Sinossi In un mondo devastato, dove la cenere ha preso il posto della terra e dove il sole è ormai ridotto ad un barlume nascosto da spesse nubi, un padre e suo figlio sono in cammino. Raggiungere la costa, questo il loro scopo, lungo una strada che sembra non avere mai fine. Un mondo orribile, pericoloso, che metterà questa piccola famiglia di fronte all'inevitabilità e all'impotenza.
Impressioni Parlare de La Strada mette soggezione. Sarà per il Pulitzer vinto da McCarthy, sarà per la complessità del tema… non saprei dirlo, ma è indubbio che questo libro è uno dei migliori che mi sia mai capitato di leggere. Non conoscevo McCarthy, lo ammetto, e quando ho iniziato a leggere La Strada ne sono rimasto folgorato. Uno stile tagliente, diretto, cinico e indifferente al dolore che le parole possono provocare, conquista dalla prima pagina, trascinando il lettore assieme ai due protagonisti, lungo quella strada che sembra viva, che appare come la vera protagonista di tutto il romanzo.
Il senso opprimente di desolazione, la paura, l'indifferenza, sono tutte emozioni che traspaiono e colpiscono in tutta la loro crudeltà. Solo con un altro libro ho provato lo stesso senso di smarrimento, Io sono leggenda di Richard Matheson, che, per quanto i due romanzi siano diametralmente differenti, condividono lo stesso imprinting, la stessa natura contorta e reale. Mi capita spesso di provare rabbia, rancore o altri sentimenti simili, quando leggo, ma stavolta è stato completamente diverso.
Cormac McCarthy
È stato più vero… Ho odiato le brevi pause dall'angoscia che McCrathy ha messo in qua e in là, per poi vederle strappate via, senza mezze misure, senza avvertimenti, come se il nucleo di base fosse sempre e solo il dolore, la rassegnazione che non vuole e non deve essere accettata. La disperata ricerca di cibo e acqua, il preoccuparsi di accendere il fuoco, trovare coperte o scarpe con cui ripararsi, tutte situazioni che viste da qui, dalla normalità, ci paiono quasi automatiche, ma che lì, sulla strada, prendono la valenza di quasi miracoli, segni mandati da un destino che non è chiaro cosa abbia in serbo, che sembra, anziché salvare, voler prolungare la vita dei due protagonisti per poterli mettere di nuovo alla prova e vederli soffrire mentre cercano di superarla.Un libro che non va preso con leggerezza, fidatevi, altrimenti se ne esce storditi, con un pezzo in meno e tante domande in più. Ma le riflessioni che ci lascia… oh, quelle sì che valgono tanto il tempo speso per leggere, quanto l'impegno che richiede per essere metabolizzato. Chi non si è mai fermato a riflettere su cosa accadrebbe a noi se sparati in un contesto simile? Io lo faccio, ogni giorno sempre più. Perché è la società che ci spinge a immaginare un futuro di distruzione e di morte. E a quel punto cosa pensate sarebbe meglio? Morire, lasciando siano gli altri a soffrire ancora, o sopravvivere per poter andare avanti? Un giorno dopo l'altro, senza alcuna prospettiva, senza un barlume di speranza a cui aggrapparsi… Ma i due protagonisti qualcosa a cui guardare ce l'hanno, il mare. Ne hanno impresso il ricordo (seppur il bambino non sia mai riuscito a vederlo) e camminano spinti da quel flebile e inconsistente spiraglio di vita che promette. Ma quando arriveranno alla costa cosa sarà cambiato? È davvero racchiusa lì la salvezza o nel cammino che hanno compiuto fino a lì?
Per concludere vi consiglio la lettura di questo libro, senza mezzi termini. Dubito che possa esserci qualcuno che non apprezzerà… Ma ricordatevi che non sarà un viaggio piacevole, ne tantomeno una lettura simpatica e divertente. Soffrirete, vi indignerete, e proverete il freddo umido della desolazione. E lo amerete...
N.d.A: le immagini che trovate nel post sono tratte dal film The Road, ispirato dal romanzo omonimo e interpretato da Viggo Mortensen