Non vale neanche la pena di discutere sulle prodigiose qualità del liquido che la fede vuole sia il sangue di San Gennaro, non in assenza dell’analisi chimica su un suo campione, sempre negata. Non vale la pena di discutere neanche sulla fede, perché la fede non tollera discussioni, certe volte neanche dubbi, ritenendoli offensivi. Meno che mai varrà la pena di discutere su cosa muova i napoletani a credere che alla periodica liquefazione del contenuto di due ampolline, ripetutamente agitate in una chiesa affollata di gente sudata, non sappiamo se previo trattamento nei giorni antecedenti, sia legata la certezza della buona sorte. Varrebbe la pena di discutere, eventualmente, su cosa sarebbe Napoli, oggi, dopo che il prodigio si è verificato più di 1.800 volte (3 volte ogni anno, dal 1389 ad oggi), se solo la metà della metà della metà delle speranze riposte nel miracolo avessero trovato riscontro nei fatti, lungo i secoli: sarebbe un paradiso terrestre. Oppure, rivoltando la questione, potremmo chiederci cosa sarebbe Napoli, oggi, se non avesse goduto, lungo i secoli, della benevola protezione di San Gennaro, comprovata dalla costanza del prodigio, ma è possibile immaginarla peggio di com’è? No, neanche su questo varrà la pena di aprire una discussione.Pensandoci bene, converrà evitare pure di discutere sul perché la Chiesa non considera un “miracolo” la periodica liquefazione del contenuto di quelle due ampolline, ma consente che la tradizione religiosa popolare lo ritenga tale, e un suo cardinale, Crescenzio Sepe, lo definisca proprio “miracolo”. Converrà evitare pure di discutere sul perché la Chiesa abbia consentito lo slittamento delle feste patronali alla domenica più vicina, fatta eccezione per quella di San Gennaro, santo che ha depennato dal suo calendario. Insomma, dobbiamo lasciar perdere ogni questione che richiederebbe l’uso della logica: siamo di fronte a un problema che non tollera alcun genere di analisi, siamo di fronte a un fenomeno che non consente alcun tentativo di decostruzione. Al massimo ci è consentito chiacchierarne, come si fa quando ci si intrattiene a parlare del tempo che fa? Piove? Sì, ne viene giù tanta. Fa caldo? Come no, non si respira.E dunque anche quest’anno, puntuale come proprio quest’anno era davvero indispensabile, il 19 settembre, un lunedì che più feriale non si poteva, San Gennaro non ha mancato all’appuntamento. Anzi, non hanno fatto in tempo a tirar fuori la lipsanoteca dal suo ripostiglio che subito s’è avuta la lieta notizia: il sangue, o quello che è, era già bello fluido.Sarà stata la tripletta che Edison Cavani ha rifilato ieri sera al Milan o il fatto che sulla linea intransigente del cardinale Sepe, fermo nell’opporsi allo slittamento della festa patronale, c’è stato il tempestivo e pieno appoggio di De Magistris (Comune), di Cesaro (Provincia), di Caldoro (Regione) e, ancora non è chiaro a quale titolo, di Lepore? Non importa, l’importante è che anche quest’anno i napoletani possano sentirsi sul capo la mano protettrice del loro santo, sennò chissà in quale degrado sarebbero precipitati. Camorra, disoccupazione, immondizia, cose così, ma per fortuna il santo ha detto no e in città – Deo gratias – si respira.Perché si tratterà di gente maltrattata dalla storia, come recitano i volumi lassù in alto, o di plebe inetta a diventare popolo, com’è evidente già da un qualsiasi quarto piano, ma quello che le dà la forza di tirare avanti è la stampella delle sue superstizioni, e guai a toccargliela. Anzi, se non si vuole offendere la sua zoppia e vedere come è lesta a inseguirti e a pigliarti a calci, conviene rispettarla come terza gamba.Chiedevano a De Magistris, ieri: “Che farà, signor sindaco, bacerà o non bacerà la teca che contiene il sangue di San Gennaro?”. “Si vedrà sul momento – rispondeva – non mi sembra una questione importante”. “Non mi sembra importante”, un cazzo. Quanto ci mette la plebe a fare a pezzi un Masaniello? Vieni, Giggi’, ti conviene, bacia la stampella. La Chiesa non dice che si tratti di un miracolo, non sai se davvero è sangue quello che sta lì dentro, ma ti basti sapere che si tratta di onorare una superstizione e, se non lo fai, i superstiziosi si sentono traditi. E sia chiaro che non lo stai facendo a titolo personale: portati appresso la fascia e il gonfalone, così si capirà che la stai baciando a nome di tutta la città, compresi i non credenti che ti hanno votato ritenendoti il primo menopeggio che passava, compresi i musulmani di Piazza Mercato ai quali hai chiesto il voto non più di qualche mese fa.
