La stanza dell’autocostruzione -11- AP LURES

Da Pietroinvernizzi

Giornate autunnali, anticipi d’Inverno, meno tempo sull’acqua più tempo al computer, ma sempre con la pesca nei pensieri! Accade così che si navighi a lungo, lunghe rotte nel vasto mare del web… molti sono i canti delle sirene che ci portano lontano: siti che offrono viaggi di pesca, forum di pescatori di tutto il pianeta, la grande corrente di youtube e i suoi video mozzafiato, pagine internet di autocostruttori di canne ed esche come isole in cui rifugiarsi a fantasticare… Così Anonima Cucchiaino torna alla celeberrima sua serie “La Stanza dell’Autocostruzione” (davvero non la ricordate?) e decide di aggiungere nuovi episodi, nuove isole nel mare del web! Infatti non potevamo escludere dalla serie lo straordinario AP lures di cui usiamo gli artificiali con successo da alcuni anni… E’ senza dubbio un vero “pro” dell’autocostruzione e lo abbiamo intervistato per voi!AP Lures sta per Andrea Pedaci, conosciuto sul web come Macigno, ha 34 anni e vive a Gallipoli. Oltre a costruire esche in legno collabora con SSTackle per la realizzazione di colorazioni custom per i loro prodotti. 

1. Da quanto peschi?

Da quando ho memoria… Praticamente da quando ero bambino e andavo a pesca sia con mio padre a bolentino costiero e traina di superficieche, sia con mio nonno a canna fissa.

2. Quando hai iniziato a costruire? Ti ricordi la tua prima creazione?

Ho costruito il primo artificiale circa una quindicina di anni fa, era un’esca per la traina costiera che imitava un ciciarello realizzata con materiali facili da reperire: un galleggiante di rete, un pezzettino di plexiglass per la paletta, delle piume di gallo, del wire ed un amo. Era un’esca semplice ma con un nuoto veramente buono. Negli anni successivi mi sono allontanato dall’autocostruzione per poi riavvicinarmi circa otto/nove anni fa.

3. Perché hai iniziato ad autocostruire?

Per diversi motivi, uno perchè ad ogni uscita a spinning perdevo un’esca… Argh! Ma anche per avere qualcosa di diverso, di particolare da utilizzare. Poi mi è sempre piaciuto modificare e personalizzare tutti gli oggetti che uso, decorandoli a mio gusto, e realizzare un’esca partendo da un pezzo di legno grezzo decidendone assetto, nuoto e livrea è stato il massimo.

4. Quando peschi che tecniche pratichi, dove e rivolte a che pesce?

Mi piace provare diverse tecniche e non pescare esclusivamente a spinning ma anche traina, apnea e pesca a fondo. Credo che avere anche esperienze derivate da altre tecniche di pesca serva a comprendere come le diverse specie predano e quali tratti di costa frequentano in determinate circostanze. A spinning credo che la parte più importante sia quella di determinare dove il pesce staziona per evitare di lanciare le nostre esche inutilmente. Preferisco pescare in scogliera, abbiamo dei bellissimi posti, forse troppo sfruttati ma sicuramente dal fascino particolare. Negli ultimi anni mi sono avvicinato anche allo spinning ai pelagici, tecnica in grado di regalare emozioni uniche!!!

5. Qual’è il tuo più grande vizio?

…Il cibo!!! La buona cucina per me è il più grande vizio.

6. Qual’è il materiale che ami di più? E quale tecnica di costruzione?

Per ora ho sempre utilizzato il legno per le mie esche e credo che continuerò ad utilizzarlo. Ha delle caratteristiche meccaniche che rendono questo materiale veramente unico.

7. Nel corso degli anni produttori e tecnologie hanno migliorato molto le nostre attrezzature da pesca, per te qual’è stata la novità più utile e rilevante?

Bella domanda! Secondo me sono due le invenzioni che hanno creato una svolta per la pesca. Una è senz’altro l’invenzione del nylon come materiale per le lenze da pesca. L’altra è quella delle resine, le troviamo nei fusti delle canne, a protezione delle legature degli anelli, nel corpo di molti mulinelli… e proteggono le colorazioni dei miei artificiali… eh eh!

8. Qual’è l’elemento che conta di più nel successo di un artificiale? Colore e realismo, equilibrio dei pesi e vibrazioni, forma e sua idrodinamica?

