La storia di confine. Pensieri sparsi intorno al contrabbando.

Creato il 18 giugno 2013 da Fabiocasa


Ci stiamo dimenticando.Ci siamo già dimenticati, mi correggo.Non abbiamo dato la giusta importanza.Senza epica, senza eroismi ma una sana riflessione su quello che i contrabbandieri hanno rappresentato nella conoscenza delle vie di montagne sarebbe opportuna.All’inizio del secolo scorso i contrabbandieri hanno aperto vie che sino a qualche anno prima erano impensabili.Solo le aquile sopra di loro.Hanno contribuito alla scoperta, al ricongiungersi di popoli e culture.Hanno trasportato merci e persone.Il momento del trasporto delle persone ha un lato scuro, buio.E’ vero hanno salvato vite ma a fine di lucro.Coloro che hanno salvato li vedono eroi, i grandi narratori mercenari.Quale la visione corretta? Forse la vita salvata di persone destinate a ben diversa ventura.Molti i caduti.Molti finiti nelle patrie galere.Il tutto per denaro? Non credo. Almeno non solo.Alcune testimonianze parlano di quelle notti a 2500m immersi nella neve con la luce della luna a fare da lanterna.Altre di fughe ardimentose dalla milizia di confine o dalla finanza. Altre delle serate nelle quali veniva speso anche il ricavato del prossimo viaggio…

L’industria sul finire degli anni 50 del secolo scorso ha dato un colpo mortale a questa vita di sofferenze.L’agio del posto di lavoro vicino a casa pareva un miraggio.L’officina meccanica.La fabbrica.Meno soldi ma anche meno fatica.Inoltre non si rischiava la vita. Forse.Non si moriva in montagna, ma si moriva dentro e questo lo posso testimoniare personalmente.Ho ascoltato alcuni “vecchi” in questi anni ribadirmi quanto hanno maledetto l’industria.Il tabacco, il sale, il caffè, le persone e le bricolle.5 parole per sempre stampate sulle alte vie delle nostre montagne.
Fabio Casalini

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