In sintesi si disquisiva di un mio ex (notoriamente fedifrago) che dopo anni sta propinando lo stesso copione alla nuova malcapitata (con qualche guizzo di genio in più, va ammesso). In realtà il punto non è solo che è fedifrago, proprio vive vite parallele e probabilmente ne ha talmente perso il controllo che nemmeno più si ricorda in quale è.
Alla fine della puntata precedente ci eravamo lasciate con un dilemma: condividere il già delineatosi epilogo con la malcapitata oppure farsi i fatti propri? Ovviamente ho deciso di farmi i fatti miei, reiterando il concetto che ognuno fa quello che vuole della propria vita, ivi compreso rovinarsela (e qui ovviamente parlo con cognizione di causa, visto che quando scrissi il post precedente mi sentii chiedere di quale fedifrago esattamente stessi parlando, il che la dice lunga sulla mia recidività). Ma non siamo qui a parlar di me, io son guarita, siamo qui a filosofeggiare.
Pare che nel frattempo qualcuno abbia messo in guardia la malcapitata, che lei abbia deciso che non le importa, perché lui mi ama e quindi a maggior ragione, visto che non parliamo di sedicenni, ma di gente maggiorenne e vaccinata, la decisione è stata più che saggia.
Tuttavia ci si chiedeva (in ordine sparso e non di importanza):
1) perché ci sono persone (spesso uomini) che mentono serialmente sapendo di poter essere facilmente smentiti e soprattutto sapendo che non porta a nulla se non al disastro? Una delle amichette suggeriva teorie psicologiche sulla dinamica mamma_bambino, sul bisogno di essere puniti e redenti, io credo banalmente che sia una forma di psicopatia e che, come tale, una volta diagnosticata una se ne debba tenere alla larga;
2) perché ci sono persone (spesso donne) che credono ad ogni menzogna, sapendo che è una menzogna e che si fanno prendere per i fondelli a raffica, etc etc?
La grande lezione che mi ha insegnato la vita è che spesso alla domanda perché non c'è davvero una risposta. Oppure che la risposta è nel titolo.
Se vi piace Murakami Haruki, probabilmente state sorridendo già da quando avete letto il titolo.
Per tutti gli altri ecco di seguito la spiegazione. Da tenere a mente, se sei il topo.
- A proposito, sai la storia del gatto vegetariano e del topo?
- No.
- Vuoi sentirla?
- Certo.
Un gatto incontrò in una soffitta un grosso topo maschio. Spinto in un angolo, senza via d’uscita, il topo disse tremando: “Signor gatto, la prego. Non mi mangi. Devo tornare dalla mia famiglia. I miei figli mi aspettano affamati. Mi lasci fuggire.” Il gatto rispose: “Non devi preoccuparti. Non ti mangerei comunque. A essere sincero, anche se non posso dirlo ad alta voce, sono vegetariano. Non mangio carne di nessun tipo. Quindi, avermi incontrato è stata per te una gran fortuna”. Il topo disse: “Ah, che giornata meravigliosa! Sono proprio fortunato ad avere incontrato un gatto vegetariano!” Ma un attimo dopo, il gatto si avventò sul topo, lo immobilizzò con gli artigli e gli affondò i denti in gola. Il topo, torcendosi per il dolore, con l’ultimo fiato che aveva, gli chiese:“Ma non avevi detto che sei vegetariano e non mangi carne? Allora mentivi?” Il gatto, leccandosi i baffi rispose: “Io non mangio carne. Non ho mentito. Infatti, quando tornerò a casa ti scambierò con la lattuga”.
Aomame ci pensò su qualche istante.
-Quale sarebbe la morale di questa storia?
-Non ha una morale precisa. Siccome prima abbiamo parlato di fortuna, mi è tornata in mente. Tutto qui. Comunque, sei libera di trovarci la morale che vuoi.