«Chi ha ucciso il cavaliere?» Un quadro fiammingo del Quattrocento cela un'iscrizione che la giovane restauratrice Julia riporta alla luce e sulla quale è sfidata a indagare da un misterioso avversario. In una Madrid insolita e sfuggente si ritroverà coinvolta in una partita mortale che prosegue da cinque secoli. Dalla raffinata penna di Pérez-Reverte un thriller colto che ha fatto scuola.
La Recensione
Una restauratrice di quadri scopre la scritta “quis necavit equitem” - traduzione: “chi ha ucciso il cavaliere”- nascosta dal pittore Pieter Van Huys in “La partita a scacchi”, dipinto del 1471. Nel quadro si vedono tre personaggi, due dei quali giocano a scacchi. Di questi uno è Ferdinando Altenhoffen, duca di Ostemburgo, che gioca con i pezzi neri; l’altro, con quelli bianchi, è Roger de Arras, prode soldato, amico del duca, che verrà ucciso in un agguato nel 1469. La terza persona è Beatrice di Borgogna, moglie di Ferdinando. Fra i pezzi degli scacchi "mangiati" c’è un cavallo bianco in cui, per tutti gli interessati, il pittore ha voluto rappresentare simbolicamente il cavaliere Roger de Arras che, al tempo in cui è stato fatto il quadro, era già morto da due anni. La notizia del peculiare enigma nascosto nel quadro potrebbe far crescere l’interesse del pubblico ed aumentare conseguentemente anche il prezzo del dipinto. Viene incaricato uno storico di fama perché chiarisca gli avvenimenti di quel tempo e un esperto scacchista affinché, giocando la partita di scacchi a ritroso, individui il pezzo che ha “mangiato” il cavallo. Tale pezzo dovrebbe rappresentare simbolicamente l’autore -o il mandante- dell’omicidio di Roger de Arras, rappresentato (come si è detto) dal cavallo. Ma lo storico viene subito ucciso ed ecco che, al giallo di cinquecento anni prima, se ne aggiunge un altro molto più coinvolgente per coloro che hanno a che fare con il dipinto. Gli omicidi non si arrestano qui. Presto anche la gallerista che doveva trattare la vendita del quadro viene trovata morta. Sorge il dubbio che la partita a scacchi, evidenziata nel quadro e ferma al 1471, se giocata a ritroso, fosse stata impostata dal pittore in modo da indicare l’assassino del cavaliere, se proseguita, possa indicare la vittima successiva e di seguito il colpevole. L’importante è capire quale sia il ruolo di ciascuno dei personaggi reali rispetto ai pezzi degli scacchi. Mentre per l’uccisione di Roger de Arras l’esperto scacchista riesce a individuare il mandante, rimane un mistero quale possa essere l’esecutore degli omicidi recenti, dato che non si riesce a comprendere quale possa essere il movente che lo spinga a commettere i crimini, non essendoci un collegamento con quello di cinquecento anni prima. La partita a scacchi su più livelli, che il lettore può seguire mossa dopo mossa, è senza dubbio un’idea originale ed intrigante, ma necessita, per una buona comprensione, della conoscenza almeno superficiale del gioco degli scacchi. Come in Il codice da Vinci, capostipite del filone che si rifà ad eventi pittorici e storici, il difetto del romanzo non sta nell’intreccio, di per sé originale e avvincente, ma nella caratterizzazione dei personaggi, che appaiono troppo stereotipati. Inoltre qualche lungaggine riguardo la vita dei protagonisti avrebbe potuto essere evitata. Per quanto l’autore riesca a creare una buona dose di suspense, si nota peraltro qualche forzatura nella ricerca della giusta creazione dell’atmosfera di mistero. Ad esempio, dopo la morte dell’esperto storico nella vasca da bagno - non si sa inizialmente se per un incidente o un delitto - sembra apodittica l’affermazione della restauratrice di temere di essere la vittima successiva. E’ ben vero che era stata l’amante dello storico ucciso, ma la relazione era terminata un anno prima. L’autore, cioè, vorrebbe che il lettore scorgesse un collegamento fra la vittima e coloro che si occupano del dipinto senza peraltro una base razionale logica che la giustifichi. Si viene pertanto a creare la curiosa sensazione che la protagonista del romanzo pecchi di protagonismo. Nonostante la scrittura di Perez-Reverte sia scorrevole, non è questo un libro da poter leggere d’un fiato. Occorre studiare le mosse dei pezzi degli scacchi di cui l’autore opportunamente ha predisposto i disegni nelle varie fasi della partita, sia in avanti che a ritroso, senza dei quali la lettura sarebbe di difficile comprensione. La valutazione del romanzo tiene conto dell’originalità dell’intreccio ma anche della caratterizzazione piuttosto stereotipata di alcuni personaggi, degli atteggiamenti talvolta contraddittori che l’autore impone ai protagonisti, e del movente un po’ labile degli omicidi.
Giudizio:+3stelle+ (e mezzo)
Articolo di Antonio
Dettagli del libro
- Titolo: La tavola fiamminga
- Titolo originale: La tabla des Flandes
- Autore: Arturo Pérez-Reverte
- Traduttore: Roberta Bovaia e Silvia Sichel
- Editore: il Saggiatore
- Data di Pubblicazione: 2008
- Collana: Tascabili
- ISBN-13: 978856500059
- Pagine: 344
- Formato - Prezzo: Brossura - Euro 9,80