La storiella dell’azienda indebitata

Creato il 26 settembre 2011 da Tnepd


Immaginiamo una piccola città, una ridente cittadina affacciata al mare.
In questa piccola città vi è una grande azienda, ed in questa grande azienda trova lavoro gran parte degli abitanti della città stessa.
L'azienda ha diversi settori: c'è quello produttivo, il commerciale, il gestionale e così via.
Gli operai che lavorano in produzione un tempo erano la maggioranza, ma oramai ne sono rimasti pochi: sgobbano parecchio, ed il loro stipendio si può dire meritato; nel settore commerciale e soprattutto nel gestionale, invece, i dipendenti assunti sono senza dubbio in numero enormemente superiore rispetto alle esigenze dell'azienda.
Ci sono tra di loro alcuni che lavorano molto, e che portano avanti la baracca, come si suol dire, ma sono in molti anche coloro che nei loro uffici fanno solo presenza.

I proprietari di questa azienda sono persone poco oneste, per usare un eufemismo.
Tengono per loro la gran parte dei guadagni dell'impresa, si arrichiscono senza scrupoli mentre  dinanzi ai loro stipendiati fingono di avere a cuore le sorti dell'azienda stessa.
L'impresa nel suo insieme fattura ogni anno circa dieci milioni di euro, ma la sua gestione ne richiede dodici; i proprietari, lungi dal preoccuparsi troppo, non fanno altro che richiedere in prestito due milioni di euro all'anno, ed in tal modo riescono sempre a pagare tutti gli operai, ad assumerne di nuovi e soprattutto a tenersi per loro una gran fetta.

La situazione va avanti così per molto tempo, e in apparenza tutti sono felici: i proprietari prosperano, gli operai hanno un lavoro ed una paga certa, e tutto pare procedere alla meglio.
Passano però gli anni, ed il debito che i proprietari hanno contratto continua ad aumentare, finchè diviene più grande del fatturato stesso dell'azienda.
Qualcuno inizia a preoccuparsi, e c'è chi fa notare che non si potrà andare avanti così all'infinito.

Immaginiamo tutto questo, e quindi usciamo dalla metafora.
Chiamiamo la nostra piccola città Grecia, o Spagna, oppure – ebbene sì – Italia.
La nosta azienda è il settore pubblico nel suo intero, comprese le aziende energetiche statali, la sanità, l'istruzione, le forze di polizia, mentre non occorre specificare chi siano i corrotti gestori dell'impresa.
E' un quadro molto semplificato, ma non per questo poco accurato.
Il resto viene da sé, e non è difficile comprendere il modo in cui siamo arrivati alla situazione odierna.

Se poi vogliamo rendere l'esempio ancora più verosimile, torniamo nella nostra cittadina immaginaria, e supponiamo che in essa vi sia anche un grande centro commerciale.
Quasi tutti gli abitanti vi fanno la spesa, i gestori dell'ipermercato sono molto soddisfatti dei loro guadagni ed hanno tutto l'interesse affinché gli abitanti della cittadina abbiano un buon lavoro, e di conseguenza soldi da spendere nella loro attività.
Per questo, per assicurarsi che i soldi nell'azienda della città non manchino, i proprietari del centro commerciale contattano alcuni loro amici molto influenti, persone poco raccomandabili che bazzicano l'ambiente della malavita.
Degli usurai, principalmente.
Li contattano e li convincono a prestare ai corrotti dirigenti dell'azienda della città cifre sempre maggiori, affinchè gli operai possano avere soldi da spendere nel loro centro commerciale.
Finchè, come si raccontava prima, il debito diviene ingestibile, e la situazione insostenibile.

Ora, chiamiamo i proprietari del supermercato Germania (per dirne una), chiamiamo gli amici usurai Banca Centrale Europea (per dirne un'altra), e di nuovo abbiamo un quadro molto verosimile della situazione europea attuale.
Per quanto riguarda la fine della storia, invece, occorre solo avere un po' di pazienza, e guardare fuori dalla propria finestra.


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