D'altra parte è andata così: hoscritto un libro, ho spedito il manoscritto a qualche editore e unogrande ha deciso che poteva andare bene per la collana narratoricontemporanei; così l'editor gli hacambiato il titolo - ché il mio faceva era poco incisivo - e illibro è stato pubblicato; poi, un po' grazie al passaparola e a qualche buona critica, esso ha incontrato i favori del grande pubblico eci sono state varie ristampe, vari riconoscimenti e premiprestigiosi, la traduzione in più di trenta lingue, laversione/riduzione cinematografica... E insomma, eccomi qui:scrittore professionista a tempo quasi pieno. In fondo, era chiaro che, dopo un successo simile, un editore mi avrebbe messo sotto contratto volendo i diritti del mio prossimo romanzo; romanzo che è quasi pronto, giusto una ritoccatina da parte di consumati espertidi lifting letterario e qualche anticipazione con letture pubblichea teatro per saggiare gli umori e le impressioni del pubblico. (A proposito, machi diamine è che viene a teatro, magari pagando anche il biglietto, per ascoltarmi mentre leggo pagine di un libro cheancora deve uscire?).Ilnuovo libro, poi, appena sarà confezionato, sarà diffusocapillarmente in ogni libreria e supermercato con reparto libri,edicole e cartolerie, uffici postali e autogrill, di modo che lemasse, stimolate da una notevole campagna pubblicitaria, se ne procurino copie e copie per leggere e regalare.Lecritiche letterarie, a questo punto, saranno del tutto superflue per sancire il successo che è prevedibile perché già programmato. Le critiche letterarie, anche le piùmalevole, anche quelle che dimostreranno implacabilmente la peculiareinsussistenza del mio scrivere, non potranno far altro che essererivoli che andranno a ingrossare la piena di vendite prevista; anzi,il povero critico che si permetterà di stroncare la mia secondaprova sarà tacciato facilmente di usare la critica come arma permettersi in mostra, in quanto invidioso del mio successo,della mia popolarità. Chevuoi fare, il gioco è questo e io ho avuto il merito e la fortuna digiocare da protagonista in questo meccanismo su cui si reggel'industria letteraria; e io sarò uno scrittore che andrà bene finché sarò capace di essere untoabbastanza da non incepparlo.
D'altra parte è andata così: hoscritto un libro, ho spedito il manoscritto a qualche editore e unogrande ha deciso che poteva andare bene per la collana narratoricontemporanei; così l'editor gli hacambiato il titolo - ché il mio faceva era poco incisivo - e illibro è stato pubblicato; poi, un po' grazie al passaparola e a qualche buona critica, esso ha incontrato i favori del grande pubblico eci sono state varie ristampe, vari riconoscimenti e premiprestigiosi, la traduzione in più di trenta lingue, laversione/riduzione cinematografica... E insomma, eccomi qui:scrittore professionista a tempo quasi pieno. In fondo, era chiaro che, dopo un successo simile, un editore mi avrebbe messo sotto contratto volendo i diritti del mio prossimo romanzo; romanzo che è quasi pronto, giusto una ritoccatina da parte di consumati espertidi lifting letterario e qualche anticipazione con letture pubblichea teatro per saggiare gli umori e le impressioni del pubblico. (A proposito, machi diamine è che viene a teatro, magari pagando anche il biglietto, per ascoltarmi mentre leggo pagine di un libro cheancora deve uscire?).Ilnuovo libro, poi, appena sarà confezionato, sarà diffusocapillarmente in ogni libreria e supermercato con reparto libri,edicole e cartolerie, uffici postali e autogrill, di modo che lemasse, stimolate da una notevole campagna pubblicitaria, se ne procurino copie e copie per leggere e regalare.Lecritiche letterarie, a questo punto, saranno del tutto superflue per sancire il successo che è prevedibile perché già programmato. Le critiche letterarie, anche le piùmalevole, anche quelle che dimostreranno implacabilmente la peculiareinsussistenza del mio scrivere, non potranno far altro che essererivoli che andranno a ingrossare la piena di vendite prevista; anzi,il povero critico che si permetterà di stroncare la mia secondaprova sarà tacciato facilmente di usare la critica come arma permettersi in mostra, in quanto invidioso del mio successo,della mia popolarità. Chevuoi fare, il gioco è questo e io ho avuto il merito e la fortuna digiocare da protagonista in questo meccanismo su cui si reggel'industria letteraria; e io sarò uno scrittore che andrà bene finché sarò capace di essere untoabbastanza da non incepparlo.