Fino a qualche anno fa questa operazione speculativa veniva compiuta in Giappone, oggi la scelta dei Paesi che attuano bassi tassi di interesse è più ampia, basti pensare all’America e all’Inghilterra che hanno i tassi intorno allo zero.
Ultimamente vi è anche la tendenza di compiere la prima parte del carry trade, e cioè il prendere i soldi in prestito, in Europa dove si prospetta che l’euro rimanga a debole a fronte della forte crisi che attanaglia l’Area ed in particolar modo l’Irlanda e la Grecia.
Le analisi della Cftc dimostrano che sono aumentano le operazioni di carry trade in Europa.
Una volta che i soldi sono presi in prestito, gli operatori finanziari investono nei Paesi dove vi sono ampi margini di guadagno, si pensi alla Cina, al Brasile e più in generale ai Paesi che cercano di emergere economicamente.
Il carry trade è un’operazione insidiosa e pericolosa per la stabilità economica di un Paese perchè può fuorviare l’analisi sullo stato di benessere economico di uno Stato: se per esempio molti investitori prendono soldi in prestito in Europa, potremmo leggere il fenomeno come una ripresa dell’economia, ma ciò non è sempre vero perchè dietro potrebbe esserci la speculazione dei soldi presi in prestito per poi essere investiti in altri Paesi con il rischio che i tassi di interesse cambiano (nel Paese in cui si sono presi i soldi in prestito, per esempio, può determinarsi un aumento dei tassi) e che un investimento dato per sicuro si riveli pessimo e con la conseguenza che chi ha fatto la speculazione non ha più i soldi per pagare il prestito contratto.
Il carry trade è un fenomeno da monitorare, è una speculazione che può apportare gravi danni all’economia di un Paese, è auspicabile che vi sia una sinergia a livello internazionale per contrastare gli eventuali effetti negativi di questa speculazione; attualmente come misura di politica economica, molti Stati mettono delle tasse alle transazioni finanziarie internazionali.