(uno stralcio del prossimo articolo su Develop.med dell'Istituto Paralleli)
La primavera e l'estate arabe hanno spedito in Turchia milioni di nuovi turisti. I dati sono eloquenti, il nesso è evidente; dati convergenti, quelli diffusi dall'Istituto turco di statistica (TurkStat) e dall'Organizzazione mondiale del turismo dell'Onu: una crescita nei primi sette mesi del 2011 del 10,64% con oltre 17 milioni e mezzo di presenze (fonte turca) - in testa britannici, tedeschi, ucraini, russi - che corrisponde a una parallela flessione - rispettivamente meno 13% e meno 11% (fonte Onu, relativa al periodo gennaio-giugno) - dell'Africa settentrionale e dell'intero Medio oriente. Questo incremento non è però episodico ma ha natura strutturale, asseconda una tendenza tutta in ascesa ed è il frutto di una ben congegnata strategia lanciata nel 2007 e orientata al 2023
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La strategia di sviluppo turistico della Turchia, però, non è esclusivamente focalizzata sulle grandi città, o sul turismo balneare di massa delle coste egea e mediterranea; e anzi, la volontà esplicitata nei documenti ufficiali è quella di arricchire l'offerta con intelligenza, puntando sui nuovi mercati e sui segmenti dal più alto potere di spesa, rifacendosi alla tradizione o innovando completamente: turismo nautico, turismo termale e del benessere, turismo del golf, turismo degli sport invernali, turismo ambientale, turismo congressuale. L'obiettivo dichiarato è quello di raggiungere entro il 2023 almeno il quinto posto - momentaneamente occupato dall'Italia - tra le mete più frequentate: con analoga posizione da conquistare nella classifica per ricavi dell'industria turistica; in più, questi due traguardi gemelli dovranno avere ricadute benefiche sia sul livello totale dell'occupazione (e sono previsti interventi mirati nella preparazione e professionalizzazione degli addetti, a tutti i livelli), sia sul riscatto delle aree più deboli del paese: anche grazie all'individuazione di nove aree tematiche e di cinque corridoi di sviluppo turistico in cui concentrare gli investimenti - nella riabilitazione del tessuto naturalistico e storico, oltre che nelle infrastrutture - e le attività di promozione. Le parole chiave: programmazione, cooperazione costante tra pubblico e privato, un ruolo attivo per gli enti locali, managerialità.
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