E‘ un insieme di fattori, il colore e il realismo non sono ai primi posti. La forma, il suo movimento in acqua (più naturale possibile) sono sicuramente le caratteristiche fondamentali. L’artificiale non deve necessariamente imitare qualcosa di presente in natura (vedasi per esempio popper e skipping lures) ma avere qualcosa che stimoli il predatore ad attaccare, che sia per fame o per territorialità. In seguito va tenuto presente il lancio (le doti “balistiche” e aerodinamiche) e infine la livrea.

9. Ci descrivi i principali processi/fasi della costruzione di un tuo artificiale?

La prima fase è quella della progettazione dell’esca. Bisogna sapere cosa si vuole realizzare in funzione della preda che vogliamo insidiare, dello spot, e delle condizioni marine. Poi si passa al disegno e si riporta tale disegno su una dima in cartoncino e su un listello in legno. Realizzo quindi scassi, fori per la piombatura e sagomo il grezzo, poi si passa alla realizzazione dell’armatura in acciaio, si piomba, si stucca e si rifinisce. Passo alcune mani di impermeabilizzante, un fondo chiaro e coloro l’esca. Infine passo una o più mani di resina epossidica e un trasparente professionale per preservare la colorazione dell’artificiale dai morsi dei pesci e dagli agenti atmosferici. Fra le diverse fasi provo le esche per assicurarmi che il nuoto sia quello voluto. Questo procedimento ovviamente può variare in base al tipo di esca.

10. Quanto tempo dedichi all’autocostruzione? Quanto alla pesca?

Sicuramente di più per l’autocostruzione che per la pesca!!!

11. Cos’è per te la pesca? Cosa significa per te costruire esche?

Per me la pesca è libertà! Spostarsi da un posto ad un altro, stando a contatto con la natura. Fare ogni volta esperienze nuove, conoscere nuove persone che hanno la stessa tua passione. L’autocostruzione è un liberare la fantasia ma non su una tela, no, su qualcosa che abbia un utilizzo concreto.

12. Qual’è la tua marca di esche artificiali presente sul mercato preferita?

Semplice…Rapala!!!

(Indiscrezioni dicono che presto aprirà la pagina Facebook di Rapala Italia! N.d.R.)

13. Qual’è il tuo sogno di costruttore di esche?

Che i miei artificiali vengano conosciuti ed utilizzati dai pescatori di tutto il mondo, e che quella che per ora è poco più di una passione possa diventare un’attività lavorativa piena.

14. Se potessi scegliere un altro costruttore a cui affiancarti, presente o passato, il più bravo, chi sarebbe?

In Italia abbiamo molti bravi autocostruttori ma sicuramente non potrei fare a meno di menzionare “Cobra“ Claudio Gasparri, è uno dei più bravi autocostruttori che conosca, dotato di ottima inventiva e manualità.

(Per conoscere “Cobra” e tanti altri grandi dell’autocostruzione italiana e non solo, non possiamo non rimandarvi all’omonimo Forum! N.d.R)

15. Quali sono, nell’ordine, i primi materiali e attrezzi che consigli a chi vuole iniziare ad autocostruire? E con quale imitazione partire?

Un listello di legno, un pezzo di policarbonato, plexiglass, o alluminio per le palette, del filo in acciaio, taglierino, seghetto, raspa e carta abrasiva, turapori e colori acrilici spray sono gli elementi di base. Piccoli minnow con gobba centrale per cominciare.

16. Che consigli daresti a chi si avvicina all’autocostruzione?

Iniziare con un modello semplice, curando più il movimento dell’esca che il lato estetico e non mollare se non si raggiunge subito l’effetto desiderato, ma riprovarci, testando in pesca le proprie esche. Non sempre ciò che piace a noi piace anche ai pesci!

Consigliamo a tutti di visitare lo strepitoso blog di Andrea “Macigno” Pedaci, vi rifarete gli occhi: www.aplures.blogspot.it

Per contattare AP  via email: pedaciandrea@virgilio.it

PER ESSERE ROCK’N'ROD DOVRESTE LEGGERE TUTTE LE PRIME 10 INTERVISTE  AGLI AUTOCOSTRUTTORI, CLICCATE SUI NOMI:

1- Jos Lures

2- Psyco Lures

3- Old Stomp Lures

4- Enrico Project Bait

5- Shikey Lures

6- Zaza Lures

7- Alessio Martin 28

8- Brilly Lures

9- Oliffo

10- Federico Marrone Urban Fishing



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