Frutto di un progetto congiunto di cinque diverse agenzie spaziali, la statunitense NASA, la russa RKA, l’europea ESA, la giapponese JAXA e la canadese CSA, la costruzione della stazione ha richiesto, negli anni, collaborazione tra le nazioni e soluzioni ingegneristiche all’avanguardia. I moduli russi sono stati prevalentemente lanciati in orbita e agganciati in modo automatico, gli altri elementi sono stati trasportati con il veicolo spaziale statunitense Space Shuttle e assemblati dai membri dell’equipaggio per mezzo di attività extra-veicolari e con l’utilizzo del braccio robotico. I veicoli spaziali russi Soyuz e Progress hanno alimentato la stazione di uomini e rifornimenti.
In questo grande progetto l’Italia, tramite l’ASI, ha saputo, grazie alle capacità tecnologiche e scientifiche dei propri scienziati e delle sue industrie, acquisire un proprio ruolo che andasse oltre al contributo in ambito ESA: la realizzazione dei tre moduli logistici, Leonardo, Donatello e Raffaello, uno dei quali è poi divenuto componente stabile della ISS, ha permesso all’ASI di acquisire in cambio, ad esempio, opportunità di volo per i nostri astronauti che esulano dall’ambito dell’Agenzia Spaziale Europea.
Complessivamente l’Italia ha contribuito moltissimo a questa emozionante avventura. Il 40% delle strutture abitabili sono state infatti realizzate nel nostro paese. Ruolo che fece sì che Umberto Guidoni divenisse, nel 2001, il primo astronauta europeo a abitare la stazione spaziale, seguito da Paolo Nespoli, Roberto Vittori, Luca Parmitano, primo e ad oggi unico italiano impegnato in attività extraveicolare. Da record poi il passaggio di Samantha Cristoforetti, la più lunga permanenza femminile nello spazio, la più lunga europea, con 200 giorni e 130 milioni di chilometri, la prima astronauta italiana in orbita.
I primi inquilini spaziali fecero il loro ingresso nella casa laboratorio orbitante il 2 novembre 2000. Da allora la stazione non è mai più stata disabitata. Nei laboratori pressurizzati, astronauti e cosmonauti provenienti da 17 paesi hanno sinora condotto più di 1.760 ricerche e hanno realizzato più di 1.200 risultati e pubblicazioni in campi diversificati, dalla fisica alla chimica, dalla biologia alla medicina e fisiologia. La ISS è infatti un vero e proprio laboratorio orbitante per condurre esperimenti impossibili sulla Terra. La sua unicità sta nell’assenza di peso. Questa peculiarità consente di apprendere molto sulla salute e sulla fisiologia umana, ma è possibile anche sperimentare nuove leghe e materiali o sviluppare processi industriali in termini di efficientamento energetico e basso inquinamento.
La nuova, emozionante, stagione che si profila davanti alla ISS vedrà un prolungamento della vita futura. «La ISS rappresenta a oggi l’alternativa meno costosa per effettuare ricerche in orbita bassa, per il semplice fatto che è già in orbita e funzionante, e che progettare e costruire un sistema ex novo richiederebbe uno sforzo finanziario enorme, oltre che tempi dell’ordine di anni» spiega Gabriele Mascetti, responsabile dell’Unità Volo Umano e Microgravità dell’Agenzia Spaziale Italiana. «Per questo la NASA ha proposto di ulteriormente estendere la vita utile della stazione almeno fino al 2024, e possibilmente anche oltre, fino al 2028; gli altri Stati partner del progetto sono in linea con questo approccio». La Stazione Spaziale si prepara, dunque, a traguardare nuovi autunni nell’appassionante viaggio della conoscenza.
Paolo Nespoli e Roberto Vittori in orbita sulla ISS insieme nel 2014. Paolo Nespoli tornerà nello spazio nel 2017
Fonte: Media INAF | Scritto da Manuela Di Dio