La finta scaramuccia tra i due è il secondo atto di quanto andato in scena la scorsa settimana. Letta che mostra i muscoli (facile, con le spalle coperte!) e chiede la verifica; Alfano che asseconda Berlusconi, per poi girargli le spalle nel momento della verità. L’operazione ha consentito a Letta di dimostrare che quel mantra (“non governo a tutti i costi”) ripetuto centinaia di volte dal giorno stesso del suo insediamento a Palazzo Chigi non era formato da parole vuote; Alfano, dal canto suo, ha dato a vedere di essere in grado di smarcarsi dalla subalternità a Berlusconi. Ma, come insegna la buona tradizione cerchiobottista democristiana, dopo lo scossone c’era la necessità di un ritorno all’ordine. Ed ecco l’affondo di Letta che, da una parte, invita le colombe del Pdl a stare con l’orecchio al suolo; dall’altra, offre ad Alfano l’occasione di dimostrare che lui è più leale dei lealisti.
Per capire quanto questa grande manovra (che poi è un segreto di Pulcinella) possa avere successo, bisognerebbe sapere quante e quali sponde possa trovare sulla scena politica. A sentire i cattolici di destra e di sinistra, la deriva neocentrista non s’ha da fare, ma, si sa, i politici spesso affermano il contrario delle loro intenzioni. Inoltre, rimane da capire se Berlusconi benedirà la nuova casa comune dei moderati o reputerà più opportuno costruirsi un partito di fedelissimi. L’ex premier e quasi ex senatore e cavaliere, nonostante l’agonia, è ancora in grado di azzoppare sul nascere il ritorno della balena bianca.