La sterilità naturale dei matrimoni gay

Creato il 01 settembre 2014 da Alessandro Zorco @alessandrozorco

La recente sentenza del Tribunale dei Minorenni di Milano che ha permesso a una coppia lesbica l’adozione della bambina che la più giovane delle due donne aveva dato alla luce con la procreazione assistita, ha riacceso il dibattito su alcune grandi questioni ancora irrisolte in Italia: matrimoni gay, adozione di bambini da parte delle coppie omosessuali e procreazione assistita.

Su questi argomenti l’Italia è notoriamente spaccata da anni: da una parte i bigotti cattolici che rifiutano di accettare il cambiamento della società e continuano imperterriti a sostenere che il matrimonio è una faccenda tra uomo e donna finalizzata alla procreazione e che i bambini, per crescere equilibrati, hanno bisogno di un padre e di una madre.

Dall’altra parte, i moderni progressisti sostengono invece che questa visione del mondo è arcaica, ottusa e frutto di un indottrinamento ecclesiale. Che la nostra società è cambiata e non ha più ragion d’essere la limitazione del matrimonio alle sole coppie eterosessuali. Le nuove famiglie arcobaleno – sostengono – sono spesso più solari, colorate ed entusiaste di certe famiglie tradizionali tristi e litigiose.

Due mondi lontani e inconciliabili, nella vita reale e sui social network. E due mondi inconciliabili anche per la politica delle larghe intese che governa l’Italia, incapace di prendere una posizione su questi temi scottanti. Un’apertura netta a matrimoni gay e adozioni da parte delle coppie omosessuali significherebbe infatti perdere i voti cattolici, che ancora sono una componente significativa dell’elettorato italiano. Ma una chiusura altrettanto netta significherebbe un impopolare sgarbo alla fascia progressista della popolazione italiana che, stando al termometro dei social network, appare prevalente e comunque molto bellicosa.

Visto che oggi la politica bada ai voti e, se può, cerca di non scontentare nessuno, su questi argomenti tende a non decidere (per la verità questo periodo di crisi economica porta comunque con sé altre priorità!).

Ecco perché il Parlamento, l’organismo costituzionalmente preposto a rappresentare gli italiani, è stato gradualmente sostituito dalla magistratura. Le decisioni più scottanti sulla vita e sulla morte oggi le prendono i giudici in base alla loro coscienza. Non solo la Corte di Cassazione, massima espressione della giustizia italiana, ma anche i singoli tribunali. Come in questo caso.

La sentenza di Milano

Venendo alla recente sentenza, il Tribunale dei Minorenni di Milano ha deciso di attribuire alla mamma naturale il diritto di tenere la bambina che per nove mesi aveva tenuto in grembo interpretando estensivamente l’articolo 44 della Legge sull’adozione del 4 maggio 1983, n. 184:

Articolo 44. 1. I minori possono essere adottati anche quando non ricorrono le condizioni di cui al comma 1 dell’articolo 7:
a) da persone unite al minore da vincolo di parentela fino al sesto grado o da preesistente rapporto stabile e duraturo, quando il minore sia orfano di padre e di madre;
b) dal coniuge nel caso in cui il minore sia figlio anche adottivo dell’altro coniuge;
c) quando il minore si trovi nelle condizioni indicate dall’articolo 3, comma 1, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, e sia orfano di padre e di madre;
d) quando vi sia la constatata impossibilità di affidamento preadottivo.
2. L’adozione, nei casi indicati nel comma 1, è consentita anche in presenza di figli legittimi.
3. Nei casi di cui alle lettere a), c), e d) del comma 1 l’adozione è consentita, oltre che ai coniugi, anche a chi non è coniugato. Se l’adottante è persona coniugata e non separata, l’adozione può essere tuttavia disposta solo a seguito di richiesta da parte di entrambi i coniugi.
4. Nei casi di cui alle lettere a) e d) del comma 1 l’età dell’adottante deve superare di almeno diciotto anni quella di coloro che egli intende adottare.

In pratica, il Tribunale milanese ha deciso di tutelare l’interesse del minore mantenendo il rapporto affettivo e di convivenza con il genitore naturale nell’ambito di un nucleo familiare in qualche modo già esistente, indipendentemente dall’orientamento sessuale dei suoi componenti (la norma infatti non contiene alcuna distinzione fra coppie conviventi eterosessuali o omosessuali).

