La solitudine dei numeri primi

Creato il 20 settembre 2010 da Greg Petrelli
Titolo: La solitudine dei numeri primiAnno: 2010Regia: Saverio CostanzoSoggetto: Paolo GiordanoCon:Alba Rohrwacher: AliceLuca Marinelli: Mattia BalossinoMartina Albano: Alice da bambinaArianna Nastro: Alice da adolescenteTommaso Neri: Mattia da bambinoVittorio Lomartire: Mattia da adolescenteAurora Ruffino: ViolaGiorgia Pizzo: Michela da bambinaIsabella Rossellini: AdeleMaurizio Donadoni: UmbertoRoberto Sbaratto: PietroGiorgia Senesi: Elena


Uno schiaffo. Questo film è una sferzata di emozioni crude, presentate senza alcun filtro. Come la testa di San Giovanni divelta dal collo e presentata su un piatto d'argento a Salomè. Una tela del Caravaggio fatta di ombre e toni cupi corredata da musiche sempre poste a sottolineare la debolezza della psiche umana, in questo caso, dello spettatore. E' un film bellissimo, denso e lirico, il canto del cigno di un poeta misantropo e triste. Un film angosciante, fatto di cruda fantasia e triste realtà, intrappolato nelle gabbie della limitatezza della psiche umana. La trama è un "blinking" continuo di flash tra presente, passato e futuro, in cui la percezione è quella di una pericolosa e incerta commistione tra cause ed effetti. I sogni e le visioni oniriche di Alice sono il collante emotivo tra tutto questo: la scena nell' hotel in cui gli sciatori recitano i numeri primi, il discorso nuziale di Viola, i sogni e le visioni frequenti legate alla malattia di lei, alla sua solitudine, alle sue paure.I numeri primi, così affascinanti e così isolati: lontanissimi uno dall'altro, se non fosse per quelle coppie di numeri primi vicini, come il 2 e il 3. I nostri "Numeri Primi", Mattia e Alice, non arriveranno a toccarsi mai, vivendo le loro vite terribili e speciali in una spirale di incomprensioni e irrequietezze, al limite tra la pura follia e la genialità, al limite tra il cinismo, la debolezza umana e la malvagità, al limite tra il senso di colpa e il masochismo. Il film è teso, duro, irrazionale ma freddo nel presentare vite invivibili, così lontane dalle nostre poltrone e dai nostri pop-corn, così inadatte alle nostre menti deboli e ordinarie. Mi ha profondamente angosciato e sconvolto, con la sua intensità e con i scuoi artefatti comunicativi ineccepibili.



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