Personalmente credo – la mia è sicuramente un’affermazione forte – che il problema abbia radici ben più profonde di quello che si possa pensare, perché il gioco del Verona ha visto la sua fine già nel gennaio scorso quando il talentuoso regista brasiliano lasciò Verona per trasferirsi – non senza rimpianti – ai piedi del Vesuvio. Da allora infatti, quel Verona che tanto aveva impressionato nel girone di andata, è quasi svanito nel nulla. L’attuale momento della squadra gialloblù è quindi figlio, ma non solo, della gestione tecnica e tattica del proprio condottiero che sembra aver addirittura smarrito anche la sua proverbiale “cattiveria”, visto l’atteggiamento a volte eccessivamente remissivo mostrato in campo da suoi giocatori. Il mister però non può e non deve essere l’unico colpevole perché a suo favore giocano indiscutibilmente alcune scelte di campagna acquisti compiuti da Sogliano e soprattutto la preoccupante condizione atletica evidenziata dai gialloblù, spesso sovrastati sul piano della corsa dall’avversario di turno. Parlando del primo tema, è “scolpito nella pietra” come i moduli si adattino ai giocatori e mai viceversa. E’ evidente pertanto, conoscendo il fermo credo tattico dell’allenatore scaligero, che dalle responsabilità non può certo sottrarsi il vulcanico diesse figlio d’arte che ha consegnato nelle mani del tecnico una rosa male assortita – manca un terzino destro di qualità al quale fanno buona compagnia ben tre mancini per la fascia opposta – e ha cercato il “coup the theatre” con un giocatore come Saviola, che sarà sicuramente un campione – e su questo non ci piove – ma che poco ha a che fare con il modulo mandorliniano. Se a tutto questo aggiungiamo l’imprevista girandola di infortuni, muscolari e traumatici, che un po’ alla volta hanno tolto di mezzo diversi attori, il quadro è presto fatto. In ogni caso in momenti come questo la parola d’ordine è senza dubbio UNITA’. Come ha detto Sogliano dopo l’inopinata sconfitta di Sassuolo “bisogna tornare a sporcarsi la faccia di fango”. Frasi del tipo “cambiamo l’allenatore”, “per me Mandorlini non mangia il panettone”, non servono a nulla, se non ad alimentare l’inutile fuoco della polemica. L’importante è invece mantenere unità di intenti perché la classifica non è certo più di tanto deficitaria e cadere nel facile tranello della contestazione sarebbe l’errore più grave. La luce sembra essersi improvvisamente spenta, ma la gran parte del popolo gialloblù nutre ancora la convinzione che il mister sappia anche questa volta trovare l’interruttore giusto per riaccenderla. E tutti si augurano sia ancora così…
Enrico Brigi
Twitter @enrico_brigi
Articoli Collegati:
- L’importanza del risultato
- La notizia più attesa
- Ancora insieme
- Torniamo a far punti…