La storia dell’uovo detratto

Da Radicalelibero

“Fa ppene… Ma la prossima folta io non dare più te uova”. C’era una volta un’Italia brutta, sporca e cattiva. Si, cari bambini. Era l’Italia dell’Orco sporco e cafone, l’Italia del terrore terrone.

C’era una volta una piccola piccola valvolina di sfogo. Una cesta da legna, una gerla in cui racchiudere le colpe lorde di tutto un paese. L’Italia delle false dichiarazioni dei redditi, l’Italia delle fatture mancanti, l’’Italia dell’ubriacone e del drogato, l’Italia del disoccupato.

C’era una volta tutto questo. “Fa ppene. Ma la prossima volta io non dare più te uova”. Questo c’è oggi. C’è quando un povero orco affamato entra in una macelleria, il regno sanguinolento della gallina sgozzata e del porco squartato e domanda uno scontrino fiscale. Quando il cattivo pretende troppo, pretende la legge dal buono, il teatrino rosso diventa un patetico cinema dell’assurdo.

Nella nostra storia, cari bambini, il nostro cattivo (che poi è il buono o chissà che in questa strana stramba commedia degli orrori) è sempre del sud. Ma non del Sud senza se e senza ma. Del sud mandolino, pizza, spaghetti e monnezza. Bensì del lindo e pinto Sudtirolo. Che, a disposizione inversa è Alto Adige.

Provate a chiedergli lo scontrino su sei uova (due euro!!!) e lo vedrete ruttare ingiurie in un italiano appena abbozzato.

“Fa ppene. Ma la prossima volta io non dare più te uova”, risponde.

E, cari bimbi, se anche voi vi sentirete ingiungere che “Fa ppene. Ma la prossima volta io non dare te più uovo” corredato da sguardo truce e voce minacciosa, non temete. Avete di che ribattere: “Caro lei, non si preoccupi. Da lei non ci sarei venuto più. Comunque…”