Oggi è ospite della rubrica Francesca Prandina che presenta il suo romanzo ambientato durante la guerra di secessione americana, “Come vento ribelle”.
Quanto tempo hai impiegato a scrivere quest’opera?Questo è un tasto dolente… se considero l’inizio della scrittura devo rispondere più di vent’anni… però ho fatto anche una lunga pausa in questo periodo! Direi che l’ultima fase del lavoro, in cui ho riscritto la storia più volte supportata da nuove fonti storiche, è durata 4 anni.Come mai hai scelto di pubblicare con un editore? Quanto è stata difficile la scelta della casa editrice? Pubblicheresti mai un’opera in self?Ho deciso di cercare un editore che volesse investire sul mio romanzo per avere una conferma personale, dopo tanto tempo passato a scriverlo avevo bisogno di sapere che per qualcun altro valeva la pena spenderci tempo e denaro… Adesso che conosco un po’ di più l’ambiente editoriale credo che potrei anche provare la strada del self, ma non l’avrei mai fatto con questo romanzo: era troppo importante per me! E non avrei pubblicato nemmeno a pagamento.Cosa ti ha spinto a cimentarti nell’impresa di scrivere un romanzo storico? Come mai hai scelto proprio quest’epoca e quali sono gli altri contesti storici che ami e di cui vorresti scrivere?Amo i romanzi storici perché sanno farmi staccare dalla realtà pur trovandoli attualissimi per quanto concerne sentimenti e relazioni umane, quindi come potevo non scriverne uno? Ho scelto quest’epoca perché mi intriga molto, è un momento di passaggio molto forte, dopo la Guerra di Secessione nulla sarà più come prima. È come un’anticipazione della Grande Guerra, sconvolgente e totale, una guerra fratricida che ha cambiato il volto degli Stati Uniti e la storia della mia protagonista è in piccolo il suo specchio: la storia di una ragazza in guerra con tutti e in particolare con la sua famiglia per l’avvento di una nuova era della sua vita di donna.Altri contesti storici che amo sono quelli più antichi, come la civiltà Egizia e la cultura greco-romana, mi piacerebbe scrivere qualcosa legato all’antico Egitto, anche se penso sia un’impresa titanica vista la scarsità di fonti!Quali sono gli aspetti del tuo romanzo che ami di più e che vorresti far arrivare al cuore dei tuoi lettori?Il rapporto di Sabrina con suo padre mi è molto caro, il suo bisogno di affetto, gli scontri, la paura di deluderlo, la rabbia verso le restrizioni imposte… credo che Sabrina incarni la perfetta adolescente aggressiva ma piena di dubbi, arrogante ma fragile e il fatto che lo scoglio più grande per ottenere la sua desiderata libertà sia rappresentato proprio dal padre, figura che lei teme ma ama, rende la sua lotta piena di ambiguità.Parlaci un po’ di te e delle altre tue opere.Io sono insegnante di danza, ballerina e coreografa, mamma di due splendidi bimbi che mi fanno impazzire tutto il giorno e moglie di un uomo fantastico che mi sostiene e con cui condivido moltissime passioni (lui è musicista e insieme realizziamo anche performance). Come vento ribelle è la mia unica opera dal punto di vista letterario, dal punto di vista della danza invece ho realizzato molte coreografie di cui vado fiera, mi piace sperimentare con il corpo e la musica, affrontare temi particolari e interpretare personaggi sempre diversi. Per esempio l’anno scorso ho creato una coreografia fluida sulle relazioni umane, l’amore, l’amicizia, l’incontro, mentre adesso sto lavorando sul tema di donne intrappolate in un mondo meccanico che si trasformano in esseri bellissimi ma crudeli, che si cibano dei più deboli…. Insomma ogni tanto mi faccio paura da sola! Ho un’anima dark, anche se ho purissima del buio!!!Lasciaci assaggiare il tuo romanzo. Regalaci tre citazioni (quattro/cinque righe) tratte dalla tua opera.Sul corsetto“si rifiutava di capire l’utilità di quello scomodo capo di biancheria: le impediva di respirare normalmente e la rendeva rigida nei movimenti, costringendola a starsene seduta tranquilla con un noioso lavoro di ricamo o camminare composta piuttosto che correre veloce da un lato all’altro del forte. Quelle stecche di balena segnavano i confini della piccola prigione che limitava ogni donna e lei non capiva l’ostinato desiderio delle sue simili di strozzarsi lì dentro per avere un vitino da vespa…”travestita da uomo e arruolataStropicciandosi gli occhi si guardò intorno e rimase a fissare la scena in un misto di orrore e imbarazzo. Era circondata da uomini in mutandoni di flanella che si vestivano, stiracchiavano e grattavano pigramente le natiche. Non aveva messo veramente a fuoco la sua situazione fino a quel preciso momento… La sera prima si era infilata nello stanzone al buio e adesso la verità si spiegava cruda davanti ai suoi occhi. Era solo un’imbrogliona che era riuscita a penetrare in un luogo dove nessuna signora per bene avrebbe mai osato mettere neppure la punta di uno scarpino.Con sua madreMarie si fermò a guardarla, grondante d’acqua e schiuma, sua figlia era un pozzo scuro di emozioni represse dietro a una corazza di silenzi. Scosse la testa sconfitta, le porse un telo pulito e la lasciò sola dicendole di asciugarsi.