Un italiano su 5 è entrato nella terza età. L’Italia invecchia: oltre il 20,3% ha compiuto più di 65 anni. Il trend, spiega la relazione sullo stato sanitario del Paese 2009-2010 presentata dal ministro Renato Balduzzi, è dovuto all’incremento della speranza di vita e alla progressiva riduzione della mortalità. Quella generale dal 1980 si è quasi dimezzata ma continua a scendere anche la mortalità infantile. Le morti per malattie cardiocircolatorie dal 1980 si sono ridotte del 60%. “Sogni coraggiosi” è il titolo del libro del giornalista di Repubblica Marco Marozzi che illustra la storia coraggiosa del prof. Paolo Zamboni, dell’Università di Ferrara, contro la sclerosi multipla. Una malattia rara e ostica da arginare che, grazie all’ostinazione di un medico come Zamboni, appunto, oggi sembra trovare sbocchi importanti riguardo le cause e la cura della malattia. E questo benché il suo metodo non sia ancora riconosciuto dalla sanità pubblica. Alla base del metodo Zamboni la considerazione che lo sviluppo della sclerosi multipla sia associato al restringimento e alla chiusura del diametro delle vene primarie esterne al cranio; una condizione chiamata “insufficienza venosa cronica cerebrospinale” (Ccsvi). È proprio in questo che consiste la scoperta del professor Zamboni. In sostanza, il restringimento, che limita il normale deflusso del sangue al cervello, potrebbe provocare un danno al tessuto cerebrale e, quindi, la degenerazione dei neuroni; la Ccsvi, dunque, aumenterebbe di 43 volte il rischio di sviluppare la malattia. La correlazione evidenziata dal professor Zamboni nelle sue ricerche ha messo in rilievo delle malformazioni, congenite, che potrebbero essere disostruite, e quindi liberate, mediante un piccolo intervento di angioplastica, che avrebbe benefici sul decorso della malattia. Il professore Zamboni ha iniziato le sue ricerche nel 2006, guidato anche da una dolorosa motivazione personale, ovvero il fatto che sua moglie, Elena, è da anni affetta da sclerosi multipla. Il tipo principale di sclerosi è chiamato recidivante remittente (che ha, cioè, un andamento altalenante), che arriva senza preavviso con la perdita di alcune funzioni nervose, quali perdita della vista, dell’equilibrio, della sensibilità muscolare. Gli attacchi rientrano per qualche giorno e poi ritornano: il recupero diviene sempre più difficile, fino a trasformare la forma patologica in progressiva. In alcuni casi, più rari, si arriva a vere e proprie disabilità. I dati sono pressoché disarmanti. A soffrirne, in Italia, sono oltre 60mila malati e, nel mondo, oltre tre milioni di persone; in pratica un nuovo malato ogni 4 ore: in maggioranza giovani, più donne che uomini. Paolo Zamboni nasce a Ferrara nel ’57, si è laureato in medicina nell’82. Chirurgo generale e vascolare, ha trascorso la carriera accademica sia in Italia (a Sassari e Ferrara) e negli Stati Uniti (a San Francisco, Bethesda, Harvard, New York). È stato presidente della Società internazionale per le malattie neuro vascolari. Attualmente ricopre la cattedra di metodologia clinica e dirige il Centro di malattie vascolari, entrambi dell’Università di Ferrara. A raccontare la “storia” del metodo Zamboni e le speranza di migliaia di malati è il giornalista Marco Marozzi nel suo libro “Sogni Coraggiosi” (Mondadori), un viaggio con i malati «del professor Paolo Zamboni. Uno scienziato italiano famoso nel mondo per avere sviluppato una teoria e un metodo di cura rivoluzionari: con un catetere e un palloncino sblocca le vene del cervello che molti malati di sclerosi hanno ostruite. Non un miracolo, una terapia per una delle cause di una malattia misteriosa, progressiva, finora senza rimedi. Molti pazienti stanno meglio. Ci sono migliaia di testimonianze. Tanti medici stanno operando privatamente con il metodo Zamboni, scienziati lo studiano».
Fonte:
http://ricerca.gelocal.it/gazzettadimodena/archivio/gazzettadimodena/2011/12/15/NZ_20_01.html?ref=search