Grandi estensioni di terra in mano a pochi proprietari, incremento delle coltivazioni di soia, deforestazione, sfratto delle famiglie contadine: la questione agraria nel Paraguay rischia di convertirsi in un problema sociale di difficile risoluzione. Attualmente, almeno trecentomila persone stanno deambulando senza meta nelle campagne paraguayane alla ricerca di un posto dove finalmente fermarsi.
Ieri, una marcia di contadini, riuniti nella Liga de los Carperos e nella Federación Nacional Campesinos, è giunta fino alla capitale Asunción per chiedere una riforma agraria che possa dare una risposta al loro peregrinare. Molti di loro hanno già deciso di rimanere nella capitale, dove occuperanno terreni abbandonati e parchi finché il governo non riuscirà a dare loro una risposta. Sotto accusa da parte dei contadini è soprattutto il sistema dei grandi latifondi, che li ha lasciati senza lavoro e li ha costretti ad un’esistenza da nomadi e da fuorilegge. Ogni qualvolta che piantano le tende (da qui il nome la Liga de los Carperos, sorta di campeggiatori abusivi) nascono gli scontri con la Polizia e con il Ministero dell’interno che, chiamati a mantenere l’ordine, vengono accusati dal movimento contadino di velare esclusivamente per gli interessi dei grandi proprietari terrieri. La questione è seria ed ha le sue radici nel lassismo istituzionale che ha permesso negli anni passati l’acquisto da parte di imprenditori stranieri, soprattutto brasiliani, di vaste estensioni nelle regioni dell’Alto Paraná e di San Pedro, sconvolgendo il sistema agricolo paraguayano, con la creazione e sfruttamento della coltivazione della soia. A Ñacunday, un mese fa, circa 8000 contadini hanno occupato le terre di un facoltoso fazendero brasiliano, reclamando terreni per soddisfare le loro esigenze di sopravvivenza. Da allora, alle autorità non è rimasto che cercare proprietà dello Stato su cui dirigere i nuclei famigliari in maniera provvisoria, in attesa di una legge che possa infine determinare il futuro del settore agricolo.
Dietro l’escalation della soia ci sono le solite industrie agroalimentari: Monsanto, Cargill, Shell Agro, Bayer, Dupont che, appoggiate, da un nutrito gruppo di parlamentari conservatori, impediscono l’attuazione della ridistribuzione delle terre auspicata dal presidente Lugo. La vendita di semi transgenici rappresenta un affare al quale nessuna di queste aziende vuole rinunciare, senza importare il grande rischio di catastrofe alimentaria ormai alle porte.