessun motivo dimenticare che la relazione tra i due è di cooperazione e non di esclusione reciproca. Il fattore costituzionale deve passare attraverso le esperienze prima che possa aver effetto; il fattore accidentale a sua volta, perché entri in funzione, deve avere una base costituzionale. Per comprendere la maggioranza dei casi possiamo immaginare ciò che abbiamo descritto come una "serie complementare", dove la perdita di intensità di un fattore è controbilanciata dall'aumento di intensità dell'altro; non c'è però alcun motivo per negare l'esistenza di casi estremi in testa e in coda alla serie. Saremo ancora più aderenti alla ricerca psicoanalitica se tra i fattori accidentali daremo un posto di preferenza alle esperienze della prima infanzia. La singola serie etiologica si divide allora in due parti, che potremo rispettivamente chiamare disposizionale e definitiva. Nella prima la costituzione e le esperienze accidentali dell'infanzia agiscono con azione reciproca così come la predisposizione e le successive esperienze traumatiche nella seconda. Tutti i fattori che danneggiano lo sviluppo sessuale presentano i loro effetti determinando una regressione, ossia un ritorno a fasi anteriori dello sviluppo. Riprendiamo ora il compito di enumerare i fattori che, si è visto, esercitano un'influenza sullo sviluppo sessuale, siano essi forze operative in se stessi, siano semplicemente manifestazioni di tali forze. Precocità. Un fattore simile è la precocità sessuale spontanea. Di esso quanto meno si può dimostrare con certezza la presenza nell'etiologia delle nevrosi, per quanto, come gli altri fattori, non sia in se stessa una causa sufficiente. Si manifesta nell'interruzione, nell'abbreviazione o nella cessazione del periodo di latenza infantile; ed è causa di disturbi perché provoca manifestazioni sessuali che, a causa delle inibizioni sessuali incomplete da un lato, e del sistema genitale non sviluppato dall'altro, sono destinate ad assumere la forma di perversioni. Queste tendenze alla perversione in seguito possono permanere come tali o, dopo la rimozione, diventare le forze motorie dei sintomi nevrotici. Comunque sia, la precocità sessuale rende più difficile il tanto auspicato successivo controllo dell'istinto sessuale da parte delle forze psichiche superiori, e accresce la qualità impulsiva che, oltre tutto, caratterizza le rappresentazioni psichiche dell'istinto. Spesso la precocità sessuale corre parallela allo sviluppo intellettuale precoce e, così legata, si può trovare nella storia dell'infanzia delle persone di grandissima levatura e capacità; sotto tali condizioni i suoi effetti non sembrano essere così patogeni come quando essa appare da sola. Fattori temporali. Insieme con la precocità meritano attenzione anche altri fattori che potremo definire temporali. Sembra che l'ordine in cui entrano in attività i vari impulsi istintuali sia determinato filogeneticamente; e così viene determinato anche l'arco di tempo durante il quale essi riescono a manifestarsi prima di soccombere agli effetti di qualche nuovo impulso istintuale o a qualche rimozione tipica. Sembra però che ci siano delle variazioni e nella successione temporale e nella durata, e che queste variazioni debbano esercitare un'influenza determinante sul risultato finale. Non può essere una cosa senza importanza se una data corrente compare prima o dopo una corrente che scorre nel senso opposto, poiché l'effetto di una rimozione non può essere annullato. Le divergenze nella successione temporale in cui si uniscono le componenti, danno invariabilmente risultati diversi. Dal canto loro gli impulsi istintuali, particolarmente intensi, spesso hanno corso sorprendentemente breve, come ad esempio l'attaccamento eterosessuale di persone che più tardi diventeranno omosessuali manifesti. Non c'è alcuna giustificazione di temere che le tendenze che si presentano con grande violenza nell'infanzia domineranno in modo permanente il carattere dell'adulto, anzi, è altrettanto probabile che scompaiano e facciano luogo alla tendenza opposta ("Gestrenge Herren regieren nicht lange": "Duro regnante ha breve regno"). Non ci è possibile dare più di un cenno delle cause di questi disturbi temporali del processo di sviluppo. A questo punto si apre davanti a noi la prospettiva di tutta una serie di problemi biologici, e forse anche storici, che non abbiamo nemmeno sfiorato. Persistenza delle prime impressioni. L'importanza di tutte le prime manifestazioni sessuali è accresciuta da un fattore psichico di origine sconosciuta, che, si deve ammettere, per il momento possiamo solo esporre come un concetto psicologico provvisorio. Mi riferisco al fatto che, per spiegare la situazione, è necessario presumere la caratterizzazione di queste prime impressioni sessuali nel senso di una accresciuta persistenza o suscettibilità alla fissazione, in quelli che in seguito diverranno nevrotici o pervertiti. Infatti le stesse manifestazioni sessuali precoci, nelle altre persone, non riescono a produrre un'impressione così profonda; esse non tendono in modo coercitivo alla ripetizione né stabiliscono la strada che prenderà l'istinto sessuale per tutta la vita. Questa persistenza delle prime impressioni si può spiegare forse parzialmente con un altro fattore psichico che non dobbiamo trascurare nella causa delle nevrosi, ossia la preponderanza nella vita psichica delle tracce mnestiche rispetto alle impressioni recenti. Questo fattore dipende ovviamente dall'educazione intellettuale e aumenta in proporzione al grado di cultura dell'individuo. Il selvaggio invece è stato definito "Lo sfortunato bambino del momento" ("das unglückselige Kind des Augenblickes). A causa della relazione inversa tra la civiltà e il libero sviluppo della sessualità, le cui conseguenze si possono scorgere fin nella struttura della nostra esistenza, il corso preso dalla vita sessuale di un bambino ha poca importanza per la vita futura là dove il livello sociale o culturale è relativamente basso, ma ne ha molta dove questo livello è relativamente alto. Fissazione. Il terreno preparato dai fattori psichici che abbiamo appena elencato, offre una solida base a quegli stimoli della sessualità infantile esperimentati accidentalmente. Questi ultimi (anzitutto la seduzione da parte di altri bambini o di adulti) forniscono il materiale che, con l'aiuto dei primi, potrà fissarsi come disturbo permanente. Una buona parte delle deviazioni dalla vita sessuale normale, che più tardi si potranno osservare tanto nei nevrotici quanto nei pervertiti, viene pertanto fissata sin dall'inizio dalle impressioni dell'infanzia, periodo questo considerato privo di sessualità. Le cause vanno divise tra una costituzione arrendevole, la precocità, la caratteristica dell'aumentata persistenza delle prime impressioni e lo stimolo accidentale dell'istinto sessuale da parte di influenze estranee. Da queste indagini circa i disturbi della vita sessuale, si giunge all'insoddisfacente conclusione che si sa troppo poco dei processi biologici che costituiscono il fondamento della sessualità per poter costruire, con le nostre informazioni frammentarie, una teoria atta a capire sia le condizioni patologiche che quelle normali.
Forse questa sera il Dr. Freud aveva voglia più di fumare che di parlare, ma la lettura del suo testo, ha aperto in me nuovi orizzonti. Ci sarà tempo per chiaccherare la prossima volta. Ora esco, lascio lo studio nella Bergasse, la strada é innevata, che freddo questo inverno a Vienna!