Oliffo – big bass cranck 160
Ciao a tutti, mi chiamo claudio giagnoni, ho 36 anni e sono conosciuto sul web e come costruttore con il nickname di oliffo, sono un maledetto toscano dalla A alla Z quindi siete avvisati…
1. Da quanto peschi?
Da quando son riuscito a tenere una canna in mano, 30 anni o giù di li.
Ho costruito il primo artificiale penso più di 20 anni fa, seguendo un’articolo su “Pescare” e recuperando il bulbo di un galleggiante all’inglese per il corpo. Era un walking the dog, l’armatura era in filo di rame, niente protettivo finale, vernice verde orribile e occhi gialli a pennarello, ci feci 4 lanci e lo misi a marcire in cassetta, preferivo pescare carpe ai tempi.
Adesso è sul fondo di un cassetto del laboratorio, lo guardo ogni tanto e… sorrido al pensiero di quanto tempo è passato e come son cambiate le cose.
Ho cominciato a costruire seriamente circa 8-9 anni fa, da allora la febbre dello spinning e della costruzione è in continua ascesa e non accenna a fermarsi.
3. Perché hai iniziato ad autocostruire?
Non mi vergogno a dire che ho iniziato come molti inseguendo il falso mito del risparmio sul costo degli artificiali, velocemente ho realizzato che se si vogliono fare le cose fatte bene di risparmio non ce n’è alcuno, anzi, il costo degli attrezzi, il tempo per le prove, la continua ricerca dei materiali migliori e più adatti, le ore passate a scervellarmi per superare certi problemi, tutto questo ha un costo elevato, molto più facile ed economico recarsi in negozio e acquistare un artificiale già pronto.
Continuo a costruire per la soddisfazione intrinseca di ingannare il pesce con una cosa che io ho creato partendo da 0 e per la possibilità di poter realizzare esche “su misura” per specifiche esigenze… e poi catturare con i propri handmade non ha prezzo.
Pesco a spinning a 360 gradi, dal cavedano al tropico estremo, ovunque ci sia acqua e pesce, il prurito alle mani mi assale.
Amo la pesca pesante al luccio con grossi jerkbait ed ancor più enormi softbait, vado in estasi completa nei mari tropicali lanciando birilli da 2 etti per ingaggiare dei veri e propri corpo a corpo con pesci di una brutalità unica.
Fondamentalmente sono un cacciatore di taglie e pesco preferibilmente il più pesante possibile.
5. Qual’è il tuo più grande vizio?
Mangiar bene, in materia culinaria sono veramente abituato male.
6. Qual’è il materiale che ami di più? E quale tecnica di costruzione?
Adoro il legno, la soddisfazione che mi dà il lavorarlo è impareggiabile, i miei artificiali sono al 99% costruiti con questo materiale. Non disdegno nemmeno colare gomma o l’uso delle varie resine ma il legno ha un altro sapore.
7. Nel corso degli anni produttori e tecnologie hanno migliorato molto le nostre attrezzature da pesca, per te qual’è stata la novità più utile e rilevante?
L’innovazione che per me ha segnato una svolta nel mondo dello spinning è stata la realizzazione dei moderni trecciati, il salto di qualità e prestazioni rispetto al buon vecchio nylon è stato semplicemente pazzesco.
La cosa fondamentale, a mio parere, è che l’artificiale sia sviluppato da un buon pescatore, solo un buon pescatore riuscirà a mixare nelle giuste dosi tutti questi elementi per far si che la ricetta finale sia vincente.
9. Ci descrivi i principali processi/fasi della costruzione di un tuo artificiale?
Disegno la sagoma, taglio/lavoro il legno, piombo dove penso sia opportuno, impermeabilizzazione al volo e si cominciano le prove, quando tutto è ok le uniche fasi che cambiano sono una seria impermeabilizzazione del grezzo, la stuccatura, la stesura del fondo, la verniciatura e la resinatura finale.
Il più possibile all’uno e il più possibile all’altra, la passione quando è genuina non ha spazi né orari, a volte penso soluzioni costruttive anche quando mi sveglio la notte.
11. Cos’è per te la pesca? Cosa significa per te costruire esche?
La pesca è una parte fondamentale di me, stare sull’acqua, che sia un torrente, un grande lago o l’oceano, è indifferente, mi dà una sensazione di totale appagamento; mi fa riscoprire cose semplici e dal sapore antico, sulle quali spesso non si ha tempo di soffermarsi nel trambusto quotidiano.
La costruzione, secondo me, è una declinazione fondamentale della pesca.
12. Qual’è la tua marca di esche artificiali presente sul mercato preferita?
Pesco con le mie esche nel 99% delle situazioni, è inutile costruire esche se poi devono rimanere sul fondo della cassetta o come soprammobili in garage. Detto questo da pescatore di lucci ammiro molto i lavori della “Musky Innovation”, da pescatore in mare mi piacciono molto le esche di “Carpenter”.
Riuscire a pescare solo ed esclusivamente con i miei artificiali, in ogni situazione e per ogni tipo di pesce, un po’ ambizioso ma se non si mira in alto almeno nei sogni….
14. Se potessi scegliere un altro costruttore a cui affiancarti, presente o passato, il più bravo, chi sarebbe?
Lauri Rapala, sicuramente ci sono al mondo centinaia di costruttori più bravi di lui ma la sua intuizione e il suo lavoro hanno cambiato il mondo dello spinning per sempre. (Applausi… non dimentichiamoci di lui! N.d.R.)
15. Quali sono, nell’ordine, i primi materiali e attrezzi che consigli a chi vuole iniziare ad autocostruire? E con quale imitazione partire?
Una sega a legno, carta vetrata di 3 grane diverse (grossa, media e fine), turapori nitro, bombolette acriliche, un barattolo di epoxy, un listello di samba da 1 cm di spessore, del filo d’acciaio da 1 mm. il modello con cui consiglio di iniziare è un simil filibustiere, un lipless da trote-cavedani, si apprendono tante nozioni facendo modelli senza paletta, torneranno molto utili in seguito.
Costruire esche per i pesci che si pescano, sembra una banalità ma vedo sempre più persone avvicinarsi a questo mondo e fare mille domande su come si fa uno stickbait da tonni o da giant trevally, oppure un jerk da luccio per poi scoprire che questi han cominciato a pescare da 2 anni e il pesce più grosso che han preso è un cavedano o un bass da 500 grammi.
La costruzione, come la pesca, deve seguire un percorso graduale, si parte dal basso per arrivare chissà dove ma bruciare le tappe è la cosa più sbagliata che si può fare, si perde un sacco di divertimento per strada.
Lasciaci qui di seguito i recapiti per coloro che vorranno contattarti e vedere i tuoi lavori:
http://oliffolivinglures.blogspot.it/
email: oliffo@tin.it