La sentenza del Tribunale dei Minorenni di Milano sembra dunque essersi calata nel caso concreto, decidendo di affidare la bambina alla mamma naturale senza voler prendere alcuna posizione ideologica sulla questione delle adozioni di minori da parte di una coppia gay.

Diverso è il caso della Corte di Cassazione che l’11 gennaio 2013 aveva dato la possibilità astratta alle coppie gay di crescere un minore affermando un principio più fumoso e vago, cioè permettendola “quando non è a rischio il corretto sviluppo del minore”.

La battaglia sui matrimoni gay

Su questi temi (matrimoni gay e adozioni) restano dunque tanti interrogativi e questioni che soltanto un’approfondita e seria analisi in sede parlamentare potrebbe cercare di ricomporre.

E’ un dato di fatto che la società è cambiata e che accanto alle coppie eterosessuali ci sono tante coppie omosessuali i cui diritti devono essere tutelati dallo Stato. E’ anche vero, però ,che la legge italiana tutela già molti diritti dei conviventi more uxorio che potrebbero benissimo essere applicati estensivamente in modo da ampliare le garanzie legali per le convivenze omosessuali.

Ma una cosa è la tutela delle coppie omosessuali, altra è riconoscergli la possibilità di sposarsi e crescere dei bambini, estendendo anche a loro la disciplina del matrimonio civile.

L’articolo 29 della Costituzione indica la famiglia come una “società naturale fondata sul matrimonio”.

Il riferimento alla natura fa ragionevolmente intuire che il matrimonio sia stato inteso dai padri costituenti come un vincolo tra due persone di sesso maschile e femminile finalizzato alla procreazione. Non tanto per particolari scelte di carattere ideologico o religioso, quanto per la intrinseca sterilità dei rapporti tra due persone dello stesso sesso.

E’ presumibile che il legislatore avesse in mente la nascita naturale dei figli da un uomo e una donna, non le complicate tecniche che la scienza moderna ha inventato per far mettere al mondo figli anche a persone chi, per sua scelta, naturalmente non potrebbe averne.

Ferma restando la possibilità di riformare la Costituzione in ogni sua parte se così riterrà la maggioranza degli italiani e fermo restando che la nostra società è cambiata, è pur vero che la natura rimane sempre la stessa e difficilmente accetta di buon grado che le sue leggi siano stravolte.

La forzatura delle leggi naturali porta sempre conseguenze disastrose.

Giustamente ci si scandalizza quando la natura è forzata e violentata dall’uomo (ad esempio quando edifica nei luoghi in cui non dovrebbe farlo), ma non si fa altrettanto quando vengono violate le leggi naturali della vita e della morte.

Sappiamo bene cosa succede quando la natura si riprende i suoi spazi devastando con violenza tutto ciò che l’uomo ha costruito a dispetto delle sue leggi, ma probabilmente non riusciamo a valutare le conseguenze della violazione delle leggi naturali sulla procreazione.

Anche queste sono le questioni sulle quali dovrebbe interrogarsi il Parlamento italiano per legiferare con coscienza dopo aver valutato con serietà tutte le posizioni in campo. Senza demandare alla Corte di Cassazione o addirittura ad una sezione del tribunale la regolamentazione di temi tanto delicati.

Le contrapposizioni ideologiche e gli insulti lasciano il tempo che trovano e sono totalmente inutili se non vengono ricomposti civilmente dalla politica, soprattutto quando c’è da difendere gli interessi della fascia più delicata della popolazione: i bambini.

A proposito: cosa risponderà la mamma alla sua bambina quando, appena sarà in grado di capire, gli farà una semplice domanda: mamma, dov’è il mio papà?

“La grande marcia della distruzione mentale proseguirà. Tutto verrà negato. Tutto diventerà un credo. È un atteggiamento ragionevole negare l’esistenza delle pietre sulla strada; sarà un dogma religioso affermarla. È una tesi razionale pensare di vivere tutti in un sogno; sarà un esempio di saggezza mistica affermare che siamo tutti svegli. Accenderemo fuochi per testimoniare che due più due fa quattro. Sguaineremo spade per dimostrare che le foglie sono verdi in estate. Non ci resterà quindi che difendere non solo le incredibili virtù e saggezze della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile: questo immenso, impossibile universo che ci guarda dritto negli occhi. Combatteremo per i prodigi visibili come se fossero invisibili. Guarderemo l’erba e i cieli impossibili con uno strano coraggio. Saremo tra coloro che hanno visto eppure hanno creduto.” 

Gilbert Keith Chesterton, scrittore e giornalista inglese