Non vale neanche la pena di discutere sulle prodigiose qualità del liquido che la fede vuole sia il sangue di San Gennaro, non in assenza dell’analisi chimica su un suo campione, sempre negata. Non vale la pena di discutere neanche sulla fede, perché la fede non tollera discussioni, certe volte neanche dubbi, ritenendoli offensivi. Meno che mai varrà la pena di discutere su cosa muova i napoletani a credere che alla periodica liquefazione del contenuto di due ampolline, ripetutamente agitate in una chiesa affollata di gente sudata, non sappiamo se previo trattamento nei giorni antecedenti, sia legata la certezza della buona sorte. Varrebbe la pena di discutere, eventualmente, su cosa sarebbe Napoli, oggi, dopo che il prodigio si è verificato più di 1.800 volte (3 volte ogni anno, dal 1389 ad oggi), se solo la metà della metà della metà delle speranze riposte nel miracolo avessero trovato riscontro nei fatti, lungo i secoli: sarebbe un paradiso terrestre. Oppure, rivoltando la questione, potremmo chiederci cosa sarebbe Napoli, oggi, se non avesse goduto, lungo i secoli, della benevola protezione di San Gennaro, comprovata dalla costanza del prodigio, ma è possibile immaginarla peggio di com’è? No, neanche su questo varrà la pena di aprire una discussione.Pensandoci bene, converrà evitare pure di discutere sul perché la Chiesa non considera un “miracolo” la periodica liquefazione del contenuto di quelle due ampolline, ma consente che la tradizione religiosa popolare lo ritenga tale, e un suo cardinale, Crescenzio Sepe, lo definisca proprio “miracolo”. Converrà evitare pure di discutere sul perché la Chiesa abbia consentito lo slittamento delle feste patronali alla domenica più vicina, fatta eccezione per quella di San Gennaro, santo che ha depennato dal suo calendario. Insomma, dobbiamo lasciar perdere ogni questione che richiederebbe l’uso della logica: siamo di fronte a un problema che non tollera alcun genere di analisi, siamo di fronte a un fenomeno che non consente alcun tentativo di decostruzione. Al massimo ci è consentito chiacchierarne, come si fa quando ci si intrattiene a parlare del tempo che fa? Piove? Sì, ne viene giù tanta. Fa caldo? Come no, non si respira.E dunque anche quest’anno, puntuale come proprio quest’anno era davvero indispensabile, il 19 settembre, un lunedì che più feriale non si poteva, San Gennaro non ha mancato all’appuntamento. Anzi, non hanno fatto in tempo a tirar fuori la lipsanoteca dal suo ripostiglio che subito s’è avuta la lieta notizia: il sangue, o quello che è, era già bello fluido.Sarà stata la tripletta che Edison Cavani ha rifilato ieri sera al Milan o il fatto che sulla linea intransigente del cardinale Sepe, fermo nell’opporsi allo slittamento della festa patronale, c’è stato il tempestivo e pieno appoggio di De Magistris (Comune), di Cesaro (Provincia), di Caldoro (Regione) e, ancora non è chiaro a quale titolo, di Lepore? Non importa, l’importante è che anche quest’anno i napoletani possano sentirsi sul capo la mano protettrice del loro santo, sennò chissà in quale degrado sarebbero precipitati. Camorra, disoccupazione, immondizia, cose così, ma per fortuna il santo ha detto no e in città – Deo gratias – si respira.Perché si tratterà di gente maltrattata dalla storia, come recitano i volumi lassù in alto, o di plebe inetta a diventare popolo, com’è evidente già da un qualsiasi quarto piano, ma quello che le dà la forza di tirare avanti è la stampella delle sue superstizioni, e guai a toccargliela. Anzi, se non si vuole offendere la sua zoppia e vedere come è lesta a inseguirti e a pigliarti a calci, conviene rispettarla come terza gamba.Chiedevano a De Magistris, ieri: “Che farà, signor sindaco, bacerà o non bacerà la teca che contiene il sangue di San Gennaro?”. “Si vedrà sul momento – rispondeva – non mi sembra una questione importante”. “Non mi sembra importante”, un cazzo. Quanto ci mette la plebe a fare a pezzi un Masaniello? Vieni, Giggi’, ti conviene, bacia la stampella. La Chiesa non dice che si tratti di un miracolo, non sai se davvero è sangue quello che sta lì dentro, ma ti basti sapere che si tratta di onorare una superstizione e, se non lo fai, i superstiziosi si sentono traditi. E sia chiaro che non lo stai facendo a titolo personale: portati appresso la fascia e il gonfalone, così si capirà che la stai baciando a nome di tutta la città, compresi i non credenti che ti hanno votato ritenendoti il primo menopeggio che passava, compresi i musulmani di Piazza Mercato ai quali hai chiesto il voto non più di qualche mese fa.
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