Fin dall’antichità la zona di Bagnoli venne valutata di buon occhio dai greci, in quanto il territorio era ricco d’acqua e le cui acque era dotate di proprietà miracolose – secondo i greci – pertanto decisero di stanziarsi. Dopo l’arrivo dei romani, le terme tuttavia acquistarono un altro tipo di valore, ovvero un valore sociale oltre che terapeutico e addirittura le terme divennero un punto d’incontro tra le diverse classi sociali.
Procedendo lungo il percorso storico, si arriva al Medioevo, dove il cronista Riccardo di San Germano, narra che Federico II di Svevia decise di curarsi presso le terme di Pozzuoli, dedicando un piccolo poema i cui contenuti riguardavano i benefici delle attività termali. Tuttavia, a causa di un’eruzione le terme di Tripergole furono distrutte, pertanto i tentativi di migliorare e potenziare le terme furono vane. Solo con Don Pedro d’Aragona si cercò di recuperare le terme, il cui lavoro venne affidato a Sebastiano Bortolo: avrebbe dovuto ricercare e restaurare le terme; in primis divise la ricerca in tre settori geografici, affidando a ciascuna una lapide.
Verso l’ottocento si cercò di rivalutare le terme, in modo tale da poterci anche fare ricchezza, difatti venne instaurata una ferrovia affinchè diventasse un luogo di attrazione per i turisti; tuttavia, con l’istallazione dei complessi come l’Italsider di Bagnoli, si parla addirittura della fine del termalismo flegreo.
Perchè si decise di costruire l’Italsider a Bagnoli nonostante i pareri contrari? Quale ricrescita invece ebbe nel dopoguerra?
L’Italsider venne costruito sui territori di Bagnoli, in quanto il territorio comprendeva un cospicuo numero di terreni vasti che furono venduti ad un prezzo molto basso, pertanto venne favorita la vicinanza al mare affinchè si potesse realizzare la linea ferroviaria Roma – Napoli; tuttavia, nonostante il programma potesse avere dei vantaggi da un punto di vista economico, purtroppo non vennero considerati i danni ambientali che avrebbe portato il progetto, nonostante molte persone cercarono di spiegare le loro motivazioni, non furono mai presi in considerazione.
Nel 1911 venne inaugurato il primo nucleo attivo dell’acciaieria. Ebbene, le critiche fecero il loro percorso fino ad un certo punto, mentre l’Italsider divenne un vero colosso industriale, incrementando le occupazioni al suo interno; tra le tante teorie riguardo il progetto dell’Italsider c’è chi ipotizzò di delocalizzare l’industria affinchè non si sviluppasse su tutto il territorio flegreo e chi, come l’ingegnere De Simone, avrebbe invece voluto vedere il ritorno di una Bagnoli lontana dalle industrie, altresì un luogo ideale per fare bagni e villeggiare.
L’Italsider continuò a crescere, ma è proprio durante il picco del proprio splendore che ebbe una battuta d’arresto a causa del conflitto mondiale che, distrusse parzialmente l’industria: come vedremo, però, gli operai cercarono di recuperare la fabbrica, difatti, nel dopoguerra l’Italsider continuò a crescere in maniera smisurata provocando un pericoloso inquinamento a discapito sia dei lavoratori che dei cittadini residenti nella zona. Nell’indifferenza più totale nel 1961 si decise di ampliare il progetto concernente l’Italsider: si unirono alla fabbrica anche Cementir, Montecatini e l’Eternit, le quali costituirono le mura industriali in cui venne chiusa la città di Napoli.
Chiusura della fabbrica. Perchè le bonifiche non avvennero? E quali furono le scelte politiche?
L’italsider venne chiuso definitivamente nel 1993, mentre nel 1996 si cercò di approvare una variante che potesse salvaguardare Bagnoli e procedere alla bonifica di circa due milioni di mq affinchè si potesse recuperare il valore ambientale dell’area distrutta dall’industria.
