La storia del cesso

Creato il 25 ottobre 2013 da Narratore @Narratore74

Perché si scrive?

Con questa domanda si potrebbe distruggere un intero castello di storie, scuse e blande motivazioni. E tutto perché spesso c’è chi adora crearsi un vero e proprio background inerente alla risposta di codesta domanda.

Questo meme (perché ormai è così che è diventato, anche se, in verità, non lo è) è nato per caso, da questo articolo.
E come non prendere l’occasione di dire la mia?

Ovvio, non tutti, ma molti di coloro che scrivono amano raccontarsi che lo fanno per placare un demone interiore, per sfogare un desiderio inespresso o perché il mondo delle fate ha chiamato la sua anima e l’ha eletta a portatrice di storie e di speranza.
Storie, che spesso sono talmente ricche di particolari da essere differenti una volta dall’altra, cambiando anche in funzione di chi deve ascoltarla.
Ma per funzionare è giusto che sia così, la storia del cesso deve essere talmente tangibile da diventare vera, sostituire la realtà da una bella e fluente narrazione.
Il problema è che, guarda caso, quelli che si preparano queste belle storielle spesso non scrivono.
O hanno il romanzo lì, che aspetta di subire l’ennesima limatura…
Che la storia ce l’hanno tutta in testa e prima o poi…
Che il mondo editoriale non è ancora pronto per il loro grande successo annunciato…

Io scrivo, in realtà negli ultimi tempi devo ammettere che lo faccio poco, ma lo faccio.
E non scrivo perché sento un cavallo imbizzarrito scalpitare per uscire. Non lo faccio in preda ad un estasi suprema che mi istiga a battere dita sulla tastiera facendomi venire la sindrome da tunnel carpale.
Lo faccio perché posso.
Forse non così bene come vorrei (ma si può sempre migliorare) e probabilmente interessa a pochi.
Ma qualcuno ha letto quello che scrivo, qualcuno ha anche detto che c’è del buono in quello che scrivo.
E va bene così.

E il come ho cominciato è figlio della stessa motivazione.
Perché potevo…

Un giorno ho pensato che provarci non costava nulla, che non avrebbe portato differenze nella mia vita (enorme cazzata) e che alla fin fine, non sarebbe stato nemmeno così traumatico.
E così è andata.
Ieri non scrivevo, oggi sì.
E il tutto senza alcun demone con cui fare i conti. Solo la voglia di raccontare storie, di farle leggere e di farsi anche criticare.
Perché la scrittura è una passione dura, ci vuole scorza per reggere, e non tutti possono tenergli testa.
Ma ci si può provare.
Senza stupidaggini, senza quelle scuse blande utilizzate per fare i fighi.
Se si vuole scrivere lo si fa, punto e basta.
Il resto lasciatelo nel cesso… e magari, dopo, tirate l’acqua e iniziate a scrivere.
Scoprirete che darà più gusto farlo che raccontarlo.