La stampante 3D sta cambiando la manifattura tradizionale?

Creato il 26 novembre 2013 da Arscreativo

La stampante 3D sta cambiando la manifattura tradizionale? ARSENALE CREATIVO

Maker, movimento dei maker e stampa 3D sono termini oggi molto popolari… Ma sappiamo davvero quello di cui si sta parlando? Partiamo con il capire che cos’è un maker. È abbastanza difficile trovare una definizione per questo termine, poiché ne esistono molte e nessuna si impone sulle altre. Usando le parole di Chris Anderson, ex direttore di Wired US, possiamo dire che un maker è una persona che usa dei software speciali per creare un progetto, il quale servirà, poi, a costruire un oggetto fisico, grazie all’aiuto di strumenti specifici, come una stampante 3D o un laser cutter.

La stampante 3D è diventata il simbolo del movimento dei maker, il suo funzionamento si divide in due momenti principali: prima si deve disegnare l’oggetto desiderato con un software apposito come AutoCad o Google SketchUp; poi, si deve programmare la stampante in modo che segua le linee del disegno creato e, aggiungendo strato dopo strato il materiale scelto (di solito si usa la plastica), costruisca l’oggetto.

Anderson è molto ottimista ed entusiasta rispetto alla tecnologia che investe il movimento dei maker, ma, molto più di questo, quello che è davvero rilevante è ciò che si sta sviluppando intorno al movimento dei makers: il ritorno della manifattura. Oltre alla tecnica della stampante 3D, si possono trovare molte altri correnti all’interno dei maker, che utilizzano tecniche molto più manuali per costruire le cose.

Quella che stiamo vivendo è la rinascita della manifattura e la sua digitalizzazione: i produttori moderni stanno mettendo insieme la cultura digitale e il lavoro manuale. Grazie a questi nuovi modi di lavorare, gli oggetti fisici possono essere trattati come informazioni: il progetto originale, il prototipo, è un file che può essere tranquillamente scambiato su Internet e stampato ovunque ci sia una stampante 3D e, potenzialmente, da chiunque. Esistono diversi portali, ad esempio Ponoko e Shapeways, dove poter caricare o scaricare progetti, pronti per essere stampati e spediti al richiedente. Questa è quella che chiamano personal fabrication e terza rivoluzione industriale. La domanda alla quale si vuole ora rispondere è: in futuro la stampante 3D sarà diffusa e alla portata di tutti come è oggi il computer?

Internet gioca un ruolo fondamentale in questo contesto, in quanto permette alla conoscenza di circolare in modo semplice, così, potenzialmente chiunque può imparare a produrre oggetti. Stiamo assistendo alla democratizzazione della manifattura. Le comunità di maker svolgono un ruolo di primaria importanza in questo: gruppi di diverse persone che si incontrano online e offline per condividere un hobby comune (legato alla costruzione di oggetti) scambiando così conoscenze e esperienze in modo aperto, arricchendosi a vicenda. Ecco spiegato il motivo per il quale l’innovazione viaggia così velocemente in questo ecosistema. Non si tratta solo dei macchinari che usano, ma il modo in cui li usano. Hanno un’inclinazione a condividere la conoscenza e a renderla accessibile al mondo. Ciò porta a una naturale globalizzazione dei loro lavori.

Anche le imprese tradizionali possono trasformare il loro modo di produrre, non tanto riguardo alla dotazione tecnologica, ma alla loro attitudine all’apertura e alla comunicazione. Essi dovrebbero imparare ad affrontare i nuovi trend e capire che possono guadagnare un vantaggio competitivo se imparano a usare le ICT per produrre e comunicare con il mondo. La stampante 3D di per se stessa non significa molto, è la cultura in cui si è innestata a fare la differenza.

Fonti: Makers: il ritorno dei produttori di Chris Anderson. Immagine di anteprima tramite Google

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