Pensare alla Storia come una disciplina totalmente asettica e al di sopra delle parti è, infatti, dabbenaggine pura: per questo decisamente risibile.
Pur nell'analizzare fatti di secoli fa, per esempio, uno storico non può infatti non rimanere in qualche modo influenzato dalla tradizione interpretativa, anche quando, in buona fede, cerca di rimanere il più obiettivo possibile. Figuriamoci se poi, come ha fatto recentemente il vicedirettore del CNR, De Mattei, in occasione dell'esposizione sulle sue balzane teorie che indussero il crollo dell'Impero Romano, uno ricercatore di poca serietà pretende di comprendere e spiegare un periodo storico citando fonti ad hoc, in modo che il tutto concordi con la propria visione, nel caso di De Mattei, teistica della StoriaAl pari, lo studio dell'età contemporanea, se da un lato gode della mancanza di tradizione che permetterebbe allo storico di operare senza il peso della stessa, dall'altro rischia di venir comunque influenzato o, se vogliamo, deformato, dalle opinioni stesse del ricercatore sulla materia trattata; si pensi solo al problema del vaglio delle fonti.Ci sono tuttavia dei limiti dettati dalla scientificità del metodo storico e dalla buona fede del ricercatore, nonché quelli che si delineano a causa dell'attenzione della comunità scientifica che recensisce e critica il lavoro dei singoli e ne determina il successo.
In sostanza, il prodotto di studi storici, può non essere univoco, specialmente per la Storia Contemporanea, ma possono essere considerati onesti purché vengano analizzati ed esposti i dati storici il più possibile nella loro completezza. E' ovvio che le fonti andrebbero vagliate, meditate e valutate per la loro importanza, al fine di poter leggere, contestualizzandole, al di là delle stesse, intuendone gli intenti, specie laddove la storia non si è ancora conclusa. E qui interviene appunto la critica.Tutto ciò però non sembra interessare la signora Carlucci, ma non c'è da stupirsene.
Non che la Carlucci abbia mai brillato in qualche cosa, semmai le si può concedere la scaltrezza e l'opportunismo con la quale si attaccò al carrozzone berlusconiano quando il tutto ha avuto inizio.
Ma essere una ballerina sulle spalle di un nano, se giova al circo, non giova sicuramente alla visione delle cose.
La Carlucci attaccò Maiani perché, secondo lei e pochi altri cervelli eletti, l'ex direttore del CERN (unico italiano oltre a Rubbia ad avere il prestigioso incarico), non era neppure in grado di capire la teoria che aveva elaborato insieme al premio Nobel per la Fisica, professor Glashow. Purtroppo per la Carlucci il Nobel smentì totalmente le parole della Carlucci e ne svelò in modo piuttosto infastidito la malizia d'intenti indicando per altro Maiani come uno" scienziato stellare" e degno "erede di Enrico Fermi".Inutile dire che le accuse della Carlucci rasentavano il ridicolo, non fosse anche per la totale ignoranza delle dinamiche del mondo accademico.
In altre parole, quello che sfuggiva al raffinato cervello della Carlucci è che la scienza procede anche attraverso gli errori e che comunque le teorie sono e rimangono tali, fino a che non vengono provate o smentite. Per avere idea della portata della polemica e del livello della signora Carlucci, consiglio comunque di leggere la risposta piccata che diede quando fu invitata a desistere (qui), non fosse altro perché l'articolo sul suo blog rappresenta un interessante esperimento in grado di svelarci come la lingua italiana possa essere comprensibile anche laddove la punteggiatura sia casuale e la sintassi un miraggio.
Riporto, per chi non ha tempo, la frase iniziale:
Ricordiamo con Socrate, che mai la maggioranza decide ciò che e’ giusto ma solo ciò che le conviene per questo accettiamo la democrazia.e quella finale:
Ma se la maggioranza non può provare quel che dice perche’ non e’ giusto, chi ha le prove deve dirlo a voce alta e proclamare ciò che e’ giusto anche se e’ solo.
Questo per rispetto alla propria intelligenza poichè nessuno ha il brevetto del cervello, specie quando insulta come voi.
Tutti mi hanno svergognato tranne il quotidiano Libero dicendo che sono una ballerina che sparla di scienza. Ma ho detto il vero.Ora, con tutta onestà, i libri di Storia li fareste decidere ai docenti o a politici di tal fatta (o rifatta, se preferite)?
Di fronte abbiamo Maiani, un gran figlio di una ballerina che fa la scienza.
Ma dice il falso.
I nostri soldi della scienza sono pochi, che almeno vengono spesi bene da persone perbene.