La percentuale di rischio di ammalarsi per questa seconda categoria è, infatti, paragonabile e in alcuni casi addirittura superiore a quella associata ai fumatori e all’obesità.
Lo studio non approfondisce l’analisi nel tipo di rapporto; quindi non definisce una specifica relazione come ottimale.
Questa può essere indifferentemente identificata nell’ambito familiare, lavorativo o di amicizia.
Semmai pone l’accento sui maggiori benefici ottenibili attraverso relazioni importanti rispetto a quelle più superficiali.
Infatti, lo studio indica che:
Attraverso 148 studi (308.849 partecipanti), gli effetti casuali (…) indicano un aumento del 50% di probabilità di sopravvivenza per i partecipanti con le più forti relazioni sociali.
L’essere umano è dunque un “animale sociale” e in maggior misura tende istintivamente alla relazione con i simili.
Ci si potrebbe interrogare sulle capacità e opportunità di aggregazione sociale che caratterizzano quest’epoca.
Grandissima rilevanza ha la diffusione del web con i suoi social network che però resta impraticabile per le fasce di età più elevate e che sono spesso le più esposte alla solitudine.
Un’estensione del pensiero su questo studio potrebbe farci domandare a cosa siamo disposti pur di evitare la solitudine.
In questo caso entrerebbe in gioco la psicologia a spiegare che:
È dunque evidente che la solitudine, dal punto di vista psicologico, non è condizione necessariamente negativa se può costituire un’alternativa ad una situazione di convivenza dolorosa.
Sembrerebbe perciò importante identificare non solo coloro con i quali sia possibile instaurare relazioni sociali ma sarebbe certamente utile capire con quanti di questi si potranno instaurare rapporti positivi e costruttivi.
Compito non facile che impone innanzitutto una profonda conoscenza di sé e solo in seguito quella degli altri.
E se la conoscenza di sé presume fondamentalmente la solitudine come condizione intima e almeno limitata in un particolare periodo, allora è importante non demonizzare l’ “isolamento” ma interpretarlo come strumento momentaneo per il raggiungimento di uno scopo ben preciso.