… la SPM

Da Ginny @ginnyna

Sono giorni strani questi.

Si respira un clima fra l’assurdo e l’irreale, sarà perché son successe tante cose che ad oggi non hanno spiegazione, oppure perchè ci arrovelliamo a trovare spiegazioni ad eventi che non ci piacciono.

Il clima, lo smog, gli scioperi, l’area c, le liberalizzazioni, insomma sarà che noi siamo circondati dal caos, e pertanto ne subiamo l’influenza anche nel nostro microcosmo…? Microcosmo poi è una parola, voglio vedere voi alle 06.30 della mattina trovare un cacchio di taxi, per andare in aeroporto, sapendo di essere in balia degli eventi; conscia che dovremo comunque indossare l’armatura da professioniste o studentesse che siamo (puramente ispirato a fatti e donne esistenti!)

Ci sta che una si possa sentire un po’ “destabilizzata”? “Frastornata”? E perché no, magari anche “frustrata”?

Ebbene si, care le mie giovani marmottine, a quanto pare non sono immune da questo scenario emotivo.  Non che mi reputassi esente da questo male oscuro, ma la sensazione di sentirmi “depressa” mi ha colto come un fulmine a ciel sereno. Ma non tanto lo stato d’animo, quanto lo stato fisico che ne consegue: apatia, capello floscio, e occhio da triglia vacuo. Tutto ciò con contorno di lui, il compagno di sventura per antonomasia  “il pigiamone”… possibilmente felpato! (per chi ha fantasia uditiva, si immagini rullo di tamburi).

Esatto care le mie socialities, il pigiamone è l’ultimo confine verso il non-ritorno della autocommiserazione.  Se di sabato mattina – mattina per modo di dire –  essendo ormai le 13.30 inoltrate, ti presenti al mondo, nonché al fidanzato convivente, con questa misè, stai pur certa che è in arrivo un pendolino di penose riflessioni inconcludenti. E così dal niente, ti ritrovi a filosofeggiare sul perché e per come delle cose, sul perché Milano non sia a dimensione femminile, con la sua gabbia dorata stretta a morsa sul quotidiano. E cominci a pensare a tutto quello che avresti voluto fare in questa giornata e che non farai.

È praticamente come essere nella palude della disperazione della Storia Infinita, senza neanche avere come motivatore quel gran manzo di Atreju! Se speri poi nel Fortuna-drago Falkor, a posto siamo.

Insomma, neanche sai come mai stavolta lo sconforto ha avuto la meglio su di te, che un barlume di saggezza da qualche parte si fa spazio nel tuo recondito cerebrale. Sarà mica che stai facendo di un’erba un fascio? Zitta zitta stai a vedere che forse e sottolineo il forse, stai un po’ amplificando le tue percezioni, e che se fossi meno afflitta, riusciresti a intravedere che comunque, davanti a te c’è sempre lui, in trepida attesa che non sa di che morte morire? Che in quel momento diciamola tutta, farebbe volentieri a meno di ascoltarti, e sicuramente se potesse usare il teletrasporto di Star Trek, non ponendosi neanche il problema di quale varco temporale aprire, semplicemente si butterebbe a pesce, pur di non dover sopportare la discussione; di cui peraltro non conosce  neanche il filo conduttore? Eppure è lì.

O cacchio, stai a vedere che le tue ragioni, che pensavi di aver espresso in maniera impeccabile, si stanno rivoltando contro di te, secondo la teoria del Rasoio di Occam? Sarà mica che ti girano e basta, perché soffri di S.P.M*?
A quel punto il terrore ti immobilizza la lingua per 5 secondi, ma quei pochi scatti temporali, sono sufficiente a capire due cose:

  1. È ora che la smetti di parlare
  2. È ora che ti ribalti da sola

Perché la verità è questa, e credo di non dire niente di nuovo a nessuna: siamo sempre e comunque noi le peggiori nemiche di noi stesse. Con le nostre paturnie, con le nostre lune, e con i nostri capricci, bisogni, e tutti i balocchi che ci vogliamo mettere. La verità è che noi a volte ci sentiamo tristi senza motivo.

Certo a volte è la SPM; altre invece è la taglia 38 che ha smesso di essere la nostra (non importa se dal compimento del 6° anno), e via dicendo. Ce ne sono tanti di dettagli superficiali che scalfiscono anche la tenacia più granitica, l’importante è saper riconoscere quello che è un malessere passeggero dovuto allo sbalzo ormonale , da un effettivo momento triste della giornata, settimana che sia.  La tristezza è pur sempre quel metro di giudizio, che ci permette di delineare cose che spesso non riusciamo logicamente a percepire.  La tristezza serve a uccidere le paturnie. Perché è quando le abbiamo dato voce, che ce ne liberiamo… pertanto a color che a volte si sentono davvero come Artax, dico solo una cosa,  il pigiamone felpato non rende giustizia a nessuna, cominciano ad essere le nostre migliori amiche!

Buona settimana a tutte

*: S.P.M Sindrome premestruale


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