Vennero stanziati dallo Stato circa 25 miliardi, poi 340 e aumentati ancora di 50 miliardi in modo tale da bonificare l’intero territorio suddiviso in lotti; la legge del 1996 prevedeva di bonificare il primo lotto: Coroglio. Vennero stanziati 25 miliardi ed entro il 1997 bisognava concludere i lavori di bonifica di Coroglio, tuttavia, i lavori non vennero mai conclusi e non si arrivò ad alcun risultato. Lo stesso discorso vale per gli altri lotti. Il motivo per cui, la bonifica ebbe problemi, furono molteplici: bisognava risolvere il problema delle piccole aziende che ostacolavano gli appalti della bonifica; un secondo problema erano i fondali, i quali colmi di rifiuti inquinati e infine, il problema impiantistico che si occupava della fragilità, nonchè l’instabilità del suolo. Facciamo tuttavia dei passi indietro. Nel 1994 Antonio Bassolino sindaco da poco tempo, si trova a decidere sul destino di Bagnoli con l’Ilva: il sindaco decise di non firmare l’accordo, che prevedeva di impiantare nuove industrie nella zona, ma anzi, venne elaborato un vero programma sul destino di Bagnoli: costruzione di impianti per attirare turismo; un grande parco pubblico; ripristino dell’arenile e della balneabilità, nonchè la formazione di una rete di attività produttive con finalità nella ricerca scientifica.
Per il progetto vennero stanziati 343 miliardi di lire più 25 miliardi per bonificare la spiaggia, oltretutto il decreto prevedeva anche la costruzione di una società chiamata Bagnoli Spa, affinchè ci fosse l’assunzione di 500 lavoratori rimasti all’Ilva , da destinare alla bonifica del territorio. Nel 1995 il decreto venne bloccato in parlamento dalla Lega. Nel 1996 la questione della bonifica andò nelle mani della Regione guidata dalla giunta di centrodestra. Bassolino fu appena eletto sindaco e riuscì a trovare un accordo con la Regione affinchè si potesse dare vita alla Bagnoli Spa, tuttavia, il finanziamento venne nuovamente bloccato in parlamento dalla Lega, il cui partito cercherà più volte di evitare che i fondi vengano destinati alla bonifica del territorio. Nel 2001 Bassolino diviene presidente della Regione e Rosa Iervolino sindaco di Napoli: con le nuove norme bisogna decidere se affidare la bonifica al comune o agli enti privati.
Si costituì BagnoliFutura S.p.A, la quale avrebbe dovuto occuparsi della bonifica dei suoli, nonchè della commercializzazione altresì la rivalutazione e trasformazione dei suoli. I suoli pertanto vennero trasferito all’ente privato, ma il governo Berlusconi bloccò i fondi fino al 2003; si cercò di sbloccare i fondi ospitando L’America’s Cup, in modo tale che il territorio venisse rivalutato e riconsiderato con l’attuazione di un porto turistico, tuttavia il governo Berlusconi, chiedeva che il progetto avesse dovuto rispettare le indicazioni di un luogo preciso in cui avviare lo smaltimento dei suoli, de metalli e dell’amianto. I progetti proposti furono numerosi, si cercò in tutti i modi di rilanciare Bagnoli: nel 2004 durante la crisi di rifiuti si arrivò a pensare che l’area dell’Ilva potesse essere utilizzata per lo stoccaggio dei rifiuti.
Qual è la realtà di oggi?
Il 18 febbraio 2014 sono stati inviati a giudizio ex amministratori e dirigenti di BagnoliFutura con l’accusa di disastro ambientale e truffa ai danni dello Stato. I 19 imputati, sono finiti sotto in chiesta, in quanto secondo la procura di Napoli, la cosiddetta bonifica di Bagnoli non è mai avvenuta, ma pare fosse solo un progetto scritto. In giudizio vanno anche gli ex vicesindaci ed ex presidenti della società Rocco Papa e Sabatino Santangelo e tanti altri.