In una delle mie classi, formata da ben 28 studenti, con i colleghi, abbiamo affrontato dei problemi di natura straordinaria, almeno per quanto riguarda la nostra scuola.
In tale classe, alcuni tra questi 28 studenti, hanno posto in essere e persistito in un atteggiamento di sfida, chiassoso e irriguardoso delle più elementari regole di comportamento scolastico e di convivenza civile, al punto che un’altra parte della classe, la più numerosa e motivata, ha preso a lamentarsi per lo svolgimento frammentato e lento delle lezioni (soprattutto in laboratorio computer, dove la formazione professionale di un futuro ragioniere programmatore affronta dei passaggi cruciali indispensabili).
Quando insieme alla condotta, ci siamo accorti che anche il profitto degli studenti più indisciplinati, era insoddisfacente, dopo i reiterati inviti per un ravvedimento costruttivo e operoso, le annotazioni di biasimo sul diario di classe, i votacci (dati con dispiacere ma anche con la speranza che siano da stimolo per un recupero delle lacune, prima che divengano incolmabili), i primi contatti telefonici con le famiglie, sono scattate sei sospensioni: una per due giorni; le altre cinque per un giorno; senza obbligo di frequenza e con avviso scritto alle famiglie, cui è stato rivolto telefonicamente l’invito ad un sollecito colloquio teso da un lato a spiegare il significato e le intenzioni sottese all’adozione della sanzione; dall’altro a unire gli sforzi delle due agenzie formative più importanti (scuola e famiglia) nell’interesse precipuo dei ragazzi.
Ebbene, all’atto in cui, come coordinatore della classe, ho comunicato agli interessati l’adozione delle sanzioni, ho riscontrato in alcuni degli studenti puniti, uno scarso senso di autocritica, accompagnato non solo da contestazioni (che se civilmente motivate possono e devono essere prese in considerazione) ma anche da intemperanze verbali e da infuriate minacce di reiterare, ed anzi peggiorare, il loro già esecrabile comportamento.
Per fortuna ho trovato invece in alcune famiglie (due mamme in particolare) una rispondenza positiva ed una presa diu coscienza matura e consapevole che secondo me porterà frutto.
Soltanto un’ultima considerazione: questi sei giovani, prima della sospensione, erano spavaldi e si gloriavano a voce alta, davanti a compagni e docenti, di non temere affatto il minacciato ricorso alle famiglie.
Davanti alla cartolina che comunica alle famiglie il provvedimento adottato hanno reagito invece come se l’evento non fosse davvero gradito.
Si tratta di capire se sia una sana paura delle conseguenze che ne potrebbero discendere in termini di ulteriori punizioni correttive e/o limitazioni del tempo libero, della paghette e delle tante gratifiche di cui sicuramente godono (ricariche telefoniche, play-station, acquisti e regali di capi firmati, libero accesso ad internet, ecc.); il che non sarebbe poi tanto male; oppure se, come dice qualche collega, questi ragazzi si reputano talmente grandi, da sentirsi offesi per il fatto che i docenti abbiano osato investire i genitori di una questione che essi avrebbero preteso di gestire da soli e in maniera autonoma.
Staremo a vedere.