La sovranità passa anche per i social network

Creato il 20 dicembre 2011 da Coriintempesta

di: Matteo Guinness

Da quando l’Onu ha perso definitivamente significato e capacità di azione (se l’abbia mai avute è un discorso che ci porterebbe troppo lontano), ossia -per indicare un evento simbolico- dalla guerra in Jugoslavia lasciata in gestione alla NATO, si è cominciato ad affermare che la “mission” delle Nazioni Unite sarebbe la “tutela dei diritti umani”.

Oggi che l’Onu è totalmente bloccata, il Segretario generale Ban Ki-Moon, celebrando per l’appunto i diritti umani, si sente in dovere di decantare l’importanza dei social network nella loro diffusione globale. Sull’universalità, il significato, l’opportunità di diritti umani (quindi personali e globalizzati) lasciamo all’ampia letteratura in materia.

Quello che ci preme sottolineare brevemente, soprattutto in questi giorni in cui i nostri servili media ci parlano di rivolte in Russia orchestrate tramite internet, è l’utilizzo politico proprio di internet e social network vari. Il centro del sistema in cui viviamo, e del quale siamo abituati a subire la propaganda, sono gli Stati Uniti che controllano gran parte della produzione televisiva, cinematografica mondiale. Come ben sappiamo tutti le produzioni di marca “occidentale” sorpassano di gran lunga qualunque altra e si diffondono ovunque trasportando in questo modo la cultura, gli interessi (anche strategici) di Washington. Per questioni tecniche è però sino ad oggi risultato difficile alla rete informativa “atlantica” penetrare in Stati lontani, ma ora attraverso il monopolio dei servizi internet si sono aperte nuove possibilità. Inutile parlare della democraticità della rete, perché quello che conta sono i servizi usati da tutti e in maniera massiccia, e che sono controllati e quindi usati a piacimento per diffondere/censurare notizie e idee proprio dalla base nordamericana. Un motore di ricerca come Google per esempio, può nascondere qualsiasi cosa voglia dando comunque una parvenza di democraticità, che invece è del tutto assente essendo Google legato a doppio filo alle istituzioni statunitensi.

In questo modo “l’impero della mente” Usa riesce a penetrare capillarmente in ogni luogo coperto dalla rete globale e riesce quindi a diffondere i propri interessi. La sovranità passa anche per il controllo e la costruzione di alternative nel campo virtuale (specchio fedele dei rapporti di forza internazionali), così da non dover essere schiacciati culturalmente ed economicamente dall’ingombrante superpotenza globale.

Pubblicato anche su Stato&Potenza


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