Postato in: Restauro
La tarsia rinascimentale restò per lungo tempo appannaggio quasi esclusivo degli artigiani italiani, prima di diffondersi anche in Europa. Molto apprezzata dai nobili, che la commissionavano per decorare porte, mobili e studi, questa tecnica di intarsio veniva utilizzata per realizzare vedute di paesaggi o nature morte costruite nel rispetto di quelle stesse leggi della prospettiva su cui si basava la pittura dell'epoca.
Si parla infatti di tarsia rinascimentale prospettica, e se ti capita di osservare lavori del genere ti accorgerai che l'effetto d'insieme è proprio quello di un dipinto, con l'uso della tecnica trompe-l'oeil, che lascia all'osservatore l'illusione ottica di paesaggi e oggetti tridimensionali, mentre in realtà le figure sono riprodotte su una superficie a due dimensioni.
Ma come veniva realizzata la tarsia rinascimentale prospettica? La prima fase consisteva nel creare un cartone con il disegno da riprodurre. Spesso se ne occupavano pittori professionisti in quanto allora non c'era differenza tra arti maggiori e arti minori. Successivamente si passava alla parte artigianale e i pezzetti di legno venivano accostati gli uni agli altri.
Per ottenere colorazioni diverse si utilizzavano svariate essenze lignee e tagli diversi di uno stesso pezzo, in modo che ogni tessera riflettesse la luce in maniera differente. Inoltre, insieme al legno si usavano anche materiali come l'avorio, la madreperla o l'osso, e per variare ulteriormente le tinte si poteva bollire i pezzetti di legno con coloranti naturali oppure renderli più scuri grazie al trattamento con ferri o sabbia roventi.
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Le immagini sono tratte dallo Studiolo di Federico da Montefeltro
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Buon restauro!